lunedì 29 maggio 2023

Aforisma

 " E' incredibile come la  gente possa fingere di far qualunque cosa pur di continuare a non far niente ".


tratto da 'Anima sindacalista' .


domenica 21 maggio 2023

Spalla d'artista

 Tratto dal romanzo 'La Madonna del latte'


    Prima del suo arrivo avevamo suddiviso il locale nel seguente modo: a Bob avevamo concesso uno spazio complessivo di venticinque metri quadrati, diviso per due terzi da una tenda semirigida, una specie di porta a soffietto dietro cui si nascondeva una poltrona-letto. Lui non faceva che scrivere, pertanto non sembrava provare disagio per la precarietà della sistemazione. Era soddisfatto anche in assenza di luce, elemento che invece risultava prezioso e irrinunciabile per Brad e, come più tardi avrei scoperto, anche per Luna. Tuttavia la necessità di un giaciglio che altrove non avrebbe potuto permettersi, ci persuase a lasciargli tutto lo spazio che voleva. Quel locale era infatti per lui un ricovero, uno studio e un luogo di incontro. Le tristi vicende coniugali l’avevano lasciato al verde e senza un posto dove poter proseguire, con un briciolo di decoro, la propria esistenza. La sua ex-consorte non sembrava voler comprendere che anche senza di lei egli avrebbe dovuto abbigliarsi, nutrirsi, ripararsi dalle intemperie e dalla invadenza della civiltà e, di tanto in tanto, gli avrebbe giovato anche riposare. Col pretesto del mantenimento dei figliuoli ella vampirizzava le poche risorse di cui poteva disporre.

Gretha non aveva bisogno dei suoi denari ma lui insisteva lo stesso affinché non vi rinunciasse. Temeva il giudizio postumo dei figlioli e temeva che un giorno l’avrebbero potuto vedere sotto altra luce e tacciarlo di ostentato menefreghismo nei loro confronti. Avrebbe percepito i loro rimproveri come una colpa, una fuga dalle responsabilità. Per sé non teneva niente: viveva della carità di coloro che gli erano amici e così ogni mese prendeva il volo parte consistente del fondo cassa che avevamo in comune. Ma dopo tanto pena, era davvero un sollievo vederlo tirare il fiato. Quanto respirava bene il caro Bob senza assilli e quando i suoi polmoni si rigonfiavano della brezza giusta il suo talento si dipanava in una carezza vorticosa e instabile come una corrente ascensionale, come l’alito stesso dell’immaginazione. Lui sosteneva che, nonostante tutto, di volare non aveva mai cessato. Nemmeno quando faceva vita di clausura fra le quattro mura domestiche. Tutti noi però lo conoscevamo bene, sapevamo che il suo volo era come quello della mosca. Per riuscire a sopravvivere in quel clima greve, egli diceva infatti di essersi fatto piccolo e insignificante, proprio come un  insetto. Povero Bob!

   All’epoca non avrebbe ammesso le sue tribolazioni con nessuno, ma noi avvertivamo ugualmente nei suoi silenzi i segni di un disagio esistenziale e sapevamo bene che per l’uomo che si fa mosca qualsiasi donna diventa appiccicosa come carta moschicida. Fortunatamente la trappola in nevrosi e gonnella in cui si era infilato non gli risultò fatale e lui, che mosca non era, trovò la maniera di sottrarsene. La sistemazione ricavata nello studio era modesta sebbene a lui sembrasse più sfarzosa di una reggia. Non si trattava di una topaia, questo no, ma neppure era un maniero questo nostro locale. Anche se avesse trovato qualcosa di peggio sono sicuro che avrebbe fatto in modo di farselo bastare, dignitosamente, senza piagnistei e senza recriminazioni, com’era nel suo stile. Possedeva un animo poco incline alla lamentela: assolutamente amabile, peccato che la sua personalità celasse anche anfratti più spigolosi, visibili solo ai pochi che lo frequentavano assiduamente. Nondimeno, da che mondo e mondo, l’artista ha da esser duro. Egli ti vede per ciò che sei, senza veli o mascherature, senza l’imbruttimento dei patimenti che ti dannano la vita. A stento nella testa d’artista alberga pietà o un incongruo senso di partecipata commiserazione. E chi, nella speranza di una facile conforto, cerca in lui un ricovero per lenire crucci terreni, sbaglia di grosso. E sbaglia male, perché quello, come un bambino, ti dirà sempre come effettivamente stanno le cose e come effettivamente stai tu … Dentro. Se cerchi allora il confortante sostegno di una spalla amica, un approdo sicuro su cui riversare la spremuta di lacrime dei tuoi ordinari travagli, io ti consiglierei - e vivamente - di non soffermarti mai su una spalla d’artista, perché in essa, più che sollievo, troverai più facilmente la roccia. V’è forse compassione nel granito? In esso dimora piuttosto l’energia viva e compatta della terra. Ed alla terra dovrai tornare per sopravvivere alla tenacia della pietra o del ferro, alla inalterabile consistenza dell’acciaio. L’ipocrita ignaro che riposa in te abbisogna d’una spada? L’artista sarà allora la tua spada! oppure sarà il tuo tormento e il tuo martirio, l’incubo fratello che ti mette sull’avviso e ti raccomanda: la vita è Vita o è solo un brutto sogno!

