mercoledì 19 gennaio 2022

Il capro rompe le corna al montone, la visione che riguarda il ‘tempo della fine’ (Ottava parte)

 La prima parte qui

L’ottavo capitolo  tratta  la visione (onirica?) del montone e del capro. Il taglio dello scritto denota fin dalle prime battute  una forte enigmaticità. Le descrizioni geografiche iniziali paiono esser scritte apposta per fornire le coordinate di un punto di vista preciso, per far sì che il lettore - rispetto alla posizione del mare e della terra - possa segnare i punti cardinali celesti e comprendere così il senso e la direzione dello spostamento delle due bestie, intese ovviamente come costellazioni in transito nel cielo (Figura 2). Vedremo infatti che molte  parole del testo inducono a considerare il grandioso scenario che prepara e descrive allegoricamente la venuta degli ‘ultimi tempi’ (Dan 8:17-18. ‘Figlio dell’uomo comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine’. Il primo animale, il montone, stava dunque di fronte al fiume o, ‘nei pressi di un fiume’. Delle sue due corna, quella spuntata  dopo era più lunga dell’altra anziché più corta. Cominceremo l’analisi di questi primi, impenetrabili versi, con la ricerca dell’allegoria nascosta. E’ perciò direttamente nel cielo che andremo a cercare eventuali relazioni, nella speranza di gettare le basi per la comprensione dei contenuti numerici che incontreremo più avanti, con le ‘duemila-trecentosere e mattine’, o la famosa ‘profezia’ delle Settanta settimane.

    Rispetto alle duemilatrecento ‘sere e mattine’, e soprattutto rispetto al suo senso allegorico, abbiamo avanzato soluzioni che sottoponiamo al vaglio dei lettori. Non sappiamo dunque cosa aggiungere alla spiegazione del sogno che l’Autore ha riposto nella bocca dell'Arcangelo Gabriele;  per questo passo crediamo che sia stato seguito il criterio della cronologia storica. Agli storici finora ha fatto comodo interpretare quel numero come giorni, piuttosto che anni solari, secondo l’utilità che poteva avere nella loro logica preconfezionata , così invisa a Tolstoj. Ma noi siamo col vecchio russo! Lo amiamo a tal punto che non incorreremo nello stesso vizio, ergo, se non troveremo contenuti allegorici riferibili al ciclo precessionale, ci dichiareremo incapaci di offrirne decifrazione. Non inseguiamo una soluzione a tutti i costi! Questo deve tornare ben chiaro a tutti.                                                                  Ora ripercorriamo insieme i versetti del testo, quando si parla del montone che cozzava verso occidente. Facile ricondurre la visione alla gloriosa figura di Alessandro il macedone e pensiamo sia abbastanza obbligato anche l’accostamento coi suoi generali che si sono spartiti l’impero alla sua morte. Fin qui non v’è nulla da rettificare, anche perché l’imbeccata verso la cronologia ufficiale, la fornisce lo stesso Autore per voce del personaggio angelico chiamato Gabriele. Forse la precisione della sua spiegazione, esplicita e diretta, ha fomentato l’idea che Daniele, o chi per lui,  potesse aver scritto un testo pseudoepigrafo. Noi non entreremo tuttavia, nel merito di questa spinosa faccenda e cercheremo di concentrarci, coi mezzi di cui possiamo disporre, solo sul significato della eventuale allegoria astrale. Anzitutto bisogna dire che l’Autore non intendeva indicare soltanto un tempo storico su scala naturale, ma neanche uno convertibile direttamente in misure precessionali, perché altrimenti per indicare i gradi avrebbe usato il termine ‘giorno’, così come abbiamo appreso dai libri di Giorgio de Santillana. Ma se non sono gradi, quale altra misura temporale potrebbero indicare i  2300 intervalli? A nostro avviso con questa quantità l’Autore voleva  indicare esattamente ciò che scriveva, ovvero, un tempo cosmico scandito da ore solari, proprio perché in un giorno la durata delle sere e delle mattine rappresenta, quasi certamente, la somma di un certo numero di ore. Ma andiamo con ordine dal punto dell’ottavo capitolo dal quale ci siamo interrotti . Il montone/Ariete che sta nelle vicinanze di un fiume (l’unico fiume del cielo, pare essere la Via Lattea) si muove da oriente e  incontra il capro, nel senso che, il suo tragitto comincia con la levata eliaca che per l’appunto segna l’est cardinale. Il suo posto pertanto, in una panoramica d’insieme degli ultimi tempi, verrà successivamente occupato dal capro. L’impatto diventa inevitabile: il posto di capo-schiera del montone/Ariete verrà difatti preso in un futuro precessionale dal capro/Capricorno. Fatto sta che fra le due costellazioni sarà il montone ad averne la peggio: come un marito tradito, si romperà le corna. Poi verrà calpestato, il che – come già visto – può voler dire che ‘passerà oltre’, lo supererà ed annullerà il suo potere (lo sostituirà come capo-schiera occupando la posizione dell’equinozio primaverile) acquisendo a suo volta grande energia e diventando un dominatore.

