La profezia di Daniele La prima parte qui
La posizione della scienza ufficiale, ovvero, l’ apporto della geologia e dell’antropologia
Oltre le divergenze con le ricerche più
attuali del ramo antropologico, bisogna aggiungere che un cataclisma su ampia
scala, provocato dallo spostamento
repentino dell’asse terrestre non sarebbe potuto rimanere celato alle moderne
indagini geologiche. Secondo gli esperti
di questa disciplina infatti, eventuali precipitazioni e conseguenti diluvi di
portata apocalittica andrebbero correlati a
periodi immediatamente posteriori
alla grande glaciazione di Wurm (che poi prende nomi diversi a seconda
del luogo in cui si è verificata); a quanto registrano le rilevazioni
geologiche, questi periodi di lento intiepidimento del clima, si sono
indiscutibilmente verificati non meno di
quindici-diciassettemila anni prima della Nascita di Cristo.
Secondo l’articolo da noi preso in esame nel link
sopra, piccole variazioni dell’asse terrestre, nell’ordine di un grado ogni
ventimila anni, avrebbero provocato un primo accumulo di ghiacci che, in
seguito a valori in apparenza irrilevanti dell’inclinazione dell’asse terrestre
(24,5°-23,5°), si sarebbero progressivamente ritirati. Fatto curioso è che, in
risposta all’approssimazione del Casella (post precedente), Geologia e
Astronomia vanno a collocare le loro datazioni
(in rapporto all’ultima grande glaciazione di 26000 anni fa), proprio nei periodi più vicini alla versione
mitologica induista e biblica.
Dallo
schemetto (Fig A) che ci siamo presi la briga di realizzare, si evincono limiti
e durata dei vari Yuga dell’ultimo Manvantara
(Renè Guenon . Forme tradizionali e cicli cosmici-Edizioni Mediterranee), e si
possono stimare chiaramente le date di
19000 anni solari precedenti il punto ‘Zero Pesci’ (In pieno Kali Yuga), poste alla fine dell’Età dell’Argento che si
interpone coi suoi 19000 anni fra l’Età dell’Oro e quella del Bronzo e Acciaio
(19000+19000= 38000). Stiamo, ovviamente, parlando della classificazione
guenoniana e non della nomenclatura
ufficiale fornita dagli antropologi per le varie età dell’evoluzione
sociale umana.
Secondo quanto letto finora rispetto le
conclusioni del pur pregevole Andrea Casella, ritengo di poter dire vi siano
nel suo articolo alcuni punti
controversi. Primo fra tutti quello delle date riportate in questo
passaggio: “La condizione aurea venne meno intorno all’anno 4500 a.C. Di questa
tragedia – egli scrive – è rimasto solo un pallido ricordo che narra di un
incendio della terra.” Di quel dramma parla anche la vicenda di Fetonte che ci
giunge da un’epoca lontana, secondo noi ben più lontana da quel ‘4500 a.C’. Non
vi sono infatti riscontri scientifici, o evidenze geologiche di alcun tipo a
conferma di una catastrofe di portata pari a quella ipotizzata dal Casella nel
4500 a.C..