Se però ti allevia indugiare nella tenebra del pianto, rimani pure stretto al caldo abbraccio di una narcosi ignara. Non cercar spalla (virtù) d’Artista, dammi retta. Egli è senza compassione, se non l’hai capito. E’ duro! E duro era Bob. Inflessibile e brutale, inamovibile e risoluto, se si trattava di darti una mano. Per questo gli era dovuto il rispetto assoluto che si concede solo agli autentici; e per questo chi l’amava non poteva tradirlo. Compresi allora quanto è impervia la strada dell’artista.

Solo al momento in cui lo studio si svuotava dai suoi eccentrici visitatori, e ciò non accadeva mai molto prima dell’alba, Bob rimaneva in completa solitudine. Solo allora avrebbe potuto finalmente schiacciare un pisolino, eppure, posto che fosse sfinito per davvero, non mi pare lo facesse mai. Non davanti ad estranei perlomeno. Il più delle volte non riposava affatto, né sembrava sul punto di farlo. Non mi capitò mai di vederlo abbassare le palpebre rese pesanti dai fumi dell’alcool o della marijuana, o di lasciarsi cullare dal trambusto perché Bob, nella sua insaziabile curiosità, non sembrava voler perdere una sola sillaba o un solo racconto fra i tanti, veri o falsi, che bocca d’uomo potesse pronunciare nel volger di una notte. E avrebbe di sicuro desiderato appropriarsi anche delle parole dette in sua assenza perché tutto per lui era fonte di novità e gioia. Ogni volta che le conversazioni di circostanza declinavano nelle storie di tristi vicende e vicissitudini di quella fetta di umanità che conosce solo sconfitte, la sua attenzione si faceva fluida e sgusciante come mercurio. Al fine settimana, poi, non ci sognavamo di lasciarlo in pace se non dopo le quattro del mattino. Solo a quell’ora riponevamo le apprensioni della giornata in un cassetto e lasciavamo assopire i nostri spiriti, sfibrati dalle inevitabili consuetudini della convivenza civile. E lui, che della civiltà se ne fregava, lasciava fare e neppure pareva voler recriminare su quel sonno andato perduto. In certi periodi, il nostro Bob, appariva demoniaco, quasi fosse pungolato sotto la coda dal forcone di un essere malvagio ed invisibile. In quelle occasioni egli eccedeva. Qualunque cosa facesse, eccedeva senza freno. Esuberava vita da ogni minima particella mitocondriale, da ogni singola cellula del corpo ed era facile si trascinasse anche un po’ oltre. Non sempre queste sue ridondanze si raccoglievano in un concentrato di vigore positivo, non sempre suscitavano l’ approvazione incondizionata del prossimo, persino da parte di chi l’amava. Ciononostante egli era vivo! Un formidabile anfetaminico naturale che fa omaggio di sé ad un mondo esangue, difficilmente generoso, difficilmente magnanimo ma facilmente pronto a sputar sentenze e accuse... Il mondo sputa sempre addosso alla bellezza e piscia senza alcun riguardo sui boccioli di rosa. Dare un letto a Bob era come offrirgli un vaso, un piccola zolla di terra dove far levare al cielo un tenero stelo. Un giorno mi confidò che tutte le robe di cui facevamo uso noi, su di sé non portassero alcun effetto. Eppure era difficile crederlo, specie in certi momenti. Lo credevamo schiavo di un dispositivo speciale innestato sottocute che si azionava imprevedibilmente e gli inoculava in vena una prodigiosa miscela di eccitanti e allucinogeni per poi riconsegnarcelo perfettamente carico, magnificamente disponibile ad ogni pazzia.. Mio Dio quanto scriveva il nostro Bob in quei periodi, e lo faceva maledettamente bene, oltretutto.

Se mai avesse preso della roba di nascosto, non lo scoprimmo mai, sebbene a me pareva lo facesse per davvero. Durante la notte lo vedevo spesso scrivere; solo ai primi chiarori si ricordava di riposare. Tic-tac-tic-tac, ticchete tic e ticchete tac, quel vecchio attrezzo sferragliante che chiamava macchina da scrivere, certe notti non aveva pace. Nella semioscurità scandiva il suo ritmo indiavolato, un tambureggiamento senza pause e senza coscienza del trascorrere delle ore. Temevo, un giorno, dover sottostare alla necessità di dover condividere quel modesto giaciglio con lui. Mio dio! Che supplizio sarebbe toccato alle mie orecchie. Bob avrebbe preferito scrivere, piuttosto che respirare. Le sue dita, agili e affusolate, torturavano i tasti neri incapaci di una remota forma di  commiserazone, costringendole e costringendosi a forsennati balletti che non sempre si riscattavano in un lavoro degno di lode. Non era detto dovesse incantare ad ogni costo. Le sue narrazioni potevano declinare in un'altamarea di noiose corbellerie che di tanto in tanto si aprivano in scampoli di lussureggiante saggezza. Non si poteva mai sapere dove sarebbe andato a parare…ma per quel poco che poteva elevarsi sopra un mucchio di inusitate sciocchezze, vi dico per quel poco che poteva partorire il suo estro mefistofelico, per Dio! con quel “poco” ci si poteva veramente rimpinzarsi lo spirito e sopravvivere a lungo, perfino con la merda di vacca alla gola.