Fig 2

Nella figura 2 appare abbastanza evidente il capro che procede da occidente (verso est, in senso precessionale.) Altrettanto esplicita ci è sembrata l’immagine (del segno) dell’Ariete, in piedi di fronte al fiume scintillante. Sulla traiettoria zodiacale dopo l’Ariete si possono scorgere le costellazioni dei Pesci e dell’Acquario, quest’ultima sorge a est prima dei Pesci, ma come Età precessionale, benché si presenti anticipatamente sulla traiettoria zodiacale (nasca prima), avrà durata inferiore. Il frame è tratto da un’immagine attuale del cielo diurno, ma rende l’idea

     Il lungo corno, a nostro avviso, simboleggia l’asse terrestre che detta col suo moto giroscopico i grandi cicli (anni precessionali). Le quattro piccole corna indicano i coluri solstiziali ed equinoziali, cioè le quattro costellazioni corrispondenti a questi punti; quella che comanda il ciclo è ovviamente quella dell’equinozio primaverile. Se questo ciclo precessionale era cominciato con l’Era dellAriete/montone, l’avvicendamento col capro può significare che passeranno tre ere precessionali, cioè  6480 anni solari prima che  il Capricorno/capro dalla posizione solstiziale invernale slitti fino all’alba dell’equinozio di primavera, ponendo l’Ariete sul  solstizio d’estate e facendogli perdere così il suo primato. Il capro, che proviene dal solstizio invernale  può ritenersi una minaccia, proprio perché il sole cresce senza sosta dal solstizio invernale all’equinozio primaverile. Quando perciò il Capricorno si posizionerà esattamente sullo stesso punto, al principio della  primavera, scalzando l’Ariete che passa al solstizio estivo, l’equinozio autunnale  sarà occupato dal Cancro e al solstizio invernale si troverà la Bilancia. Queste ultime costellazioni poste ai coluri equinoziali e solstiziali sono le sue quattro corna. Le stelle/costellazioni che calpesta - o che calpesterà, a meno che il mondo non finisca prima - sono invece quelle interposte fra Capricorno e Ariete, quindi l’Acquario e i Pesci. Per quanto riguarda le corna del montone di diversa lunghezza (= cicli zodiacali subordinati all’Ariete) che finiranno per frantumarsi sotto la spinta del capro, tutto lascerebbe supporre si tratti dell’Acquario che spunta per primo da est, e dei Pesci che lo segue nel perpetuo giro sull’eclittica. Nonostante  ogni giorno sorga da est per primo, l’Acquario, quando arriverà il suo turno precessionale, durerà poco (corno piccolo), mentre il  Pesci pur spuntando dopo l’Acquario nel giro zodiacale quotidiano, ma prima di esso in senso precessionale, durerà per tutta l’ampiezza prevista di trenta gradi, ed ecco perché la casa dei Pesci si può riconoscere come il corno più lungo dell’Ariete. L’arrivo del capro infuriato segna così l’entrata nell’ultimo periodo (successivo all’Acquario), anche se all’inizio, gli anni che fanno parte del tempo amputato all’Acquario, indicano che questo primo intervallo non  può essere considerato fin da subito quello del Nuovo Tempo: è scritto difatti che vi sarà una fase in cui il ‘male’ farà ancora sentire il suo influsso (Apocalisse). I giorni ‘amputati’ all’Acquario sono quei gradi precessionali che, in virtù dell’ approssimazione adottata, mancherebbero all’Età dell’Acquario per completare il suo corso naturale di trenta gradi.   

