A Natale non c’è abete che non mi stia sulle palle. (Omaggio a Walter Matthau)
"La gente mi sta sempre sulle palle, ma a Natale posso dire che mi sta sulle palle anche di più. Più che a Pasqua, più che a Ferragosto; ai compleanni poi…ci sarebbe da ammazzarli tutti, questi gioiosi, con le loro torte burrose incatramate di cacao. Odio i pacchetti infiocchettati che promettono e poi non mantengono, poiché tanto 'quel che conta dev’essere il pensiero'. Ma quando mai il solo pensiero ha contato qualcosa? Mi tengo a distanza di sicurezza da ogni cerimoniale festoso, germoglio d’ipocrisia. Le lacrimucce di circostanza, i “proprio non li dimostri, cara”, o quei mielosi “sei sempre così bella...”, non li ho mai digeriti. Le badilate di stronzaggini che si dispensano in tali occasioni mi fanno sempre rivoltare lo stomaco. Non sono un tipo simpatico, lo so. Ma non perché soffra di una misantropia congenita, semmai perché non credo affatto alla gioia del momento. Non credo alla felicità in generale, quel che ne vien fuori, intendo; forse quel che rimane dentro è di gran lunga migliore…Non v'è nulla di più prezioso delle cose celate, disse qualcuno*. Per me il tempo buono è quello del ‘dopo’, il ‘durante’ non mi dice niente di speciale. Il dì della festa? Non ha alcun senso. Punto.
Delle cose della vita mi interessa parecchio il ‘dopo’. Il concerto di Capodanno? M’ha sempre lasciato indifferente, mentre al mattino, quando gli operai cominciano a smontare l’impalcatura e gli spazzini a raccattare le montagne di immondizia, io assaporo la malinconia dell’epilogo. Per me in quel preciso istante comincia l’eccitazione e mi capita di pensare: meno male, anche per quest’anno è andata. Una buona pellicola comincia a prendermi quando il nastro con i nomi degli attori ha terminato di scorrere, dopo le citazioni, i costumisti, le musiche e i ringraziamenti agli enti locali. Ogni inizio è un potente narcotico, nella fine vi è altresì un' energia nuova. Avevano ragione i saggi del tempo che fu: il tempo è ciclico e quel che comincia è sempre meglio di ciò che finisce. Neppure in vacanza riesco a rilassarmi, meglio un giro di vodka al bar dell’aerostazione, quando le turbine hanno smesso di fischiare e i pericolosi marchingegni hanno depositato i nostri culi sulla terraferma.
Ottenere una vittoria è sempre una bella sfacchinata, val forse la pena vincere se prima devi farti un mazzo così? No, no… Meglio il dopo, e poco importa che il successo non sia tuo e sugli allori si gongoli qualcun altro. Meglio il dopo, in ogni caso, come quando senti lo scroscio dello sciacquone portarsi via fatti e misfatti della giornata, solo allora ti senti in pace col mondo. Svuotarsi gli intestini è una questione liberatoria, posteriore, - in tutti i sensi - mai antecedente. Forse questo mio godere del momento appena trascorso e della solitudine che in esso trae giovamento, è la vera causa del rapporto di merda col mio prossimo. E a Natale la ripulsa si fa ossessione. L’aria della festa mi da l’orticaria, che posso farci? Per me il momento buono viene quando rimango solo. L’ho detto.