lunedì 15 maggio 2023

Quarantacinque: il numero dell' Adam

 atzorifabio64@gmail.com

segue dal precedente post

              Adam 45. Una scala che relaziona tre sistemi cosmici differenti                                                       Durata di fenomeni planetari

    Nel paragrafo precedente si è fatto cenno al numero di Adam, il 45. Secondo l’interpretazione cabalistica questo numero risulta formato dalla somma dei valori ghematrici delle tre lettere A, D, M, rispettivamente corrispondenti al numero 1, al numero 4 e al numero 40. La tradizione rabbinica non ne dà tuttavia un significato esatto ma lascia agli esperti, cabalisti e non, il compito di formulare ipotesi verosimili. Ad oggi non mi risulta che la ridda di congetture espresse abbia lasciato un solco netto o una spiegazione che, in virtù di un procedimento razionale, sia stato in grado di elevare un’ipotesi al nobile rango di tesi. Per i non-esperti l’unico criterio in grado di venire a capo della faccenda rimane dunque quello dell’autorità.  Il principio di autorità, sfortunatamente, non ha per noi  alcun valore, ed allora, per pervenire a risposte attendibili, ho stabilito di applicare il metodo utilizzato in precedenza. Per far ciò è stato sufficiente interpretare i numeri come misure di valori angolari facendo riferimento ai tre sistemi cosmici a noi più familiari: la rotazione della terra intorno al sole, il movimento ‘a trottola’ dell’asse terrestre che determina il ciclo precessionale e il ciclo delle lunazioni. In virtù di quanto scritto poc’anzi, si è visto che un grado ( 1/360 ° di angolo giro) nel ciclo lunare, in quello precessionale e in quello terrestre, ricopre archi temporali molto differenti. Un grado lunare, cioè la trecentosessantesima parte del periodo di lunazione (28 giorni) corrisponde a poco meno di due ore (1,8666..h), mentre nel ciclo precessionale corrisponde pressappoco alla vita di un uomo (più precisamente 71,45833333... anni); nel ciclo terrestre un grado ricopre invece la durata di un giorno se si considera la rotazione del pianeta intorno al sole, ma se ci si riferisce alla rotazione sul proprio asse allora questo grado corrisponde al tempo di 4 minuti (Tab. 01 pag 19 ). Dopo aver applicato questo criterio al tempo dei 3 giorni, per il cristianesimo altamente significativi, ed avendo individuato insospettabili riscontri con periodi altrettanto importanti della tradizione biblica, abbiamo preso in esame i numeri dell’Adam. Anche qui abbiamo riscontrato relazioni di indubbio peso simbolico (Tab. 5).                                                            


I tre numeri di Adam possono perciò essere intesi come una sorta di rapporto in scala riferita al ciclo terrestre, precessionale, e a quello lunare, questa interpretazione ha dato corpo a ulteriori analogie. Abbiamo provato così a verificare quante volte il 4 fosse contenuto nei 280 giorni (valore di media) necessari al compimento di una gravidanza uterina e quante volte fosse contenuto il 40. I rapporti ottenuti sono rispettivamente 70 e 7; se perciò considerassimo tali misure come valori angolari, una volta convertiti in valori temporali del sistema precessionale e lunare, potremmo ottenere due specifici periodi di circa 5000 anni ( 70 x 71,45 anni) nel primo caso e di 13 ore (7 x 1,86 ore solari) nel secondo. Se avessimo invece voluto rapportare il tempo di una gravidanza uterina (280 giorni) direttamente alle misure angolari del ciclo terrestre e lunare avremmo ottenuto ancora quantità altamente rappresentative in prospettiva antropologica e ginecologica: 20.006 anni (280° x 71,45 anni) e 21 giorni (280° x 1,8 h). Ma è sui risultati di 5000 anni e di 13 ore che abbiamo individuato i collegamenti più interessanti. Attraverso una rapida analisi in rete non è stato difficile pervenire alla datazione scientifica del periodo in cui sarebbe avvenuto il Grande Diluvio. Secondo stime geologiche di una certa attendibilità, sembrerebbe proprio che questo cataclisma di portata immane ( probabilmente l’ultimo) fosse avvenuto circa cinquemila anni prima della nascita di Cristo, ovvero 7000 anni fa, secolo più, secolo meno, in seguito ai processi di de-glaciazione e dell’inondazione della depressione tettonica in cui oggi è situato il Mar Nero. Gli autori biblici, attingendo dal patrimonio della tradizione profetica, avrebbero quindi potuto indicare questo periodo, quello cioè di cinquemila anni dopo la catastrofe, come significativo per l’umanità. Ciò che volevano dirci rimane però appannaggio di congetture sostenute da un corpo indiziale piuttosto debole.                                           