      La scadenza, calcolata attraverso gli intervalli indicati nel Libro di Daniele, intorno ai 19 gradi, riguarda quindi l’adozione di una misura convenzionale; naturalmente il tempo successivo a quei 19 gradi, ha continuato a scorrere benché la convenzione stabilita lo ascrivesse alla fase iniziale della Nuova Era. Non sembra perciò campata per aria l’idea che vuole quel periodo di transizione ancora pervaso dall’influsso del male. Un po’ come dire che il giorno solare dura 24 ore, mentre tutti sanno che quella delle ventiquattro ore è una convenzione usata in sostituzione della vera misura che risulta essere di 23 ore 56 minuti primi e 4 secondi. I minuti che mancano al completamento del tempo convenzionale scorrono in anticipo nel corso del nuovo giorno e ciò significa che in un calcolo riferito a tempi lunghi, o lunghissimi,  questo piccolo scarto si sommerà in maniera tale da determinare una misura rilevante (ricavata attraverso la sommatoria dei piccoli scarti mancanti per raggiungere il valore convenzionale) molto maggiore di quella effettiva. Questa dissertazione sulle convenzioni vorrebbe suggerire che, forse, non si tratta di preconizzare un’ epocale catastrofe a sigillo dell’infero abominio, ma semmai si tratta, o si è trattato, di aver fatto uso di un espediente di arrotondamento reso suggestivo ed enigmatico dal linguaggio favolistico del mito; si tratterebbe dunque di una semplice approssimazione per far quadrare i conti e permettere una facilitazione di calcolo entro una scadenza finita nel margine di scarti temporali secchi, ovvero attraverso l’uso di numeri interi, anziché decimali. Si spiega così perché le approssimazioni decimali vengono sempre riportate attraverso un rapporto numerico (frazione aritmetica). Lo abbiamo rilevato nei capitoli della Genesi che raccontano la sequenza delle età dei patriarchi antidiluviani (il cui rapporto fra la somma e la cifra 120, dà come risultato la precisa durata di un grado precessionale che è di 71,458 anni). Ricordiamo a tal proposito anche il capitolo citato in 1Re VII : 23-26 ; 2Cronache IV : 2-5 , quando viene trascritta la misura della circonferenza del ‘cratere circolare’ della reggia di Salomone: “ Fece poi il mare in metallo fuso di forma circolare, di dieci cubiti da un orlo all’altro [diametro] era alto cinque cubiti mentre una cordicella di 30 cubiti ne misurava la circonferenza”. Il rapporto fra circonferenza e raggio  indica quindi una frazione (circonferenza = 2 π [pi greco] R) il cui risultato/circonferenza è di 31,4 cubiti anziché di 30, come riportato nel testo. Sarebbe stato problematico ed estraneo ad ogni stile letterario, trascrivere la lunghezza della circonferenza del cratere di 31,4 cubiti; ma questi, per il vero, sono problemi ai quali non tutti sono interessati. Fra coloro che invece se ne sono occupati, vi è il noto matematico Piergiorgio Odifreddi. Egli non mostra dubbi nel marchiare (in relazione alla cifra 30) gli antichi redattori ebrei di palese incapacità di calcolo, mentre fra coloro che guardano il mito arcaico e i suoi interpreti con maggior rispetto, serpeggia un giudizio più edificante che vorrebbe gli stessi Autori del Libro delle Cronache e dei Re, eruditi di gran pregio, per i quali la leggera incongruenza sarebbe stata addirittura un ennesimo accorgimento  per mettere in evidenza le caratteristiche non-geometriche del globo terrestre e quindi la minor lunghezza del diametro della terra come rappresentazione di un asse leggermente più corto (Da cui se ne evince che il pianeta già risultava agli eruditi di quei tempi - come infatti è - uno sferoide leggermente schiacciato ai poli). Per noi vale invece la tesi pronunciata dal pregevole archeoastronomo Mario Codebò (Vedi i suoi studi sul sito Archeoastronomia Ligustica) che ci invia queste poche righe in una vecchia corrispondenza privata: Sono d’accordo  - afferma l’archeoastronomo - con chi sostiene che la Bibbia non sia un libro storico bensì agiografico, ma per quella che è la mia esperienza, non inventa nulla, racconta, viceversa, fatti reali abbellendoli di "meraviglioso" , come facevano tutti allora, (essendo quello lo stile letterario del tempo) e usandoli non per fare storia (nel senso che intendiamo noi oggi), bensì per trarne un insegnamento, una morale o delle indicazioni operative. Quindi non posso che incoraggiarla a continuare nelle sue ricerche e proporle di portare i risultati ottenuti al nostro prossimo Seminario ALSSA di archeoastronomia che si terrà a Genova il 4-5/04/2020. Se si provasse che questo numero [da voi individuato] 71,4583333 esprimesse la velocità della precessione (ma attenzione ai decimali!!! Gli antichi li esprimevano in forma di frazioni) potrebbe esserci un certo ridimensionamento dell'affermazione che per trovare tracce di astronomia giudaica bisogna cercare in testi non canonici.    La cifra decimale, pertanto - aggiungiamo noi, in totale sintonia con Mario Codebò -, come abbiamo avuto modo di leggere nei testi biblici, non si armonizza coi canoni della narrazione mitica                                                                                     Vedremo più avanti, attraverso il vaglio dei numeri, se queste nostre argomentazioni possono avere un senso compiuto. La rotazione appena descritta e disegnata  nella figura 2,  indica infatti che l’Ariete compie il salto di 6480 anni da oriente (dalla sua sede equinoziale), mentre sul fronte opposto il Capro avanza da ovest verso est, naturalmente secondo l’orientamento cardinale sud-est. Bellissima e poetica, l’ allegoria tratteggiata dall’Autore rispetto al movimento del capro:

Veniva da ponente, camminava sulla terra ma senza toccare il suolo.

    Da questi passi si ricava una nuova interpretazione in chiave allegorica del verbo ‘calpestare’, ma anche ‘divorare’, il cui significato potrebbe esser quello di  occupare il posto che prima era di un’altra casa zodiacale.  Quando uno scaccia e calpesta un altro significa, insomma , che occupa la sua posizione precessionale. Così dunque  dovrebbe intendersi il capro/Capricorno che calpesta e scaccia il montone/Ariete. I quattro punti equinoziali e solstiziali, ‘le corna in direzione dei quattro venti’, diventano sue. Ed anche quando si parla di corna,  nell’Apocalisse considerati regni, potrebbe significare in senso figurato un’asse, un ciclo rotatorio, quindi, un intervallo di tempo compreso in un’era zodiacale, su scala precessionale.  

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52 commenti:

  1. MI giunge via mail una nuova critica per la citazione da me riportata nella settima parte dell’analisi sulla profezia di Daniele (https://arteeordineanarchico.blogspot.com/2022/01/il-capro-rompe-le-corna-al-montone-la.html), in riferimento alle parole di una studiosa, Giovanna Belli, la quale si esprime così (fonte riportata nel post su apposito link): “ Cristianamente – scrive la Belli – l’immagine scritturale dell’alito di Cristo che uccide l’empio è tratta, per analogia anagogica dal soffio del drago, dal ruggito della pantera.”
    Il nostro gentile lettore mi fa rilevare di aver riportato il falso perché, non risulta che il Cristo abbia mai ‘ucciso’ qualcuno.
    Purtroppo , mi rendo conto del grosso rischio che si trascina dietro il nostro lavoro che si scontra e si scontrerà spesso con interpretazioni e ‘proteste’ di questo genere. Attendo le gentili riflessioni degli altri commentatori, mentre mi prendo il tempo per ponderare una degna replica. Premetto solo che avrei potuto evitare la frase imputata, non lo faccio soprattutto per cogliere l’occasione di puntualizzare ancora una volta, il senso del nostro lavoro. Nel frattempo, se qualcuno ritiene di avere i mezzi per rispondere, si faccia avanti.

