domenica 27 novembre 2022

Tempi perduti (Terza ed ultima parte)

 

    Secondo lo schema mitico dei cicli cosmici gli anni andrebbero suddivisi, come un angolo giro, in 360 parti uguali, cosicché  se un giorno solare fosse lungo 24 ore, ogni anno ne conterrebbe la bellezza di 8640. Attraverso questi dati abbiamo potuto valutare la corrispondenza in anni delle due somme ricavate dal primo e secondo censimento del libro dei Numeri, cosicché se al posto delle persone in carne e ossa censite dalle autorità, sostituissimo ore solari (una per ogni individuo selezionato), la frazione 617.270 / 8640 finirebbe per indicare il numero di anni contenuti in 617.270 ore, e la frazione 615.450 / 8640, il numero di anni contenuti in 615.450 ore.

   Il due risultati ricavati da questa banale operazione, questa volta ci hanno mostrato risultasti densi di significato e, per noi, assai più attendibili rispetto al valore cosmologico delle due singole sommatorie, o censimenti. Infatti il numero 617.270  (una volta diviso per 8640) ha mostrato, senza margine d’errore, il numero degli anni contenuti in tante ore, che sono 71,44328…, in altri termini ha fornito l’esatta misura del grado precessionale, risultata poi sorprendentemente vicina a quella rilevata oggi, con mezzi moderni. Per la quantità 615.450  (Sempre divisa per 8640) abbiamo invece ottenuto la misura di 71, 2326…anni, un risultato quindi meno preciso del precedente. Sempre che - sia inteso - gli antichi astronomi calcolassero la durata del giorno solare come intervalli tondi di 24 ore. Constatato ciò, abbiamo  provato a sostituire le 24 ore convenzionali con la misura effettiva del giorno che, com’è noto, è attualmente stimata in 23 h, 56’ , 4’’ (decimale= 23,934444444... ). I risultati sono stati i seguenti: 617.270 / 23,934 = 25790,5 ; 615.450 / 23,934 = 25714. In quest’ultimo calcolo balza all’occhio come sia il secondo censimento ad apparire più preciso in rapporto alle stime attuali. Se ne evince che il secondo censimento, contemplasse un diverso calcolo e che fosse, in realtà, stato aggiunto successivamente al primo, proprio perché più preciso. Il libro dei Numeri, allora, sembrerebbe proporre i risultati di un aggiornamento degli studi astronomici e delle stime relative al calcolo della durata del giorno solare.  

    Tuttavia, rimane un ulteriore nodo da affrontare rispetto al motivo che ha indotto gli antichi redattori biblici a riportare in Genesi la relazione fra i due numeri (Il primo è la sommatoria delle età dei patriarchi e il secondo è il 120) che ha fornito il risultato 71,4583333333… anni, durata cioè del grado precessionale, o anche della trecentosessantesima parte del ciclo precessionale lungo 25725 anni. A questo punto abbiamo preso in esame l’equazione ricavata dalla trasposizione matematica del Salmo 90 . Per la seconda volta, dopo quella individuata nel Libro dei Numeri, abbiamo ritrovato la cifra 615.450; soluzione a cui siamo potuti giungere solamente in seguito alla valutazione del giorno di 23 h, 56’ , 3’’, che è  una misura molto vicina (inferiore di un solo secondo) a quella riconosciuta in tempi moderni. Infatti il Salmo 90, secondo l’interpretazione da noi proposta, dice che ‘mille anni   sono  come un giorno  più  un turno di guardia nella notte’ (O un  turno di veglia - secondo la traduzione - che però riguardano la stessa cifra: 4 ore). In senso matematico, dunque, mille anni diventano 360.000 giorni (ciascuno di 23 h, 56’, 3’’) che una volta trasformati in ore solari e sommate fra loro daranno come risultato tondo 8.616.300 ore. Come poi vedremo nell’ articolo sul Salmo 90, l’equazione a cui faremo riferimento sarà la seguente 1000 anni = 1 giorno (10 ore di luce) + turno di guardia nella notte (= 4 ore solari); da cui 8.616.300 = 14 ore, che al termine porterà al risultato  615.450 = 1 h (1 ora solare). Ancora una volta, compare perciò e in forma tonda, lo stesso, identico numero! L’operazione aritmetica eseguita con una qualsiasi altra stima dell’anno platonico/ciclo precessionale, diversa da quel 615450, non avrebbe infatti portato a un’ approssimazione tanto precisa (un secondo) della durata del giorno e, viceversa, nessuna misura del giorno solare differente da quella da noi individuata, avrebbe portato alla quantità 615450; e ciò dovrebbe disperdere ogni possibile dubbio sulle reali intenzioni degli antichi astronomi israeliti.