- Perché non prendi un cane? Ti farebbe bene. Mi si consiglia spesso, con una stoccata di bonaria premura borghese. - Come no. L’ho fatto a suo tempo, ma ho cominciato ad interessarmi a lui solo quando è schiattato sotto il battistrada di un autoarticolato. Prima di allora m’aveva sempre dato ai nervi. Dannata cagnetta! Meritava qualcosa di più come padrone ed io qualcosa di più come compagnia: in pratica stavo molto meglio senza. Ma l’ho capito dopo…dopo che ho veduto il suo muso spelacchiato appiattirsi su un groviglio di interiora rosa, sul selciato. Insomma, non sono il tipo adatto a tenere fra i piedi un piccolo, per quanto tenero, sacco di pulci. Raccoglierne le deiezioni poi, un vero supplizio; il sottile piacere lo lascio volentieri al vedovo del pianerottolo a fianco: un tipo dai modi cortesi ed odiosi, molto preciso e attento ai formalismi di maniera, a cui piace far di conto fuori e dentro l’ufficio pidocchioso in cui trascorre le ore della giornata. Ma quella di far quadrare i conti è una mansione che si è portato fin dentro le mura domestiche, dove – si dice - non lasciasse passare lo spreco di un solo centesimo. Il vicinato maligna che la consorte sia spirata anzitempo per disperazione, non volendole lui concedere alcun lusso o sperpero e centellinandole persino i pochi nichelini che di solito si lasciano al mendicante, sul sagrato della chiesa. Mi é capitato molte volte di osservare questo vecchio contabile inforcare il suo buon guanto in lattice e ingobbarsi sugli escrementi del proprio cane, uno scagaccione tutto coda e mandibole che sembra farlo apposta a cacargli attorno, proprio mentre passano le signore ingioiellate, quasi conosca alla perfezione i suoi modi da incorreggibile dongiovanni. Questi di norma, segue l’animale, col quale sembra aver rimpiazzato la più dispendiosa moglie, gli sta appresso metro dopo metro e si piega fino a terra per adempiere al suo quotidiano esercizio di buona creanza. Al primo mattino tuttavia, è assai meno sollecito a raccattar escrementi, cosa che non manca mai di fare in pieno giorno, quando invece pare assai più attento a non rovinarsi la reputazione di persona a modo; solo per questo motivo alla luce del sole è assai più coscienzioso con la merda del suo cane: e dagli con le genuflessioni, col guantino e con la quotidiana esibizione di impareggiabile disinvoltura manipolatoria. Ogni tanto, nel vederlo carezzare le digestioni canine, alcuni non riescono a trattenere il disgusto e con la mano sulla bocca, a mo’ di tampone, tirano avanti senza degnarlo d’uno sguardo. E che altro può suscitare un tale, stomachevole contegno? Solo a guardarlo desta compassione: mai e poi mai potrei tenere, ed ancor meno accudire, un tale impiccio sotto il mio tetto.
Stasera, il 24 dicembre, ho deciso di farmi una bella passeggiata in centro, a distanza di sicurezza dai luoghi dove le persone si addensano come afidi. I centri commerciali sfavillano di luci e sembrano invogliarti a scucire i tuoi ultimi risparmi. A me pare che questa folla sciami intorno ai mercati proprio nei momenti meno felici dell’economia, quando i telegiornali sfornano le peggiori previsioni e il portafoglio ti fa marameo dalla tasca lisa. Se non ci si può permettere nulla, la sola idea di spendere provoca una sottile frenesia masochistica a cui nessuno vuol rinunciare; così, a Natale, tutti si riversano per le strade a godere di questa strana vocazione. E come puoi fermarti a comprare qualcosa?: le facce di fuori ricordano il cipiglio sconsolato dei mocciosi anni Venti: berretto largo di due taglie calcato su riccioli aurei, occhi supplicanti e bava alla bocca davanti alle leccornie della pasticceria. Perché non portano i loro musi imploranti altrove questi infelici? Che ci posso fare se non sono un sadico? Non tutti amano gioire delle sfighe altrui. Acquistare qualsiasi cosa, in questo periodo dell’anno, mi innervosisce, provo quasi vergogna e allora, anche per questo Natale mi guarderò bene dall’idea di sperperare quattrini. Mi farò due passi solo per prendere una boccata d’aria, ci sarà pure un buon diavolo che del Natale se ne frega.
Per le vie del centro mi imbatto invece nel solito via vai di faccioni inebetiti davanti alle vetrine sfavillanti: dentro i locali le commesse fanno i cruciverba. Quei pochi che osano interrompere i loro svogliati passatempi sono trafitti da sguardi d’invidia feroce. I fanciulli vengono strattonati come somari davanti ai multicolori arredi dei negozi di giocattolame, le scene si ripetono sotto i miei occhi e il biasimo per questa umanità corrotta mi lievita dentro.