Ho creduto più ragionevole pensare che
queste narrazioni mitiche (Fetonte, Prometeo) abbiano avuto origini assai più
remote, poiché avrebbero potuto far riferimento a fenomeni registrati entro
precisi fasi geologiche, dovute a variazioni climatiche di un certo rilievo
(glaciazione di Wurm) e astronomiche, a loro volta provocate dal lento
movimento di inclinazione assiale terrestre conosciuto come Obliquità
dell’eclittica. Quando certi autori parlano di un tempo in cui equatore celeste
ed piano dell’eclittica corrispondevano perfettamente (grado dell’Obliquità dell’eclittica= 0, non
si era cioè verificata l’inclinazione assiale di 23° e 27’ e la terra ruotava
in perfetto assetto perpendicolare rispetto al sole), pongono come certezza un
dato non realistico, ma metafisico. Una tal perpendicolarità, se mai vi fosse
stata, non si sarebbe certo verificata in epoche recenti (le conseguenze
avrebbero infatti lasciato tracce indelebili ed evidenti all’indagine
geologica) ed è pertanto ovvio che le leggende che parlavano di via ascendente
aperta e di uomini che camminavano con gli dèi, fossero mitizzazioni riferite a
qualcos’altro o , semmai, a un periodo in cui l’asse terrestre avesse
certamente preso un’ inclinazione minore, ma sempre entro i suoi limiti
naturali di 22° e 30’. Che questo fenomeno fosse perciò accaduto appena seimila
anni fa sembra una conclusione del tutto arbitraria coniata dall’articolista di
Axis Mundi. Ciò di cui invece parla l’astronomia moderna, senza lasciare
margini di dubbio alcuno, è che l’asse terrestre, nelle ultime centinaia di
migliaia di anni, ha sempre oscillato
entro margini conosciuti e compresi fra 22,5 e 24,5 gradi in un tempo di circa
40.000 anni solari. Alcuni recenti studi attestano che forse maggiori
inclinazioni possono essersi verificate in precedenza, ma in un tempo di milioni
di anni (addirittura un’ottantina, secondo alcuni studi). Insomma, il livello
della variazione dell’Obliquità dell’eclittica pare esserci stato, sebbene in
misura ridotta; eppure è la stessa
scienza a dichiarare che ciò sarebbe
stato sufficiente a produrre forti mutamenti del clima. In un tempo però
estremamente lento, sia chiaro. A noi tuttavia, basta questo semplice ma
inconfutabile dato per attribuire un senso di scientificità alle parole del mito. Abbiamo cercato così di
verificarne l’ attendibilità trovando, in un approccio alla questione di tipo
multidisciplinare, perfino corrette analogie con le intuizioni di René Guenon e
con la cronologia del cosiddetto ‘ultimo
Manvantarah’. Siamo partiti perciò, da alcune evidenze non suscettibili di interpretazione.
Ciclo dell’Obliquità dell’eclittica: le intuizioni di Renè Guenon
Anzitutto è bene chiarie che il piano dell’eclittica, cioè dell’orbita terrestre attorno al sole, non resta fisso nel tempo a causa di molte perturbazioni e influssi gravitazionali planetari: da qui le variazioni periodiche dell’obliquità nell’ordine di un grado d’inclinazione per ogni 20.000 anni circa. Ciò ne determina una diminuzione progressiva di circa 0”,469 secondi all’anno che la porterà fra circa 9300 anni al suo minimo di 22° 38’. La precisione di queste rilevazioni era pressoché sconosciuta agli ‘astronomi’ di quelle epoche remote, benché il loro intuito si fosse spinto a certificare e registrare nozioni astronomiche estremamente avanzate. Se pure con arrotondamenti e approssimazioni, bisogna rendere merito alla loro superlativa perizia nel trattare, per così dire, gli affari degli déi. Per gli antichi osservatori del cielo, ammesso che avessero effettuato i loro calcoli col necessario zelo, il ciclo completo del fenomeno di variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre, si sarebbe spalmato su ben quattro gradi: due di incremento (fino a raggiungere il valore massimo di 24° 30’), e due di decremento/ritorno, dopo i quali le stelle – in un tempo di circa ottantamila anni solari, avrebbero occupato ancora una volta le originarie sedi celesti (Nel linguaggio favolistico: ‘esse sarebbero tornate a casa’). Fig B
Nella Figura B, abbiamo provato a raffigurare il ciclo temporale di questo movimento assiale evidenziando col colore verde un balzo temporale all’indietro di diciannovemila anni , da a a b1, quel tempo cioè che i testi biblici nelle loro scritture apocalittiche hanno chiamato ‘grande tribolazione’ (in realtà la proiezione polare dell’asse terrestre delinea nel cielo un linea curva piuttosto breve e irregolare). Nello spicchio di grafico in azzurro (da b1 a b2), abbiamo segnato un arco di settemila anni solari, ad indicare il periodo in cui avremmo trovato il pianeta prigioniero della morsa impietosa della glaciazione di Wurm, al suo culmine massimo. Il punto b1 corrisponde infatti alla massima inclinazione assiale, stimata oggi intorno al valore di 24° 30’ (leggi 24 gradi e trenta primi). Anche per gli antichi questo dato doveva risultare abbastanza chiaro, benché l’approssimazione di allora non poteva essere migliore di quella rilevata al giorno d’oggi con strumenti tecnologicamente superiori. Nessuno nega l’utilità e l’efficacia dell’apporto tecnologico, ma fin da allora le idee sulla variazione assiale terrestre, dovevano avercele piuttosto chiare!