      Fra questo nutrito corpo indiziale volto a confermare le misure temporali scaturite dai calcoli precedentemente esposti, inserirei anche le datazioni riportate nella versione greca, la Bibbia dei LXX (Septuaginta), che fa risalire la data della creazione dell’umanità il, I° Annus Mundi, al 5500 a.C. Una volta sottratto a questo periodo il tempo impiegato dalle dieci generazioni dei discendenti adamitici prediluviani, più la durata del diluvio universale, si ricaverà una misura estremamente vicina a quella da noi ipotizzata. Nulla, a questo punto, vieta di pensare che gli ideologi animati dall’intenzione di ‘costruire’ una premessa credibile della venuta di Cristo Gesù , conoscessero bene il significato nascosto dei numeri criptati nei testi biblici. In definitiva, se la datazione geologica trovasse conferma in quei 7000 anni di cui si è detto (5000 + 2000), dovremmo prendere in seria considerazione la prospettiva esegetica messianica come verosimile fonte d’ispirazione dei Testi Sacri e dei suoi contenuti occulti. Dal mio modesto punto di vista questo rimane un dubbio irrisolto a meno che non si voglia considerare questo arco temporale nel suo significato simbolico di gravidanza uterina. Ci viene incontro, in questo caso, il risultato angolare riferito al ciclo della lunazione. Più convincente è parso invece il risultato di 13 ore, ricavato dal valore angolare rapportato alla durata dell’intero ciclo lunare. In quest’ottica appare assai significativa l’associazione con il tempo di transito della luna piena nel cielo di Jerusalem durante il solstizio d’inverno. Come tutti sanno, infatti, la luna piena è nelle culture arcaiche una fase molto importante legata alla gravidanza uterina.

Ancora una volta abbiamo cercato queste verifiche con l’aiuto del programma di calcolo delle fasi lunari del sito EuroMeteo* che ci ha permesso di stimare con buona approssimazione la durata della luna piena nel cielo di Jerusalem durante il solstizio d’inverno dall’anno 1980 al 1995. Il risultati sono stati questa volta estremamente precisi, ne riporto il quadro completo nello schema illustrato in Tabella 6 .

* http://www.eurometeo.com/italian/home

Entrambi i casi fin qui presi in esame possono pertanto esser visti come rappresentazioni della durata di due cicli di ‘gravidanza’, uno cosmico, l’altro generazionale, uno riferito alla ‘gravidanza’ lunare e al fenomeno simbolico della nuova lunazione e l’altro alle generazioni adamitiche che in Noè hanno trovato la sintesi genetica (?) della specie (Alcuni spregiudicati analisti oggi sostengono esser stata ottenuta per ibridazione). Secondo questa interpretazione, volendo spaziare nel simbolismo, l’elemento fluido, l’acqua, avrebbe voluto rappresentare (per gli autori dei testi) il liquido seminale con cui è stata ingravidata la terra, immenso utero cosmico e Noè col suo prezioso patrimonio genetico, il seme stesso della Vita. In tal caso, ovvero se le nostre non fossero soltanto frutto di fantasiose speculazioni, noi tutti, umanità del terzo millennio, dovremmo ritenerci eredi di una vecchia stirpe, destinata all’estinzione. Ma questa soluzione rimane per ora, soltanto un buon fertilizzante a disposizione della ricca immaginazione di una certa categoria di fortunati e vendutissimi autori.










martedì 9 maggio 2023

Emmedia quarantacinque: il numero dell'Adam

 atzorifabio64@gmail.com

                     Possibile significato astronomico dei tre giorni biblici.

   Più che la Bibbia, sono stati i Vangeli ad aver portato agli onori delle cronache il concetto di salvezza raggiungibile attraverso il tempo (simbolico) di tre giorni. Abbiamo estrapolato i passi più espliciti dal Vangelo di Marco, di Giovanni e dagli Atti, secondo la versione biblica della Nuova Riveduta, ma sostanzialmente i contenuti vengono mantenuti anche nelle altre versioni.