Neppure gli abeti riscuotono successo, giacciono accatastati col cartellino del prezzo appiccicato a rami che mai vedranno addobbi colorati. Il prossimo Natale la loro strage – o una parte di essa - potrà essere evitata, una buona percentuale si salverà in attesa di tempi migliori. Guardo le palle che stanno sugli abeti e scopro che gli abeti mi stanno sulle palle più delle persone… a Natale. Mi sovviene un vecchio motto che invitava a piantare un albero per ogni nascituro. Se l’equazione fosse corretta, ad ogni Natale si dovrebbe registrare un preciso decremento demografico, dato il numero di piante destinate alle discariche. Mi si ricorda che non sempre la matematica c’azzecca. Mah! Non ne sono troppo convinto: il calo delle nascite nei paesi più opulenti è una scudisciata di pessimismo spalmata su tutti i mesi dell'anno. E hai voglia di seminare alberelli sull'intero pianeta! L'equazione non torna. Mi fermo davanti al grosso schermo di una piazza cittadina, al momento trasmette il telegiornale dell’emittente che fa capo alla redazione di un quotidiano. Persino la piazza porta il nome della testata, manco fosse un caduto dell’ultima guerra. Il notiziario trasmette immagini da terzo mondo, in diretta televisiva dai teatri di violenza più gettonati. Spuntano volti emaciati, cornee giallastre infestate d’insetti, o ventri gonfi come bocce da bowling, ma solo nei luoghi caldi, mentre a settentrione il sangue è lo stesso, stessi drammi e stessa disperazione con densi fumi neri sullo sfondo, come tetri sipari sullo spettacolo della Nera Signora, in replica perenne, giunta dal cielo sul suo metallico destriero gravido di esplosivi . E poi roghi di morte, calcinacci imbiancati di polvere dove un tempo svettavano edifici, quartieri, città. Cazzo! Quanto ci azzecca la matematica a Natale.
Nessun ci obbliga a seguire il comportamento della massa lobotomizzata dal capitalismo.
RispondiEliminaIn realtà, lo specificherò, si tratta di un omaggio a Walter Matthau, ispirato dal tuo post ho immaginato e interpretato come avrebbe vissuto il suo personaggio il Santo Natale. Grazie per avermi fornito ispirazione e occasione di specificare
RispondiEliminaL'anonimo sono io, Painnet Blade, naturalmente
RispondiEliminaE che ti è successo? Non riesci a impostare il nick?
RispondiEliminaEiah, più che altro posto senza selezionare l' URL. Mi dimentico
RispondiEliminaVedo che ti stai lanciando in nuovi contenuti. Personalmente non sono interessato, anche se il post è molto divertente. E' vero, l'allibratore di quel film penserebbe così nel nostro mondo e a differenza di allora, oggi non l'apprezzerebbe nessuno, più che altro per la mancanza di ipocrisia, lato positivo del personaggio più volte messo in scena dal grande attore statunitense.
RispondiEliminaPerò mi domandavo se i tuoi più intimi lettori apprezzino questo cambio di binario. Io ti chiedo quando si ricomincia con le argomentazioni bibliche benché abbia apprezzato anche quello stacco su Aristotele. Davvero molto istruttivo. Credevo ne seguissero degli altri.
RispondiEliminaOk, se non dovessimo risentirci prima tanti auguri di buon Natale e felice Anno Nuovo anche a te.
Mi associo alla domanda di Agostino. Aspetto il seguito vdelc post su Aristotele in attesa di qualche nuova sulle tue ricerche sul mito e sulla Bibbia. Ma sei in una fase di stallo o tieni qualcosa in serbo per il nuovo anno?
RispondiEliminaSon sicuro che qualcosa bolle in pentola. Mi ricordo che tempo fa parlasti di un lavoro sull'Apocalisse. inoltre sarei interessato a leggere qualche nuovo testo oltre a quello del Casella e della coppia geniale Dechend, De Santillana. E' da molto che non menzioni testi di riferimento.
RispondiElimina@gostino.