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  2. Mi faccio avanti. Certo. Intanto il lettore indignato dovrebbe capire cosa significa ‘immagine scritturale’ . Non si tratta di cronaca, di fedele trascrizione degli accadimenti. Non avrei mai immaginato che qualcuno potesse credere che l’alito di una persona potesse uccidere qualcuno, o perfino un’entità rappresentata. Se ciò è scientificamente dimostrabile mi associo alla protesta del lettore: si tratta di una falsità. Consiglierei una buona marca di dentifricio per scongiurare il rischio.

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  3. Tommy W19:06:00

    Seguo questo sito da poco tempo. Mi sto documentando perché non riesco a capire tutto , infatti non intervengo spesso. Trovo che il metodo sia molto originale. Sul lettore penso anche che si dovrebbe evitare di esporre una persona all’ironia, perché magari nonostante l'ingenuità è in buona fede anche se non ha senso leggere tutto in modo letterale. Anzi. avevo capito che questo lavoro andasse proprio a cercare ciò che c’è ‘sotto il velame de li versi strani’ (Dante). Il lettore dovrebbe capire questo fatto

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  4. Bastian C09:54:00

    Dalla Treccani: anagogico= che vuol scoprire il significato spirituale (non reale). Tanto basta.

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  5. Bastian C10:02:00

    L’immagine scritturale è a sua volta residuo di un’analogia anagogica, e quindi l’analogia va considerata sul terreno della rappresentazione che è mitica, cioè favolistica. L’analogia con un’immagine reale sarebbe allora anch’essa da ricondurre alla realtà. Ma non mi sembra questo il registro espressivo della Belli. E’ evidente che parla di rappresentazioni. Forse usa con troppa disinvoltura il nome del Cristo, forse non è credente e quindi non riconosce nemmeno il Cristo storico, per lei la vicenda evangelica potrebbe essere tutta invenzione.

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    1. Daniele18:17:00

      Ok, Bastian C. ma non vedo che tipo di rettifica debba fare Blade su quella citazione. La lettura del post è aperta a tutti, credenti e non. Non si possono mettere filtri ogni volta.

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  6. Ottimo post con tanti spunti. MI domandavo come può esser venuto in mente ai sacerdoti di scrivere storie che raccontano allegorie del cielo.

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  7. Risposte interessanti. Propongo un’esperienza in risposta a tutti . Salite su un colle o un punto molto alto in cui sia visibile la skyline della vostra città. Fatelo il giorno del solstizio d’inverno. Volgete lo sguardo a est e attraverso l’allineamento di due elementi fissi , segnate il punto esatto in cui sorge il sole. Potete considerare come riferimenti un ferro della ringhiera e una particolare casa del panorama, oppure due caratteristiche del paesaggio che non possono essere rimosse come due tralicci o la guglia di una chiesa. Fate in modo che essi siano allineati col punto esatto della levata iliaca. Sei mesi dopo tornate in quell’osservatorio e valutate dove sorge il sole al solstizio d’estate. Nella mia città ho potuto eseguire questa stima e ho osservato che al solstizio d’inverno il sole sorge all’orizzonte in prossimità di un punto in cui la costa incontra il mare. Il sole sorge quindi quasi sul mare. Al solstizio d’estate, dopo uno scarrellamento in direzione nord-est (quindi a sinistra del precedente punto), il sole sorge sul profilo di un complesso di cime montuose chiamato in lingua locale ‘Sette Fratelli’. E’ un punto dell’orizzonte particolare, la linea segue il contorno frastagliato delle montagne e il sole estivo comincia il suo tragitto, lungo ben 14 ore, nelle vicinanze

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  8. Anonimo17:30:00

    E allora? In cosa consiste il giochetto ?

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  9. Nulla di complicato. Si provi ora a descrivere con la fantasia una piccola storia che tenga conto - in qualità di protagonisti - del sole, (eventuale) delle nuvole o dei riferimenti geografici di cui ho fornito descrizione sommaria. Si possono inserire vari personaggi, o altre caratteristiche del cielo notturno, magari la luna secondo come si posiziona in rapporto alle altre stelle. Insomma, ciascuno combini i vari elementi fra loro per rendere suggestiva (e non realistica) la sua storia.

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  10. Bastian C19:14:00

    Divertente! L’ho già fatto a suo tempo. Ma non racconto la storia, non vorrei sentire le lagne del solito bellimbusto che non capisce come il mio re a colazione si possa mangiare delle stelle come fossero prelibati pasticcini.

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  11. Giorgio BG15:20:00

    Bella e poetica questa idea! Immagino che parli del sole che al suo comparire fa piazza pulita delle stelle crepuscolari. Una bella reclame per il mulino bianco. Se non sfonda come scrittore, ha un futuro assicurato come pubblicitario.