Marco14:58: << Noi l’abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio fatto da mani d’uomo e in tre giorni ne ricostruirò un altro…>>

Giovanni 2:19: << Gesù rispose loro: ‘ Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.>>

Atti 6: 14: <<Infatti lo abbiamo udito affermare che quel Nazzareno , Gesù, distruggerà questo luogo e cambierà gli usi che Mosè ci ha tramandato.>>

    Le celebri parole del Cristo sul misterioso tempio da ‘distruggere e ricostruire in tre giorni’, suonavano, e suonano oggi, incomprensibili per coloro che non mostrano di aver interiorizzato i fondamenti spirituali dei Suoi insegnamenti. Gli esegeti delle varie sponde confessionali ci hanno così fornito negli anni una serie di interpretazioni del numero tre. Tre come simbolo di pienezza, di perfezione, come rappresentazione delle Triade Sacra, o come metafora (Tempio-Anima). Il Tempio a cui si riferiva Gesù di Nazareth non era altro che l’anima incorporea, su questo non si può dissentire, essendo l’unico tempio a poter essere edificato in soli tre giorni. Più raramente qualcuno si è spinto alla formula allegorica astrale, ma sono eccezioni; secondo noi, invece, il concetto di salvezza raggiungibile in tre giorni, può aver riguardato in qualche modo anche la struttura dei fondamenti spirituali dell’ebraismo, o perlomeno ciò che ci giunge direttamente dai sacri testi della tradizione. Quando però l’ebraismo si occupava di spiritualità lo faceva in modo molto più rigoroso di quanto non si faccia al giorno d’oggi. L’interpretazione sacerdotale, infatti, non abbandonava il devoto alle proprie sensazioni lasciandolo completamente a digiuno da altri importanti riscontri di carattere materiale o dalla possibilità di elevarsi ad un più alto livello sapienziale.

 Nelle intenzioni degli eruditi della classe sacerdotale, che erano anche, ed evidentemente, esperti di astronomia, era riposta anche la necessità di formulare collegamenti con la sfera celeste, o se non altro, con ciò che si conosceva di questa disciplina. Non si poteva dunque aggirare il detto ‘Così in Cielo così in terra’, lo si doveva applicare con assoluta fermezza, individuando allegorie e sapendole esprimere in un linguaggio appositamente creato per quello scopo. Insomma, gli elementi concettuali religiosi, per vantare un qualche carisma, andavano messi in relazione mistica e imprescindibile con adeguate strutture cosmiche. Il numero, come insegnava Platone (Epinomide), riguardava la base del ragionamento e attraverso la quantità si stabiliva una correlazione precisa con le misure temporali di specifici moti planetari. Un ruolo importante nella classificazione di queste rappresentazioni fisiche, lo svolgeva il movimento giroscopico della terra intorno al proprio asse, che al giorno d’oggi fra oscillazioni e vibrazioni lentissime, sappiamo essere suddiviso in ad almeno cinque tipi di moto (Precessione, Obliquità dell’eclittica, Nutazione, … Di certo sappiamo che gli antichi eruditi ebrei conoscevano, oltre al movimento di rotazione della terra intorno al proprio asse e attorno al sole *, almeno altri due fattori dinamici assiali: l’obliquità dell’eclittica e il moto della precessione degli equinozi. Del primo abbiamo trovato tracce evidenti nel Libro di Daniele del quale tratteremo un ampio capitolo più avanti. Del secondo, hanno trovato tracce nei testi biblici molti studiosi ed oggi non penso esista qualche dotta personalità accademica in grado di negare quest’evidenza.

   Nelle letture bibliche della Genesi, dobbiamo dire di non aver identificato prove certe di questa conoscenza astronomica, di conseguenza non siamo riusciti a confermare pienamente l’ipotesi che anche gli antichi redattori avessero conferito centralità al concetto dei ‘tre giorni’. Ci siamo però limitati a fornire una serie di correlazioni fra i tre giorni mitici della trattazione evangelica, e il significato allegorico e spirituale del periodo antecedente al Grande Diluvio il quale, a ragion veduta, può ricoprire gli stessi significati dei tre giorni necessari al Cristo per ricostruire l’edificio/anima del tempio sacro. Anche il tempo in cui sono vissuti i patriarchi antidiluviani, può esser visto infatti, come un intervallo necessario a rigenerare lo spirito divino della nuova umanità. Uno spirito che era andato smarrendosi a causa della corruzione dei costumi.                                                                                           Qualcuno ha fatto notare ben prima di noi, che il passaggio epocale da Adamo a Noè, il ciclo cioè in cui si sono alternate le (lunghe) vite dei patriarchi antidiluviani, è stato anch’esso un periodo travagliato in cui la purezza dell’umanità primigenia si era guastata, per poi meritare il castigo divino del grande evento cataclismatico noto come Diluvio Universale. Al tempo di Noè, dunque, già si parlava di Nuova Era, o di Epoca della Salvezza, di un tempo cioè in cui la vecchia stirpe umana corrotta dei discendenti di Adamo, avrebbe dovuto rigenerarsi in una nuova e più pura razza illuminata dallo spirito della divinità. Parlare di ‘tre giorni’ può sembrare, allora e in un tal contesto, fuori luogo, per il fatto che il Libro della Genesi sembra esser piuttosto preciso quando indica la durata della transizione. Nel testo si parla di anni, non di giorni! In seguito ad una facile operazione si può dunque calcolare che i patriarchi successivi ad Adamo abbiano vissuto, in totale, 1526 anni. Questo dato, ma anche le cifre che indicano la lunghezza della vita di ogni patriarca, sono subito sembrate esagerate, realisticamente parlando, ed allora a molti è sembrato quasi scontato che questo calcolo abbisognasse di un coefficiente capace di restituire alle cifre spropositate una valenza più verosimile, più umana. A molti è sembrata proprio questa l’intenzione dei redattori, giacché proprio per effetto di quella improbabile dilatazione temporale, il sapiente avrebbe trovato validi motivi per spingersi alla ricerca dei significati nascosti, in sostituzione di quelli più manifesti o, come si suol dire, ‘di superficie’, da dare in pasto ai faciloni.

              tre trecentosessantesimi che hanno dato origine all‘umanità.