RispondiEliminati domandavi se i nostri più attenti lettori abbiano apprezzato gli ultimi post. Devo dire che i nostri lettori , in gran parte non sono italiani, però gli ultimi articoli hanno, se non altro, avuto il merito di richiamarli all'ovile. I contatti stranieri infatti in queste ultime settimane sono calati molto. Se ne può concludere che nel nostro paese non vi siano tante persone interessate al mito arcaico. Come al solito il nostro vecchio paese rosicchia l'osso buco e si riscalda il brodino della tradizione, ovvero, la solita tiritera di prelati e accademici in pantofole e vestaglia da camera. Come in ogni settore artistico la novità arranca. In generale tuttavia, stiamo parlando di un sito che conta un migliaio di contatti a bimestre. Un po' pochino per trarre conclusioni.
@gostini e D@niele.
RispondiEliminaIn effetti il post di Aristotele ne prevedeva altri due, benché molto più macchinosi e meno fluidi del primo. Li riproporrò tutti e tre nel mese di Gennaio. Per quanto riguarda l'Apocalisse e le giuste attese suscitate da questo argomento, cercherò di proporre una sorta di interpretazione rispetto le tante allegorie e i simbolismi proposti dall'evangelista. Ma ne parlerò, nella speranza di ricevere utili dritte, nel commentario di questo post. Per eventuali pubblicazioni su questo spazio, dovremo aspettare ancora. In quanto ai testi di cui chiedevate, ho appena ricevuto l'ultima fatica del Casella , al quale sto abbinando la lettura di un libello dalle povere ambizioni: L'alchimia svelata dal mito. Per lo più si tratta di un amalgama ordinato di facili associazioni dell'autore, robetta senza gran valore, a mio parere e in rapporto ai nostri interessi. E poi ricorderei un testo da molti dimenticato: L'origine di tutti i culti , di Charles Dupuis. Se qualcuno l'avesse consultato gli sarei grato qualora mi passasse ragguagli e utili opinioni.
Andrea Casella? Ho letto il suo 'Alle radici dell'Albero cosmico'. Un testo scritto sulla traccia del Mulino di Amleto. Anche su YT interessanti interviste. Ma nessuno si arrischia sul terreno dell'Apocalisse
RispondiEliminaPer quanto posso ricordare nell' apocalisse vi sono troppi simboli, difficilissimo ricondurli a schemi cosmici. Con qualcuno può funzionare, ma che dire delle cavallette , degli scorpioni che portano sofferenze all'umanità? E poi c'è quel dannatissimo seicentosessanta sei. Credo che tutti abbiano fallito nel tentare di darne spiegazione. Si è tentato di tutto e sotto il profilo delle rappresentazioni astrali mi sembra che il compito sia anc he più difficile. Comunque l'argomento è troppo vasto per risolverlo in poco spazio e poco tempo
RispondiEliminaE poi ci sono i sigilli, le trombe etc. etc. Un bel casino. Occorre però cercare di fare chiarezza con l'impianto simbolico
RispondiEliminaNella settima parte del libro di Daniele, da noi pubblicata qui:
RispondiEliminahttps://arteeordineanarchico.blogspot.com/2021/12/le-tre-bestie-e-la-quarta-vien-da-se.html
si fa cenno All'Apocalisse, e in particolar modo ai 'sette tempi'. L'analogia coi sette sigilli e le sette trombe, balza all'occhio. Occorre riflettere bene su questi elementi.
I libri che vorrei leggere prima di lanciarmi sull'Apocalisse sono tre , di cui uno poco rilevante ovvero, L'alchimia svelata dal mito (Mimesis Edizioni). Sulla MACCHINA DEL TEMPO - saggio sulla cosmologia arcaica - di Casella vorrei soffermarmi meglio e approfonditamente , mentre del testo di Giulio Guidorizzi, I miti delle stelle, avendolo ricevuto in regalo, non ne so nulla e non posso ancora esprimere un giudizio (personale) di qualità. Il tutto richiederà qualche tempo, però se qualcuno ha già letto questi tre libri, o uno di essi, e ne vuol discutere mi trova anche alla mail :
RispondiEliminaatzorifabio64@gmail.com
Auguri anche a te, a voi. Finalmente si riparla di stelle.