 

    Dopo questi calcoli e ragionamenti, ognuno dei quali volto a mostrare come nel  Libro dei Numeri (Facente parte del Pentateuco) fossero già contenute precise stime del grado precessionale, ho ritenuto di indubbio interesse proporre all’attenzione dei lettori un articolo di Giuseppe Veneziano, archeoastronomo, il quale in pratica ci fornisce ulteriori ragguagli sulla misura del ciclo precessionale individuata da Ipparco da Nicea; egli fornisce, in realtà, un valido sospetto sul primato dell’astronomo greco e, contestualmente, una miglior stima dei suoi calcoli.

    Secondo la documentata opinione di Giuseppe Veneziano, la posizione accademica ufficiale non tiene conto del fatto che la precessione degli equinozi fosse un fenomeno perfettamente conosciuto dagli ebrei  e che questi avessero lasciato nella Bibbia tracce di cifre e dati ben più precisi di quelli attribuiti ad  Ipparco da Nicea.

Verosimilmente, in virtù degli scritti che ci giungono dal passato (Pentateuco), gli astronomi ebrei sembrano disporre di informazioni differenti da quelle che, viceversa, valutano la velocità del ciclo precessionale pari a 1 grado d’arco ogni cento anni.  


   Per quanto ci riguarda e coi modesti mezzi di cui disponiamo, riteniamo di aver presentato, qualora ve ne fosse stato bisogno, ulteriori conferme alle corrette valutazioni del Veneziani, mostrando come un attento calcolo delle somme menzionate nel Libro dei Numeri, ci abbia condotto a una miglior approssimazione del parametro velocità della rotazione dell’asse terrestre durante il movimento noto come ciclo della precessione degli equinozi; ciò dimostra che questa conoscenza fosse pienamente appannaggio delle caste erudite ebraiche, probabilmente molti secoli prima di Ipparco.

    Il Pentateuco fu scritto in lingua ebraica, oggi denonimato “pre-masoretico” o “vetero-palestinese”, al tempo di Esdra, nel 460 a.C, secondo quanto ci riporta l’articolo ‘L’allungamento settantista della storia sacra’ di Ettore Bianchi (La citazione è contenuta nell’articolo di Ettore Bianchi dal titolo ‘Tempo della Creazione e ciclo precessionale nella Bibbia’). Ci dispiace di dover confutare le stime che provengono dall’ambiente accademico, tuttavia ci pare anche che le indagini dell’ archeoastronomo Giuseppe Veneziani meritino maggior attenzione e considerazione di quanto il mondo accademico, di cui lui peraltro fa parte, gli abbia riservato fino ad oggi.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 6 novembre 2022

Il Libro dei NUmeri (Seconda parte)

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 Il censimento dei leviti, un espediente per apportare correzioni   

   


    La scelta di costellazioni differenti, sarebbe compatibile col proposito di costruire una narrazione epica, con il censimento dei condottieri giudei messi al posto delle stelle, vero oggetto di studio dei redattori biblici. Non sappiamo spiegarci, altrimenti, come mai gli antichi autori del Libro dei Numeri avessero preferito un tal criterio per seguire tempi e moti di astri e costellazioni diverse. Non riusciamo a  proporre altre soluzioni sulle quantità indicate nei testi, ma ciò non significa che riteniamo inconfutabile la nostra visione d’insieme. Ciò che, in fin dei conti, non può proprio essere messo in dubbio è la perfetta sovrapponibilità del dato finale indicato come somma del censimento e la misura in ore del grado precessionale, che risulta cioè a un primo sguardo, uguale a circa settant’anni (69,8 anni I° censimento – 69,6 anni II° censimento.). Successivamente, con l’aggiunta del gruppo dei leviti non requisiti dall’autorità divina, i settant’anni verranno corretti con una stima aggiornata, per arrivare alla sorprendente cifra di 71, 5 anni, quantità che, come sappiamo, è la misura esatta del grado precessionale calcolata dai nostri astronomi.

     Vien da pensare che l’aggiunta dei 13720 leviti (esclusi dalla proprietà di Yahweh), sia stato un semplice espediente per aggiornare e far combaciare ulteriori calcoli, eseguiti successivamente e con maggior precisione. Ma questa, a dire il vero, è soltanto un’altra delle nostre più ardite deduzioni, una di quelle non certificate da alcuna verifica e, come tale, suscettibile di rivisitazione.            