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  12. Anonimo15:43:00

    Divertente ? A me sembra una boiata. Una delle tante che vi divertite a spiattellare in questo sito di fancazzisti. Ma andate a zappare se non avete altro da fare nella vita

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  13. Daniele06:07:00

    la consueta eleganza dell’anonimo. Quasi quasi comincio ad affezionarmi alle sue trollaggini.

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  14. Giorgio BG09:23:00

    Sì, una nota di colore...come una scagacciata su quadro di Monet..

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  15. Anonimo10:10:00

    scusa Gbg, ma quale sarebbe il bel quadro? te lo sei sognato?

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  16. @Tommy W. Ciao Tommy, buona Domenica a te e a tutti. Non farti impressionare dai nostri gentili commentatori. Grazie per le belle parole. Conto sui tuoi interventi per capire se ho espresso bene il mio pensiero. Secondo quanto scrivi e in virtù tua citazione, evinco che hai letto altri post.

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    1. Daniele16:01:00

      ... al contrario di anonimo che non perde occasione di far bella mostra della sua ineguagliabile ottusità

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  17. l'esercizio mi ha aiutato tanto. Ho capito la tecnica. Ma il motivo? Perché poi utilizzare storielle da bambini invece che un ben trattato sul cosmo, alla maniera dei greci. Tanto per capirci. Perché gli ebrei nascondevano il risultato delle loro ricerche, che poi avevano richiesto anni e anni, migliaia di anni, per essere registrate trascritte e passate ai sacerdoti.

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  18. A parte questa domanda, sono veramente affascinato dall'idea che abbiate proposto qualcosa di diverso anche per i numeri dell'Apocalisse. Intendo dire se avete in serbo interpretazioni diverse da quelle che si trovano in rete, perché quelle oramai le conosciamo e poi non mi sembra che siano precise o definitive tant'è vero che ogni tanto salta fuori qualcuno che dice la sua, senza peraltro spiegare perché mai la sua soluzione dovrebbe essere più vera delle altre

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  19. Racis Antonio16:50:00

    Ciao Fabio. Ho condiviso per intero la vostra soluzione per quanto riguarda lo smarrimento della polare. Adesso però la carica infuriata del capro che segue il senso di marcia precessionale, mi sembra un po’ tirata per i capelli. Resta il fatto che non ho letto da nessuna parte diverse idee, o alternative valide. Di certo, la questione che pongono i religiosi coi loro commentini saccenti e pieni di sottili allusioni è ridicola e per me priva di interesse. Tanto per dire che meglio una vostra soluzione tirata per i capelli che una delle solite tiritere di qualche parroco sfigato.

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  20. Anonimo17:17:00

    Ecco un’altro mangiapreti. Ma porti un po’ di rispetto per la chiesa cattolica signor Antonio.

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  21. Daniele19:26:00

    E tu che il rispetto ce l’hai ma non l’istruzione, prova a usare le maiuscole e la sintassi, se sai cos’è.

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  22. Tempo sprecato Daniele. Ma perché gli date tanta importanza? Questo fesso Non mi sembra poi di grande utilità. Propongo al Gestore di escluderlo sistematicamente dal blog ogni volta che disturba.

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  23. Daniel16:07:00

    Quoto. E suggerisco: cacciamolo anche se non disturba.

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    1. Perchè mai? Alla fine è uno dei più assidui avventori di codesta locanda...

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  24. Anonimo08:40:00

    E’ vero, ultimamente leggo più spesso il vostro sito delirante. ne farei a meno ma ammetto di provare una certa curiosità per vedere cosa vi inventate sull’Apocalisse.

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    1. Beh, allora dovrai attendere ancora un po’ perché ho in cantiere una serie di post sul Timeo di Platone. Ho ricevuto una mail che chiedeva raffronti sul piano delle relazioni dell’opera con l’astronomia. Proverò a postare un articolo tutte le prime settimane del mese per una decina, massimo una dozzina di appuntamenti fissi. Conto sulla tua presenza Anonimo e son sicuro che questo tema possa interessare anche coloro che ci hanno bollato come aridi contestatori del pensiero cattolico. Potranno appurare che il nostro discorso si estende aldilà delle frontiere interpretative delle confessioni, ben oltre in Vecchio e il Nuovo Testamento.
      In quanto all’Apocalisse, devo ammettere che il contenuto è molto complesso. Un bel tomo da mandare giù, ma son sicuro che con le nostre soluzioni potremmo lasciare davvero a bocca aperta qualcuno di voi, o almeno lo spero. Questo è quanto.

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  25. Anonimo10:06:00

    Ma siate realisti: davvero credete di poter lasciare a bocca aperta qualcuno? mi prendete per provocatore e sta bene. Ma solo perché dico la pura verità, e cioè che non avete alcun seguito e a che non avete nessun titolo per parlare. Non so davvero a chi possano interessare le vostre stramberie. Ho letto libri interessanti sui giganti e sugli dei, poi arrivate voi e dite che è tutta una bufala. I giganti non esisterebbero...così dite.

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    1. Buongiorno,
      Mi scusi, ammesso che dei giganti siano esistiti, perché non se ne trova traccia negli scavi archeologici ?
      Non parlo solo di corpi, ma di reperti più semplici come vasellame, ed altri semplici manufatti quotidiani che pure loro dovrebbero essere « ciclopici ».