RispondiEliminaAggiornamento tratto da un'interpretazione del libro di Daniele: I sigilli potrebbero indicare la fine, la chiusura di un' epoca, così come Daniele doveva porre dei sigilli ai peccati commessi dal suo popolo. Non a caso i sigilli sono sette come le epoche della dannazione e del peccato commesse dall'umanità dopo l'armonia dell'Età dell'Oro. Invito alla riflessione su questa soluzione. Forse può essere un primo tassello del complicato enigma del libro dell'Apocalisse.
RispondiEliminaAuguri di Buon Natale Blade. In quanto ai sigilli, sono d'accordo perché è scritto in Ap che sarà l'Agnello sacrificale a rompere quei catenacci posti a sigillare i mali compiuti dall'umanità. Mi sembra si possa intendere così.
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RispondiEliminaRicambio gli auguri , Daniele . Rispetto a quanto detto sull'Apocalisse, aggiungerei che i primi passi del libro non trattano numeri, a parte il sette (Le stelle, le chiese, i sigilli e le trombe), benché il Cristo vestito di una tunica pare somigliare, per caratteristiche delineate dall'autore, il gigante del sogno di Nabucco (Libro di Daniele). In questi nostri articoli, non so se qualcuno lo ricorda, generalmente quando si parla di drappeggi , tuniche o veli, si è inteso fossero rappresentazioni di cicli temporali. Il Vivente che si definisce alfa e omega, a mio avviso potrebbe indicare l'estensione temporale dei famosi sette tempi scanditi rispettivamente dall'età dell'Argento (Capelli bianchi come 'neve' recita il versetto Ap 1, 14), del fuoco (Terra combusta provocata dalla scansione stagionale rappresentata dagli occhi fiammeggianti) e del bronzo, elementi che compaiono nel Vivente della Rivelazione finale. Sono i tempi compresi fra l'età dell'oro (Rappresentata dalla cintola d'oro stretta in vita del Cristo, come a tenere insieme i sette cicli temporali durante i quali l'umanità si è degradata per demeriti propri) e i flagelli apocalittici.
RispondiEliminaIn pratica sono i tempi del semi ciclo precessionale in cui l'umanità corrotta ha provocato l'intervento del Salvatore, l'Agnello.
RispondiEliminaqualcosa di più del ciclo precessionale, visto che questo è preceduto dalla fase argentea (I capelli del Vivente che 'apre e chiude le porte').
RispondiEliminaEffettivamente le analogie da voi riscontrate sembrano attinenti. Anche quando viene chiesto a Giovanni di riportare alcuni messaggi agli angeli delle sette chiese , si entra nel merito di realtà infettate dal peccato. Soprattutto per quanto concerne le chiese di Sardi Filadelfia, o Laodicea. Ogni brano comincia col rimarcare le virtù degli angeli posti a guardia delle città (Cioè delle condotte dei loro abitanti) per poi terminare con esortazioni di obbedienza e fedeltà
RispondiEliminaLa formula d'esordio del Cristo viene dettagliata da un particolare dello stesso menzionato in precedenza. Così ad uno si rivolge per nome di Colui che porta sette stelle sulla mano destra , a un altro angelo si rivolge come Colui che ha sconfitto la morte, a un altro come quello che apre tutte le porte e chiude quelle già aperte, e così via. Ma in sostanza gli abitanti di quelle città dell'Asia sono un campione rappresentativo dell'umanità corrotta, e pertanto ecco tornare il motivo dei sette tempi di degrado racchiusi fra l'età aurea e quella della Salvezza (Finale).
RispondiEliminaNon mi soffermerei poi tanto su questi passi, privi quasi totalmente di numeri, mentre preferirei analizzare il capitolo del libro coi sette sigilli e il motivo del trono su cui siede il Cristo che ha sconfitto la morte e che viene retto da quattro 'Viventi', indiscutibilmente rappresentati dalle ere precessionali personificate nei simboli astrali/precessionali dei quattro evangelisti. Nell'ordine, il Leone, il Vitello (Toro), l'Uomo (Acquario) e l'Aquila /Scorpione .