L’inclinazione dell’ Axis Mundi cambia l’esposizione al calore
Per effetto dell’inclinazione assiale, la terra riceverebbe diverse quantità di calore solare, oltreché di luce. Secondo una diffusa opinione fra studiosi, roba peraltro abbastanza semplice da capire anche per non-specialisti del ramo, il fenomeno dell’inclinazione assiale, modificando l’equilibrio stagionale, andrebbe nei millenni a modificare la climatologia dell’intero pianeta.
Come può determinarsi un simile fenomeno di raffreddamento e riscaldamento globale per effetto di poche ore di calore al giorno?
E’ in realtà la differenza climatica fra estati e inverni a determinare, e ad aver determinato 80.000 anni fa, un primo stadio di stasi climatica, al quale sono seguite, in concomitanza con un altro fenomeno planetario, fasi di progressivo raffreddamento fino alla grande, ultima glaciazione di Wurm, a circa 26000 anni dall’epoca attuale. Ma andiamo con ordine.
Pressappoco sessantamila ani fa l’inclinazione dell’asse terrestre era ben assestata a 22° 30’ (22 gradi e trenta primi circa. Ma si può trovare anche la definizione 22,5° , che è la stessa cosa), in una posizione in cui i raggi solari determinavano giorni e notti piuttosto simili fra loro rispetto ad oggi. Il che non significa che fossero uguali! Non si trattava però, di un orientamento perfettamente perpendicolare fra asse terrestre ed eclittica, a causa della quale, come vorrebbero molti mitografi, le giornate sarebbero state costantemente uguali alle notti con pari irradiazione di luce e ombra per ogni giorno e quindi con una forte corrispondenza delle fasi stagionali, che a questa inclinazione estrema dell’asse terrestre, non sarebbero esistite. A provocare lo sbalzo climatico capace di determinare nette discrepanze climatiche ai cicli stagionali, occorrono perciò variazioni di pochi gradi o – come vedremo in seguito - di poche frazioni di grado di inclinazione assiale. Non è quindi assolutamente necessario che il pianeta si ribalti di ventitré gradi per provocare effetti rilevanti sul clima. In realtà, e qui la scienza si pronuncia in un coro unanime, dopo circa 20.000 anni dal punto di minima inclinazione dell’ Obliquità dell’eclittica (22° 30’), avremmo trovato l’asse terrestre inclinata di circa un grado (cioè a 23° 30’). In cifra goniometrica, è’ pressappoco questa la posizione attuale dell’ asse terrestre che peraltro, differisce dalla precedente (40.000 anni prima aumentava) per il movimento in chiara diminuzione.