      Invece nulla, le sole « prove » sarebbero le numerose vestigia ciclopiche sparse nel mondo?

      Ovvero questi giganti non mangiavano, non bevevano, non cuocevano, ecc. La loro esistenza si limitava a costruire senza alcuna forma di sostentamento? Questo sera e realistico?

      È permesso avere dei dubbi?
      È permesso porsi delle domande concrete e tentare un approccio più correlato a fatti e numeri che a teorie che non si sono evolute dagli anni di Kolosimo e Von Däniken ?

      Poi, Si è tutti liberi di seguire le proprie idee, ma per favore, lo faccia con educazione perché in casa di altri ci si pulisce le scarpe prima di entrare.

      Grazie
      Yman

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  26. Dici bene : nessun titolo per parlare. Lasciamo che sia la ragione e il confronto matematico a formulare i giudizi, non i riconoscimenti accademici.

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    1. Rudolf B19:49:00

      Faccio gentilmente una domanda. cosa significa ‘confronto matematico'?

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  27. Daniele19:24:00

    consiglio di rileggere i post sull’interpretazione. Per chi sa leggere...In tal caso non occorrono titoli, basta la licenza media.

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  28. Anonimo19:50:00

    Vi siete inventati quella strana storia di due linee immaginarie che si incontrano e siccome, sempre secondo il vostro illuminato parere, una era l’eclittica, cioè se non sbaglio la traiettoria delle costellazioni che sarebbero per voi i giganti. L’altra era l’equatore celeste su cui camminavano gli uomini, dunque l’ipotesi che le due lineee fossero unite starebbe a significare che uomini e dei, o giganti, si incontravano sulla terra. Qualcosa la capisco anche io ! E dunque, chi non la pensa come voi prende un granchio. E tutti gli altri che invece ci parlano di un sacco di belle idee, che ci avvertono della possibilità di visitatori che vengono da mondi lontani, dunque tutti questi che vendono centinaia di migliaia di libri che hanno blog seguitissimi da migliaia e migliaia di followers, sarebbero tutti impostori e noi che compriamo i loro libri saremmo tutti degli sciemi. Non vi sembra di peccare di presunzione? Ma quanti contatti avete sul vostro sito? Cioè quanti pochi eletti vi seguono? Chissà quanti sono oltre il papà , la mamma e la zia del cuore. Ma mi faccia il piacere Blade...

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    1. Un migliaio di contatti a bimestre. Lontano dalla Ferragni. Ma la cosa non mi preoccupa: la gente vuole storie di omini con le orecchie a punta e il naso a trombetta.Lo sapevamo dall'inizio. Caro Anonimo, non mi dici nulla di nuovo. La gente...sì, certo

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  29. Fabio,

    So che sei di altro parere e concedo che in parte sei riuscito a convincermi.
    Tuttavia in quanto paleontologo e palinologo, resto convinto che alla tua teoria manchino questo tipo di informazioni che girano da qualche tempo con sempre più convinzione nel giro degli “ologi”
    ;-)
    https://squidapp.page.link/awAi

    Buona serata
    Yman

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  30. Tommy W18:30:00

    Vi seguo costantemente. leggo più volte i post poi , rapito, mi interrogo. vedo che avete pazienza e allora cercherò di intervenire più spesso...nella speranza di esser compreso. a presto

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  31. Ciao anche a te YM. Bentornato e grazie per l'attenzione che ci dedichi. Ho trovato il tuo intervento alquanto impegnativo, come lo è quello di @Tommy; per questa ragione mi prendo un po' di tempo per la replica. Posso dirti comunque che, è vero posso pensarla in un certo modo, ma il mio pensiero non vorrebbe cristallizzarsi su posizioni inamovibili, come forse, purtroppo, appare.Mi affido puntualmente ai vostri commenti proprio per aver occasione di smussare qualche spigolo di troppo. In effetti, tuttavia, qualcosa sembriamo averla fissata - e mi rivolgo in ciò anche a Tommy - Lo schema di fondo su cui sto costruendo una prospettiva d'insieme è dunque il seguente:
    vi era, forse, negli antichi osservatori del cielo, un quadro preciso dal quale non prescindere e al quale essi si attenevano con scrupolo, perché altrimenti qualcuno fornito di robuste conoscenze l'avrebbe potuto confutare a vantaggio della propria cultura e, scientificamente parlando, a favore della capacità di prevedere determinati fenomeni astrali. In ciò consisteva il Sapere scientifico! Qusto sapere astronomico si poneva come certificazione di un ordinamento sociale e civile che sull'impronta 'divina' veniva , per l'appunto, legittimato. Era insomma la solita questione di affermare il proprio indirizzo culturale: la mia cultura, insomma, è meglio della tua , specie se sono la potenza imperiale dell'epoca. Forse le parole di Cicerone* (De natura deorum- Libro secondo) potranno servire per comprendere meglio questo passaggio.