    Secondo una versione spiccatamente modernista della Bibbia, i discendenti adamitici avrebbero così dato vita a una super-razza dotata di componenti genetiche eccezionali, volte a garantire il ripopolamento del pianeta. Più che incrementare demograficamente la nuova specie, si trattava allora di migliorarla attraverso l’introduzione in natura di nuove caratteristiche e qualità spirituali. Adamo allora, può esser ritenuto il progenitore e il primo mattoncino costituente del grande edificio dell’umanità. In un certo senso egli è stato come Gesù di Nazareth che in soli tre giorni avrebbe reso palesi i segni divini di un genere umano rinnovato, in sostituzione del vecchio, o della ‘vecchia’ stirpe portatrice di corruzione e fatalmente destinata all’ estinzione.

L’analogia fra Adamo e Gesù di Nazareth impone di valutare meglio il legame della cultura ebraica coi cicli lunari, che risulterebbe esplicito, fra le altre cose, anche in virtù dal rapporto fra l’età del ‘primo uomo’ e quella del Gesù evangelico; difatti 930 : 33 = 28,18. Il che vale a dire che l’età di Cristo Gesù è contenuta nell’età di Adamo 28 volte. In pratica, i 33 anni di Gesù, per certi versi, corrisponderebbero a un singolo giorno di ogni lunazione. Probabilmente gli autori evangelici hanno voluto suggellare le analogie fra questi due uomini-dio per sottolineare la relazione mistica con la misura del tempo ebraica, basata sui cicli lunari. I passi che ci accingeremo ad indagare nei prossimi paragrafi riguardano il libro della Genesi, anzitutto nei suoi primi ed enigmatici capitoli in cui si riportano le età dei discendenti adamitici. Le cifre indicanti le età dei grandi patriarchi rappresentano un primo enigma che la maggior parte degli esegeti in circolazione non ha esitato a classificare come età indicative di individui estremamente longevi. Secondo noi, invece, quelle età volutamente dilatate, possono esser state introdotte per fornire dati di una qualche valenza scientifica: probabilmente non è solo della durata eccezionale della vita di alcuni vetusti soggetti, che i redattori biblici volevano parlare. La scienza ufficiale, l’antropologia e la paleontologia, in base ai reperti di alcune necropoli, attestano che in quell’area del bacino mediterraneo, svariati millenni addietro, le persone vivessero molto a lungo, senza per questo confermare che le loro esistenze terrene potessero spingersi ad un’età maggiore di cento-centoventi anni. Ma se un uomo di quei tempi, nonostante le condizioni favorevoli dovute all’ alimentazione, alla mancanza di inquinamento e di frustrazioni sociali, non avrebbe potuto vivere per novecento anni, che significato attribuire alla lista di dieci cifre (Età dei patriarchi) che riporta il libro della Genesi? Questo interrogativo ci ha costretto a riprendere il discorso da lontano, da un concetto cioè piuttosto preciso sul senso logico e sul valore temporale dell’espressione ‘tre giorni’. Gesù ricostruì dunque in tre giorni il tempio dell’anima, questo lo sappiamo, non sappiamo, però, come e in quanto tempo Adamo avesse potuto ‘ricostruire’ il primo nucleo del genere umano dal quale proviene la nostra discendenza. Riteniamo di poter fornire una risposta a questi interrogativi solamente dopo aver trovato un significato alternativo all’equivoca formula evangelica dei ‘tre giorni’.

Il ragionamento che cercheremo di intraprendere in questa sede parte dall’analisi di due diverse somme indicate dai redattori rispetto alle età dei patriarchi. Due somme che, in un caso, hanno dato come risultato 8575, e in un altro 1656, a seconda che si consideri la somma aritmetica delle singole età, o che si consideri l’età in cui ogni patriarca avrebbe concepito il proprio primogenito (Adamo aveva 130 anni quando Eva partorì Seth, suo terzogenito, e via dicendo) Perché - ci siamo chiesti - i redattori hanno voluto suggerire queste due sommatorie seguite, poco più avanti, dalla cifra 120? Prima di affrontare questo delicato argomento che ci consentirà di dare un significato allegorico al tempo di tre giorni, crediamo convintamente sia opportuno soffermarsi sul concetto di trecentosessantesimo, frazione temporale che può ricoprire diversi valori a seconda del ciclo di riferimento. Ripartiamo dunque dal movimento del sole, che in realtà ci impone di valutare il movimento della terra nella sua rivoluzione eliaca, percepita dagli antichi osservatori del cielo come il moto del nostro astro principale, visto dalla prospettiva terrestre.