I sette tempi della scala Mantanvarah non combaciano però coi sette tempi dell'emiciclo cristiano che comprende i sei, dalla casa dei pani a quella dei pesci, + l'Acquario. Poco più di 13000 anni.
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RispondiEliminaIo escluderei l'emiciclo dei 13000 anni perché non spiegherebbe il motivo dei capelli bianchi indicante l'era dell'Argento . La visione apocalittica di Giovanni evidentemente parte da un contesto universale e pone l'uomo in veste bianca entro un lasso di tempo geologico- mitologico ampio nel quale dopo l'Argento ci sarà il fuoco e il fenomeno della terra combusta dovuto alla presenza delle stagioni. Ma di questo avete parlato e scritto in abbondanza su questo sito.
RispondiEliminaCercherei invece di analizzare meglio riferimenti astronomico-temporali nelle descrizioni delle sette chiese. In quella di Efeso, ad esempio, si identifica colui che parla tenendo nella mano destra sette stelle. Nel pezzo si comincia con lodi verso l'angelo fedele però poi si vanno a citare alcune sue inadempienze e si prosegue con una esortazione poco amichevole, quasi una minaccia: ''Altrimenti io verrò da te e, se non ti sarai convertito, rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto.'
RispondiElimina- Ed infine conclude che , in caso di ubbidienza e adempimento delle attese, l'angelo vittorioso 'potrà mangiare dall'albero della vita che è nel paradiso di Dio'.
In effetti questi riferimenti sembrano abbastanza comprensibili; non è così invece nei brani sulle altre chiese, benché lo scritto mantenga elementi comuni.
I DIECI GIORNI
A Smirne - nell'odierna Turchia - il Signore si qualifica come 'Il Primo e l'Ultimo', e contemporaneamente come colui che ' giacque morto e poi resuscitò '. Qui compare una cifra: si parla del diavolo che mette in carcere alcuni fedeli che dovranno dimostrare di esserlo (fedeli all'Agnello) resistendo a una tribolazione di dieci giorni . La ricompensa per il vittorioso sul diavolo è la vittoria sulla morte. Ma rimane il motivo dei dieci giorni di tribolazione. Come inquadrarlo nello schema dei sette tempi del Mantanvarah?
proverei a indagare sulle descrizioni sulle 7 chiese alla ricerca di indizi che ci portino a considerare uno dei due schemi temporali in gioco
RispondiEliminaQuali schemi temporali?
Eliminauno generale che abbiamo visto corrispondere al Mantanvarah e uno cristologico, nell'arco di 13000 anni circa
EliminaNella citazione di Efeso si ricorda l'albero della Vita, l'Axis Mundi pagano, mangiare i suoi frutti significherebbe proseguire a scorrere secondo i cicli equilibrati del paradiso (Mondo cioè privo degli sbalzi stagionali). Se inoltre, come spiegato in precedenza, il candelabro rappresentasse uno dei sette tempi , rimuoverlo dal suo posto potrebbe significare eliminarlo dal tempo eterno della salvezza. In sostanza si proclama l'auspicio di un ritorno ai tempi armonici e sereni precedenti all'era dell'Argento, quelli delle origini, ovvero, quelli dell'Età dell'Oro biblica.
RispondiEliminaEra dell'oro biblica? Ovvero?
EliminaIndubitabilmente la descrizione dell'Eden in Genesi, riguarda l'età dell' Oro biblica
EliminaPer quanto concerne la chiesa di Smirne, opterei per l'Era dell'Aquario (Senza c). I dieci giorni di carcere indicherebbero in questo caso, i giorni amputati all'Aquario di cui abbiamo scritto in precedenza. In questo caso i dieci giorni corrisponderebbero a dieci giorni/gradi precessionali, ovvero, a 720 anni solari. Ma la mia è solo una supposizione. In realtà preferirei non soffermarmi troppo su questi passi quasi del tutto privi di numeri.