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  32. Ora, dato un chiaro schema di rappresentazione celeste, lo abbiamo anche visto nel libro di Daniele, si correlavano coerentemente con esso una serie di elementi geografici e storici. Ed ecco perché troviamo spesso delle storie mitiche che riproponevano specularmente delle vicende allegoriche, strettamente vincolate alle dinamiche astrali allora conosciute. Caro YM, cosa diresti se ti dicessi che , ad esempio, nel libro dei Censimenti (NUmeri) la quantità delle persone censite fosse perfettamente sovrapponibile a quello delle ore contenute in 71, 4583333 anni solari?Vedresti in ciò una soluzione casuale? O se ti facessi rilevare che i sicli di un certo tesoro corrispondessero alla quantità esatta dei kilometri percorsi dalla terra in 24 ore? Sono questi dati precisi, e non fantasie, che rivelano la conoscenza di parametri quali velocità di spostamento della terra, eliocentrismo, velocità di movimento della precessione degli equinozi. Tali riscontri devono aver attratto anche l'attenzione di Mario Codebò, per il fatto che sono estremamente precisi e ciò in senso probabilistico-matematico spiega che non possono essere frutto del caso. E così penso di aver risposto anche alla domanda molto pertinente di Rudolf @.
    Detto ciò , riprenderei la questione aperta da YM: come valutare l'ipotesi di un impatto meteorico-cluster (termine da me inventato) 13000 anni fa?
    - In realtà eventi cataclismatici, da me mai esclusi, possono essere avvenuti su scala locale. Quello del link mi è sembrato uno di questi. Ma se il mito avesse davvero origini antichissime, questi eventi distruttivi potrebbero essere rientrati nella percezione di abitanti di determinate zone del pianeta. Mi sembra questo un modo corretto di collocare l'ipotesi del meteorite-cluster di 13000 annni fa (Ancora 10.800 a.C.). L'allegoria dello smarrimento della polare era già di per sè un fatto molto eclatante, come testimoniano i ritrovamenti di Gobekli Tepe, ma ciò non esclude a priori la eventualità di ulteriori eventi avvenuti in certe regioni.
    Ben più significativo, a mio parere, è l' episodio dell'inondazione del Bosforo, di cui ho trovato studi convincenti, il quale rientra di diritto nei fenomeni cataclismatici molto importanti in una certa epoca e in una certa zona (L'attuale Turchia) per le popolazioni che lì vivevano ed infatti per quelle persone esso si sarebbe potuto collegare all'allegoria del diluvio universale, che apparteneva a quelle popolazioni presumibilmente già da prima del cataclisma.. Ecco quindi un altro esempio di contestualizzazione del mito con la realtà storica.

    Ed ora, le parole di Cicerone

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  33. Ammettiamo dunque che gli dèi esistono. Ma forse non avvengono tutte le cose che sono predette. Per il fatto che neppure tutti i malati guariscono, per questo [motivo] la medicinanoncessa di essere un'arte. dagli dèi sono mostrati i segni delle cose future , se alcuni hanno errato in questi segni , non la natura degli déi ma la congettura degli uomini ha sbagliato. Perciò fra tutti gli uomini di tutte le genti assolutamente si è d'accordo: infatti è innata in tutti e, per così dire, è scolpita nell'animo [il fatto] che gli dèi esistono. Quali essi siano è vario il discorso ; nessuno nega che esistono. Il nostro Cleante inero disse che per quattro motivi le nozioni degli dèi sono innate negli animi degli uomini. Pose come primo motivo, , quello su cui poco fa ho parlato, che sarebbe sorta dal presentimento delle cose future...

    Cicerone. De natura deorum.

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  34. 'il presentimento delle cose future' è la capacità di prevedere moti astrali, è la forza della scienza di una civiltà. l'estratto di Cicerone è interessante ma consiglierei di leggere il resto, secondo me ci sono riferimenti a ciò che dite, ancora più forti.

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  35. Sì, hai ragione! Ho dimenticato la parte più importante.

    "che cosa infatti ci può essere di manifesto e tanto chiaro una volta che abbiamo rivolto lo sguardo al cielo e abbiamo contemplato le cose celesti, quanto il fatto che cj deve essere qualche nume dalla mente eccelsa dal quale queste cose son rette?

    ... " Come infatti questo è più evidente di quello? Il che se non avessimo ben noto e fisso nell'animo noon rimarrebbe un'opinione tanto salda nè sarebbe rafforzata col passare del tempo nè sarebbe potuta durare assieme con i secoli e le età degli uomini. Infatti noi vediamo che le altre opinioni false e vuote sono andate in rovina col tempo. Chi infatti pensa che siano esistiti l'Hippocentauro o la Chimera? e quale vecchietta tanto stolida può ritrovarsi la quale tema quei prodigi che una volta si credeva fossero negli inferi?
    Il tempo infatti distrugge le fantasticherie dell'opinione, rafforza i giudizi della natura. Perciò e nel nostro popolo e negli altri il culto degli dèi e l'osservanza dei doveri religiosi diventano maggiori e migliori di giorno in giorno..."