 

   Dal punto di vista biblico, una simile quantità (603550) richiama alla memoria un celebre passo della letteratura apocrifa in cui si dice che Adamo aveva seicentomila anime; secondo la tradizione mitica, egli racchiudeva dunque in sé le seicentomila anime di Gerusalemme. Devo dire che come formula poetica mi è subito sembrata suggestiva e mi ha sobillato l’idea che con quell’espressione si potesse alludere anche alla scala temporale della Gerusalemme Celeste, cioè un lasso di tempo ciclico che il nome della Città Santa avrebbe potuto rappresentare.

    Questo lasso di tempo (Mitico) stimato intorno alle 600.000 ore, ci ha fatto pensare al grado precessionale, ossia alla trecentosessantesima parte del ciclo della precessione degli equinozi. Il motivo di questa constatazione, cercheremo di esporlo con dovizia di particolari nelle prossime righe, anche se, 603550 ore sono l’esatta misura di 69,8 anni solari (per un giorno di 24 ore piene) e non di 71,458, o di 72 anni. Nel Libro della Genesi avevamo infatti ricavato un valore del grado precessionale molto più vicino a quello reale, cioè 71,4583333 anni (Per un ciclo precessionale lungo 25725 anni). Il Libro dei Numeri riporta subito appresso anche un secondo censimento, il cui conteggio finale annovera, questa volta, la quantità di 601.730 individui. Per quanto significative, queste due somme, apparentemente non sembrano rappresentare  nulla di specifico, o di più preciso, nulla cioè che l’astronomia possa ricondurre alla stima di un qualche ciclo cosmico diverso dalla trecentosessantesima parte del ciclo precessionale. Proseguendo però nella lettura delle altre righe del Libro dei Numeri, si è potuto osservare che, ad un certo punto, viene riportata un’altra quantità, l’insieme dei maschi della tribù di Levi, o per meglio attenerci alla traduzione: …di ‘22.000 leviti censiti dal primo mese in su’. In realtà, le versioni del testo canonico a nostra disposizione riportano tutte questa somma in modo palesemente errato, perché a far bene di conto risulta che i leviti censiti dal primo mese in su, fossero per il vero 22.300, come si può accertare dalla Tabella 2B. Abbiamo quindi preferito condurre i nostri calcoli sulla base del risultato corretto della sommatoria esaminata, che riguardava, a tutti gli effetti, una compagine  piuttosto numerosa di israeliti. Solo allora abbiamo potuto asserire che le persone appartenute alla tribù di Levi (fino ai trent’anni) non essendo stati reclamati dal Dio unico e consacrati alla sua volontà, facevano ancora parte della popolazione israelita propriamente detta, poiché dei 22300, solo i leviti da trenta a cinquant’anni nella quantità di 8580 persone di sesso maschile, furono in qualche modo rivendicati ed ottenuti da Yahweh.  

 

 

Tab 2 B                                         I discendenti di Levi

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Maschi della tribù  di Levi da un mese in su                            totale

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Ghersomiti               Keatiti                 Merariti

7500                          8600                      6200                          22300         

Ovest                         Sud                      Nord

 

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Maschi della tribù di Levi da 30 anni a 50 anni                        totale

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Ghersomiti             Keatiti                  Merariti                         8580

2630                       2750                    3200 

 

 

 

 

   A questo punto a noi è sembrato abbastanza chiaro che, dei 22.300 leviti, una volta sottratti quelli appartenuti a Yahweh (8.580), ne rimanessero solo 13.720 e che, perciò, affinché questa quantità potesse ricondurre a qualcosa di preciso, essi dovessero essere aggiunti alla selezione degli ebrei dei due censimenti: rispettivamente 603.550 e 601.730 unità. Nel primo caso (Primo censimento) la somma calcolata è 617.270, mentre nel secondo caso (Secondo censimento) la somma comprensiva dei leviti non sequestrata da Yahweh, è risultata uguale a 615.450.

    Ciononostante gli storici non si sono attardati a cercare significati alternativi. Per alcuni di loro, difatti, le quantità trascritte non sarebbero potute essere realistiche, mentre viceversa, altri sarebbero stati pronti a giurare lo fossero. Entrambe le fazioni di studiosi, naturalmente, non si sono risparmiati nel proporre una larga fetta di spiegazioni, ciascuna corredata di fitti riscontri dal vago sapore probatorio. Alla fine il risultato di queste erudite speculazioni non ha portato a giudizi definitivi, o a conoscenze condivise, perciò ancora non sappiamo se tale numero di persone fosse esistita o meno, l’unica strada lasciata aperta è rimasta invece la solita: quella dell’inattendibilità storica dei testi biblici. Riprendiamo dunque i nostri riscontri e le nostre chiose sui censimenti, da valutazioni meno fumose. 


 - continua nella terza ed ultima parte.-