Fig C
Mentre nei 20.000 anni successivi all’inclinazione minima, i gradi presero ad aumentare (allora come oggi il giorno differiva da un minimo a un massimo stagionale di quattro ore) attualmente i gradi di inclinazione stanno diminuendo e l’asse terrestre risulta inclinata, come detto, di 23° e 27’. Torniamo dunque al tempo di circa 40.000 anni fa, che nella Figura B abbiamo indicato col punto C, diametralmente opposto ad a. Man mano che i secoli trascorrevano, il divario fra ore diurne e ore notturne si incrementò fino al punto da noi indicato in b2. In sostanza, da C a b2 lo scarto fra giorno e notte si proiettò sulle fasi stagionali ( estate-inverno ) dimodoché a inverni più rigidi corrisposero estati molto calde, in cui, senza l’apporto di altri fattori, l’esposizione solare sarebbe riuscita a sciogliere tutto il ghiaccio accumulato d’inverno. Ma, evidentemente, vi era nella posizione fra terra e sole, un elemento di disturbo che provocò un deciso aumento del freddo sull’intero globo terrestre. Il punto b2, nella figura B, rappresenta per l’appunto il momento geologico di massima espansione della coltre di ghiaccio, noto come glaciazione di Wurm, periodo durato stabilmente per settemila anni (nel grafico in figura B indicato con l’arco b1- b2). Cosa è avvenuto, dunque, nell’intervallo temporale di circa 20.000 anni in cui l’inclinazione assiale si è portata da 23° 30’ a circa 24 gradi e mezzo (24° 30’)? Anzitutto è avvenuto che lo scarto fra durata del giorno e della notte si è incrementato fino a raggiungere livelli massimi. L’incremento della differenza di durata di giorno e notte, significa sostanzialmente che la notte era divenuta sensibilmente più lunga al solstizio d’inverno e così anche il giorno al solstizio d’estate. Erano nate le stagioni! Nonostante ciò l’accumulo di ghiacci raggiunse la sua espansione polare e continentale massima, pertanto dobbiamo dedurre che nel frattempo fosse avvenuto qualche altro evento a modificare l’iniziale condizione di equilibrio. A questo punto, cioè dopo aver raggiunto l’apice (b1 e b2) della scala relativa all’inclinazione assiale, cominciò il ciclo inverso: lo scarto/differenza fra notte e giorno prese a diminuire, le notti nel nostro emisfero iniziarono ad accorciarsi così come le ore diurne, mentre l’asse terrestre, l’Axis Mundi, cominciava una lenta inclinazione dalla parte opposta, in un lentissimo movimento di ritorno che però bisogna relazionare ai tempi in cui la terra, seguendo la sua orbita, passava a volte più vicino al sole (Perielio), a volte più lontano (afelio). In parole povere, dopo l’inclinazione massima di 24° 30’ incominciò il lento movimento di inversione dell’Obliquità dell’eclittica, per cui le estati divennero più calde e gli inverni meno freddi, al punto di cominciare a consumare lo strato di ghiaccio formatosi precedentemente. I dettagli sono ben spiegati nei rapporti del giovane astronomo serbo Milutin Milankovitch, del quale scriveremo più dettagliatamente nelle prossime pagine.
sto cominciando a capire il vero messaggio contenuto nella profezia. Comincio ad avere qualche idea concreta.
RispondiEliminaidem come sopra. Prima di commentare aspetto il prossimo post che promette bene.
RispondiEliminase infatti le settanta settimane corrispondono a 490 giorni, che abbiamo sempre visto essere gradi della precessione degli equinozi, allora vuol dire che siamo alla fine dell'età dell'oro. Guenon si collega alla profezia di Daniele, ci stanno dando entrambi la stessa scadenza.
RispondiEliminatombola! Ma ci sono altre, numerose conferme che provengono da altri testi della Bibbia: tutte indicano la stessa data. Non credo si possa contraddire con riscontri altrettanto numerosi
RispondiEliminaAl momento sono due le domande a cui non avete dato risposta: la prima è che significato hanno gli uomini che camminavano con gli déi nell'Età dell'Oro? E la seconda: Perché i miti antichi che parlano del fuoco vengono collocati nell'Era dei Gemelli? Entrambe le questioni sono giustamente menzionate in questi articoli, ma non sembrano esser state risolte.
RispondiEliminaPer la questione dei Gemelli occorre sviluppare bene il capitolo 9 del libro di Daniele. La risposta che cerca, gentile Anonimo, verrà fuori dalla cronologia della profezia delle settanta settimane. Se mi concede tempo vorrei però concludere l'aspetto astronomico che abbiamo cominciato a trattare in quest'ultimo post. Anche per l'altra questione le consiglierei di aspettare la pubblicazione di un' illustrazione risolutiva
RispondiEliminaNella frase ' che una tal perpendicolarità, semmai vi fosse stata...' , c'è un 'che' di troppo
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCorretto. Grazie Daniel. Ricapitolando. Le leggende di un fuoco su scala pplanetaria seguite da quelle che narravano di un grande diluvio, si riferivano allora alle condizioni climatiche conseguenti al fenomeno della formazione delle stagioni, che dopo l'età dell'Argento, in concomitanza con altri fattori cosmici (perielio , afelio) generarono estati abbastanza calde da sciogliere lentamente lo strato di ghiaccio accumulatosi in precedenza. Tutto ciò accade dopo che l'OE raggiunse i 24,5° e dopo che cominciò a calare mantenendo il ciclo stagionale che, per la vicinanza al perielio, produsse estati molto più calde. Dopo il picco di 24.5°, quindi 19.000 anni fa, cominciò infatti l'età del Bronzo.