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  36. Rudolf B16:05:00

    Grazie Fabio, o Blade, se posso permettermi.Ho capito cosa vuoi dire con 'riscontro matematico, Però devo dire, rispetto la replica a YM di aver capito solo in parte la spiegazione. Provo a ripetere con parole mie: dunque voi dite che nella Bibbia si trovano misure camuffate. Non so dove ma mi pare che esista un numero che sta a significare la quantità di ore contenute in 71, 7458333 anni. Me lo sono andato a cercare e ho visto che quella è la misura del grado precessionale, così come lo misurano oggi gli astronomi. Dunque implicitamente gli antichi conoscevano l'esatta durata del grado precessionale cioè la velocità dell'asse terrestre quando compie il lento movimento giroscopico (come una trottola). Questo è dunque un riscontro matematico, se ho ben capito! Poi ho letto che parlate dei chilometri percorsi dalla terra in 24 ore, e ho cominciato a pormi alcune domande, fermo restando che i riscontri di cui dite non possono essere casuali. Non può essere un caso. Siamo d'accordo, però come mai riportate la misura in chilometri mentre al tempo si usava il cubito?

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  37. Grazie a te, Rudolf, che ci dai l'opportunità di puntualizzare. Hai ragione! Il numero in questione è tuttavia 2.592.000 riferito ai sicli del tempio. Che siano chilometri è una nostra deduzione, dato che abbiamo verificato che questo numero moltiplicato per 365, i giorni dell'anno, fornisce l'esatta misura dell'orbita terrestre intorno al sole (fonte Wikipedia). Se fossero cubiti, per mantenere salda la nostra tesi dovremmo considerarli nell'arco di 12 ore e non di 24. Ma la conclusione non cambierebbe e ci fornirebbe ugualmente la velocità orbitale della terra. Tutto lascia intendere che i redattori del testo volessero in qualche modo allacciarsi alla quantità temporale di riferimento il 25920 (x 100). Il perché ce lo domandiamo anche noi. Una possibile risposta potrebbe essere la seguente: stabilire un'unità di misura spaziale strettamente vincolata a quel numero così importante e significativo per la cultura ebraica, Se così fosse per davvero, potremmo azzardare l'ipotesi che quel particolare libro della Bibbia potesse essere stato scritto in un'epoca più recente degli altri, la stessa epoca in cui si è adottato il metro al posto del cubito. Si parla comunque di periodi lontani. Forse qualche risposta può veramente esser trovata andando a cercare quando sia stato concepito il sistema metrico. La ricerca è aperta, benché al momento non abbiamo fra le mani nulla di certo. Per adesso l'ipotesi che i redattori biblici avessero trascritto quella cifra in riferimento alla velocjtà della terra (30 m/sec) rimane percorribile. Rimane certo che quel numero, 2.592.000 così astutamente nascosto fra gli addendi di un'operazione facile facile, non sia una quantità buttata là a casaccio.

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    1. Fabio,
      Io non discuto assolutamente i vostri calcoli.
      Anzi, come dicevo, in molti casi ho dovuto ricredermi su alcune mie teorie proprio grazie ai vostri calcoli.

      Tuttavia, questo 25920, per me, non è altro che il ciclo precessionale (1 grado=72 anni X 1 cerchio=360gradi).
      Quindi il fatto che questo numero serva a misurare la velocità della terra è una tautologia e funzionerà quale che sia l’unità di misura che vogliate scegliere: metri cubiti pollici piedi…

      Buona giornata
      Yman

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    2. Sì YM, mi fa davvero piacere sapere che nel nostro piccolo siamo riusciti a far ricredere una persona preparata, qual tu sei in tutta evidenza. Sarei veramente curioso di sapere, magari concisamente, se ne hai voglia e senza fatene un obbligo, in cosa siamo stati capaci di influenzarti. Lo dico perché mi sembri una persona coi 'ferri a posto' ed anche molto attenta. In seconda istanza volevo chiederti se hai capito dove si ritrova il numero 2.592.000 in qualità di sicli del tempio (non di anni solari). Grazie e, a presto.

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    3. Difficile rispondere alla tua normalissima curiosità.
      Benché forse non sia Il vostro scopo, il vostro lavoro mi ha permesso di capire che per gli antichi essere a conoscenza del meccanismo della Precessione degli Equinozi poteva essere considerato un sapere fine a se stesso: un sapere che merita di essere tramandato, senza necessariamente dover avere uno scopo ben preciso.
      Aspetto quindi di leggere il seguito, perché da parte mia c’è sempre la speranza che invece questo sforzo sovrumano per tramandare questo sapere ai posteri abbia comunque uno scopo più ambizioso.
      E aspetto perché non so assolutamente rispondere alla tua domanda su dove si trovi il numero
      😉
      Yman

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  38. Rudolf B16:37:00

    30 Km/sec

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  39. Sì. esattamente. mi hai preceduto stavo correggendo

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  40. Rudolf B16:41:00

    Muoio dalla voglia di sapere in quale libro avete scovato quel numero. E' un numero molto particolare, troppo particolare per crederlo casuale.

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  41. Porta pazienza Rudolf. Ogni cosa a suo tempo. Stiamo lavorando ancora su lquel famoso libro perché ci rimangono molte domande senza risposta. Il che comporterebbe valutare meglio la possibilità che quel testo fosse stato aggiunto successivamente al corpo principale degli scritti più antichi. Per adesso possiamo solo fare ragionamenti in libertà

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  42. Grazie YM. Io in realtà mi sono convinto che i numeri criptati nei testi sacri servissero a dimostrare alte conoscenze astronomiche e attraverso queste, passando per il noto motto 'così in cielo così in terra', si volesse fornire un qualche aggancio e una legittimità a un codice di diritto etico che avrebbe regolamentato un solido apparato giuridico e normativo: il codice civile, insomma.

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