Per quanto riguarda il moto di rivoluzione del nostro pianeta attorno al sole e la ciclica ‘rinascita’ della Natura, sappiamo tutti che esso avveniva nella data dell’equinozio di primavera, quando cioè la durata del giorno è uguale a quella della notte. Se volessimo invece individuare una fase analoga nel ciclo lunare (le popolazioni ebraiche fondano ancora oggi il loro calendario sui movimenti del satellite terrestre) dovremmo tenere sotto osservazione la fase del primo quarto, quella cioè in cui la luna crescente è perfettamente divisa in due parti uguali dalla luce del sole. I tre giorni del movimento di rivoluzione terrestre intorno al sole indicherebbero, allora, tre trecentosessantesimi di grado, mentre valutando la misura dello stesso valore angolare in rapporto alla durata del ciclo precessionale e di quello lunare (lunazione), otterremo come risultati: 214,37 anni solari ( Nella Tabella 3 è indicato il valore 214,2) e 5,4 ore ( 5h, 24’ min.) .


 Nella Tabella 3 si potrà notare che un trecentosessantesimo del ciclo completo di lunazione (28 giorni solari) è uguale a 1,8 ore solari , da cui 1,86 x 3 = 5,4 ore. Per capire cosa significhi questo intervallo di 5,4 ore solari, ho sfruttato un utilissimo programma sul sito EuroMeteo** col quale sono riuscito a misurare la durata del primo quarto di luna nel cielo notturno di Gerusalemme durante l’equinozio di primavera.

I valori ottenuti dall’anno 1980 al 2009, variano impercettibilmente intorno al tempo medio di 5,4 ore solari (Tabella 4), tenuto conto che la notte ebraica parte convenzionalmente dalle ore 18.00 ***.

  Con un procedimento analogo, una volta constatato che un trecentosessantesimo del ciclo della precessione degli equinozi è circa 71,45 anni solari, sarà facile calcolare la durata dei tre giorni precessionali : 71,45 x 3 = 214,35 anni solari. Dopo aver esposto determinati fattori numerici, possiamo riprendere la questione lasciata in sospeso sulle annotazioni bibliche delle età dei patriarchi antidiluviani. Abbiamo verificato quindi che, sommando tutti i valori dell’età di ogni singolo patriarca al tempo della nascita dl primo figlio maschio, (Tabella dell’età dei patriarchi antidiluviani.) si ottiene il valore di 1526 anni solari che diventano 1656 con l’aggiunta dei 130 anni dell’età di Adamo al tempo in cui nacque il suo terzogenito Seth. Il rapporto fra questa cifra (Che riguarda il tempo mitico trascorso fra la nascita di Seth e l’inizio del Diluvio Universale) e il coefficiente di riferimento 7,1 (In realtà 7,1 è l’approssimazione di 71,45833333333333... ricavato dalla media aritmetica del rapporto fra la somma complessiva degli anni dei patriarchi con 120. La cifra è indicata nel versetto 3 di Genesi 6.), ha dato come risultato 214,92 anni solari: un valore, pertanto, estremamente vicino a 214,35 anni precedentemente calcolato. A questo punto ci è sembrata di grande rilevanza la seguente domanda: perché si considera il coefficiente ricavato dalla media fra la somma delle età dei patriarchi col numero 120? Cosa rappresenta il numero 7,145833333 ?                                                                                      - Risposta: il numero 7,14583333333 - in guisa di coefficiente - è stato ricavato per dar modo di valutare una misura più realistica delle età di ciascun patriarca. In altre parole, l’età mitica diviso il coefficiente indicherebbe la durata della vita di ogni patriarca. Ad esempio, Seth coi suoi 912 anni mitici potrebbe rappresentare un individuo morto all’età di 127 anni (912/ 7,145833333…), suo padre Adamo, invece, sempre secondo lo stesso ragionamento, sarebbe stato, alla data della sua dipartita, un uomo vecchio 130 anni; pertanto, il lasso di tempo ricavato in virtù delle età di concepimento della primogenitura di ogni patriarca, dal quale si ottiene come risultato il 1526, una volta diviso per il coefficiente in questione, consentirebbe di calcolare una durata verosimile dell’intervallo di tempo trascorso dal secondo al decimo patriarca.