EliminaSto cominciando a pensare che l'età dell'Argento indicasse l'età dei ghiacci. Per associazione
RispondiEliminaImmaginiamo che circa 19.000 anni fa l'umanità, costituita da pochi individui, cominciasse, nell'arco di 2-3000 anni a trasferirsi dalle zone costiere, invase lentamente dal mare che innalzava il proprio livello a causa dello scioglimento dei ghiacciai. In un tempo relativamente breve i profili costieri si ridisegnarono in molte zone del pianeta (vedere adriatico durante la grande glaciazione wurmiana). La percezione collettiva sarebbe stata quella di un allagamento globale, successivo all'aumento del caldo estivo (mito della terra bruciata). Possibili fenomeni di catastrofi localizzate, come quella del Bosforo , avrebbero fornito ai mitici racconti gran parte di materiale su cui costruire epici racconti.
RispondiEliminavisto così, Tutto sembra ricomporsi come un puzzle. Ma che gli antichi familiarizzassero a tal punto con fenomeni tanto lenti e poco percettibili, a me sembra davvero strano
RispondiEliminaAnonimo,
EliminaFra 14000 anni fa e 6000 anni fa circa, il livello marino è passato da -100m al livello attuale.
http://www8.umoncton.ca/umcm-climat/grain/2_1_1_l_augmentation_du_niveau_de_la_mer
Ovvero una risalita di 1m ogni 80anni: 50cm ogni 40anni, 1,25cm/anno.
Considerando che il plateau continentale del mediterraneo in zone come l’Adriatico e la Camargue ha un’inclinazione veramente debole, la risalita del livello marino doveva essere molto più che percettibile, doveva essere drammatica!
Cordialemente
Yman
Mah! Se l'acqua che da bambino mi arrivava alla pancia anche oggi mi arriva all'ombelico, non ne farei un dramma
EliminaAnonimo,
EliminaNon mi sono spiegato bene.
Se avessi abitato in una zona come la Camargue e da bambino avessi conficcato nel terreno un bastone sulla spiaggia, 30 anni dopo quel bastone lo raggiungeresti camminando nell’acqua per circa mezzo chilometro.
Infatti, se il tuo paese e le tue coltivazioni si trovassero su una piana costiera con un angolo di pendenza inferiore a 10gradi, in 30 anni il livello dell’acqua si innalzerebbe di circa 40cm arrivando al tuo ombelico, ma il mare penetrerebbe nelle terre per circa 500m, costringendo i tuoi compaesani a spostarsi verso l’entroterra.
Conta pure che lo spostamento sarebbe ancor maggiore a causa del fatto che le nappe acquifere subirebbero salinizzazione su una superficie ancora più ampia.
Buon week-end
Yman
Ancora un'ottima spiegazione del problema, YM! Se aggiungiamo che in quel periodo di de-glaciazione anche le precipitazioni, ci informano i geologi, fossero considerevolmente aumentate non deve stupire che nell'immaginazione dei locali cominciassero a proliferare favole di apocalittici diluvi mandati dal cielo. E poi ci sono le (molto probabili) catastrofi del Bosforo, e chissà quant'altro...
Eliminabuon week-end anche a te
Aspetto con interesse il post dove analizzate i numeri, nudi e crudi
RispondiEliminaNe vedrai delle belle. Comincia a pensare al capitolo delle quattro bestie (7°). In quel preciso orologio precessionale troverai ancora una data molto significativa
RispondiEliminaOttima sintesi YM. Sto per postare un pezzo con tanto di carta geografica dove metto insieme le conclusioni. Confido nella tua attenzione e sulle tue eventuali precisazioni
RispondiElimina