Chi si pone al giorno d'oggi,il problema di capire quali criteri siano stati adottati nella traduzione dei testi antichi? Artisti, poeti, pittori e musici hanno da sempre frequentato i temi biblici ed ancor oggi li 'lavorano' con passione, li compongono e li ricompongono, li analizzano al punto di rivoltarli come un calzino, li conformano al proprio registro espressivo, ma secondo quali significati? Possibile che nessuno si sia posto il problema che i contenuti canonici che vengono, più o meno sommariamente letti, studiati, stravolti e trattati in varie maniere , siano in fondo la diretta conseguenza di una scelta orientata, talvolta dal traduttore, ma di norma dal suo committente? E coloro che hanno tradotto dalle fonti originali , a quale criterio si sono attenuti? Gli scritti sotto i loro occhi, imprecisi, incompleti o consumati dalla fragilità dei supporti , parlavano della realtà oppure di eventi immaginari? Si trattava di cronache o allegorie? Nei dati, nei computi e nelle liste vi era solo fantasia o anche rigore scientifico?
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E se tutto fosse cominciato da qua?
Nella notte più buia dei tempi
Quando i nostri antenati hanno cominciato a guardare il cielo, hanno individuato gruppi di stelle e gli hanno associato un'immagine, spesso di animali (Zodiaco), ma altre volte oggetti di uso comune con valore simbolico, oppure luoghi geografici, montagne e fiumi, come il mitico Eridano.
Vi sono però soggetti non reali, verosimilmente frutto dell' immaginazione. Il drago, ad esempio e poi l' idra o il cavallo alato (Pegaso). Fra le tante ipotesi, quella dei traduttori letterali suona forse come la meno attendibile, tuttavia cattura l'attenzione del pubblico, pone suggestioni forti al posto di ponderati ragionamenti fondati sul buon senso e sulle attuali conoscenze scientifiche. Della roba seria però, non frega niente a nessuno
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