Il calcolo in questione ha fornito una data fisicamente plausibile e, come detto, quasi esattamente compresa entro la misura dei fatidici tre gradi precessionali (71,45… x 3 = 214,35), che in altri termini rappresenterebbero i tre ‘giorni’/gradi precessionali dopo i quali la vecchia umanità corrotta sarebbe alfine rinata (resuscitata), per dar inizio a un nuovo ciclo, ad una nuova epoca di salvezza. La Bibbia allora, ci parla continuamente di cicli nuovi che vanno a rimpiazzare i vecchi. In qualche modo essa descrive uno schema di fondo che proviene dall’osservazione della natura, o del sole stesso, quando al termine del suo ciclo annuale, al solstizio d’inverno, sembra arrestarsi per tre giorni per poi riprendere la sua marcia perenne in direzione opposta, a rappresentare la venuta del nuovo anno. Questi tre giorni, dunque potrebbero essere ricavati anche nelle altre scale temporali, a patto che li si concepisca a seconda del livello astronomico considerato, sia come gradi precessionali, sia come trecentosessantesimi di ciclo lunare. I precedenti riscontri matematici sono quindi serviti a fornire motivazioni precise riguardo il significato del computo sull’età di concepimento di ogni figlio descritto nel libro della Genesi, elemento solitamente trascurato dagli analisti. (Tabella a pag. 42, sulle età dei dieci patriarchi antidiluviani). Un tale criterio non sarebbe dunque privo di spiegazione logica, infatti il significato del tempo trascorso fra il primo e l’ultimo discendente di Adam indicherebbe, sulla base delle verifiche matematiche di cui si è detto sopra, la corrispondenza simbolica con i tre giorni (trecentosessantesimi) della resurrezione del Gesù di Nazareth.     I tre giorni sarebbero pertanto da intendersi come misure angolari riferibili ai due sistemi di maggior interesse per l’ebraismo: il sistema lunare (Luna-terra) e quello precessionale (Movimento giroscopico assiale della terra). I discendenti di Adam rappresenterebbero allora, con le loro 'lunghe' esistenze terrene, quel processo necessario alla genesi della nuova specie, proprio come i tre giorni della resurrezione di Cristo Gesù stavano ad indicare il processo spirituale necessario per la nascita, o ri-nascita, dell’umanità sotto nuovi auspici. Come abbiamo visto nei precedenti passaggi delle nostre analisi, il conto finale con il calcolo del coefficiente, sarebbe subordinato alla durata del tempo intercorso fra la nascita di Seth e il Grande Diluvio, il che implica una ulteriore questione: come mai Adam non sia stato incluso nel conteggio (Valutazione a cui siamo giunti in virtù di una risoluzione che non soddisfa la tesi dei ‘tre giorni’). Per arrivare a questa risposta mi sono attenuto alle traduzioni bibliche dello scrittore Mauro Biglino (quelle cioè non contestate dai teologi) il quale nel suo libro Il dio alieno (Uno Editori) traduce, a suo avviso senza margine di dubbio’, un passo piuttosto esplicito che descrive Adam come un individuo concepito con lo tselem ‘della loro terra’ (letteralmente: di questa terra/ regione). Sembra perciò che egli non sia stato un ibrido, come gli altri suoi discendenti ma, sotto il profilo ereditario, pare possa essere stato il portatore di uno dei due ceppi puri costituenti la mescola cromosomica della nuova specie. Questa sua caratteristica, che gli ha valso nei secoli l’appellativo di ‘uomo-dio’, ha perciò implicato nel ragionamento la possibilità di una discendenza (dieci patriarchi in tutto, compreso Adam) su cui costituire il ponte generazionale dal quale si sarebbe successivamente innescata la mutazione genetica degli ‘dèi’ in esseri umani propriamente detti. Non essendo Adamo un ibrido, come gli altri discendenti, la sua età sarebbe potuta benissimo essere stata depennata dal computo finale dei redattori. Viceversa, con l’aggiunta dell’età di Adam, al tempo in cui cui ha avuto il primo figlio (130 anni), il risultato finale sarebbe stato 1656, un risultato non utile ad eventuali conferme della tesi di partenza. L’importanza dei valori angolari e il riferimento costante che ne fanno gli autori biblici è confermato, inoltre, da ulteriori correlazioni:

  • Quaranta gradi di una lunazione (ciclo di 28 giorni) corrispondono a 74.6 ore solari, ovvero a 3,1 giorni.

  • Quattro gradi di un ciclo precessionale (25725 anni solari) corrispondono a 285,6 anni, ovvero la settima parte del tempo da Adamo a Noè ( 2006 : 7. Il numero 7 è, grossomodo, il coefficiente ottenuto dal rapporto della media dell’età dei patriarchi e il numero 120. Genesi 6,3). Da notare che il valore angolare 4° (gradi) e il valore 40° (gradi) sono due dei tre numeri che, per la Ghematriah, costituiscono il numero di Adam (1+4+40). Ma queste correlazioni sono solo fattori posti a margine del tema di fondo che abbiamo voluto tenere in massima considerazione.

* Non sappiamo con certezza se il modello eliocentrico fosse stato intuito prima di Aristarco, tuttavia fino a questa epoca in cui si è certificata l'idea di una relazione invertita fra sole e terra, dobbiamo supporre che , tecnicamente parlando, gli eruditi ebrei tentassero un approccio ai fenomeni dinamici del cosmo attraverso l'uso preferenziale del modello geocentrico nel quale individuavano (o sarebbero stati capaci di individuare) la velocità di rotazione della terra , credendola forse quella del sole che ruotava intorno ad essa. 

** https://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_ebraico

*** fonte Wikipedia