RispondiEliminaSeguo , o provo a seguire la traccia da te impostata. Siamo alla chiesa di Pergamo. L'uomo in veste bianca si qualifica come possessore della 'spada a doppio taglio. Questa figura simbolica è controversa , il significato mi sfugge. L'angelo di Pergamo è lodato per la sua fermezza, soprattutto perché è in prossimità della casa di Satana. Lecito chiedersi dove Satana possa tenere dimora se non nel punto in cui il Salvatore è più debole, cioè quando nasce. Lì è fragile (La notte è al suo massimo potere, contro il sole 'bambino'. Se la mia interpretazione è corretta, deduco che siamo in prossimità del 'punto zero, il punto di transizione fra le epoche del peccato e quelle della salvezza che col Salvatore Bambino hanno ufficialmente inizio. Mi fa pendere per questi significati anche il passo in cui si dice che è stato messo a morte un 'testimone fedele, e si specifica nel testo che là Satana ha la sua dimora. A mio parere questo fedele testimone è il Battista. Fonti esterne a questo sito (nel libro di Pier Tulip che ci consignliasti tempo fa) indicano chiaramente che il Battista quando dice di fermarsi dove il Cristo 'comincerà a crescere' , potrebbe rappresentare il punto di passaggio fra il sole morente precedente al solstizio invernale e il sole nascente posteriore allo stesso solstizio. Tutti elementi connessi fra loro. Poi nel paragrafo della chiesa di Pergamo si menziona Balaam e la corruzione da lui portata e poi si conclude con la minaccia della spada. Al vittorioso si promette, infine, la manna nascosta' e il 'sassolino bianco'. Ma sul significato di questi due elementi conclusivi del paragrafo mi trovo in seria difficoltà.
RispondiEliminaLa spada a doppio taglio. Abbiamo sempre inteso che il simbolo della spada, o della lancia, riporti il significato di punto di transizione fra due epoche. Mettendo insieme la casa di Satana, il punto cioè dove Satana è più potente, la figura di Ponzio Pilato, e non ultima quella di Longino , la spada a doppio taglio indicherebbe che il Dio è presente sui due versanti del tempo , prima e dopo la nascita del Cristo. Longino infatti usa la lancia in una direzione , indica – secondo - me il tempo della conversione, mentre il significato di Pilato Ponzio, ( portatore di lancia che viene dal mare ) indica il tempo in cui Satana è più presente che mai. Ma si tratta di un tempo parallelo dove bene/Dio e il male/Impero Romano si contenderanno il predominio. Sono perciò tanti indizi con un' unica accezione: siamo nel punto di passaggio fra l'epoca dell'Ariete e quella dei Pesci (Elemento correlato al mare/pontium ma anche al numero cinque che è un'altra traduzione del termine 'Ponzio'. Se dunque l'era fosse, come da noi sostenuto, quella dei Pesci , dopo le altre due rispettivamente settima e sesta/Efeso e Smirne, Pergamo corrisponderebbe come cifra alll'era numero cinque: Ponzio per l'appunto
Eliminaper quanto riguarda il sassolino bianco, questa è la mia tesi:
EliminaAt 26:10, menzionando l'autorizzazione avuta dai capi dei sacerdoti, Paolo dice riguardo all’esecuzione dei discepoli di Yeshùa: “Quand'erano messi a morte, io davo il mio voto”. Paolo dice esattamente: κατήνεγκα ψῆφον (katènenka psèfon), letteralmente “gettai giù una pietruzza” . Nei tribunali, per emettere il giudizio erano impiegate delle pietruzze (sassolini), di colore bianco per l’assoluzione e di colore nero per la colpevolezza; i giudici di corte gettavano il loro sassolino in un’urna per votare. “
Pilato vuol dire ' portatore di giavellotto
EliminaE siamo alla quarta chiesa, quella di Tiatira. Se il tuo suggerimento è giusto, e quindi se la chiesa di Smirne può essere correlata all'Acquario, quella di Pergamo ai Pesci e, in senso precessionale, Tiatira dovrebbe rappresentare l'era dell'Ariete. Vediamo come stanno le cose rispetto l'impianto simbolico-allegorico qui adottato. Il brano comincia con gli occhi ardenti e i piedi di bronzo del Vivente in tunica bianca. . L'angelo sembra appartenere alla schiera dei fedelissimi, anche se gli si rimprovera di tollerare Gazabele, la prostituta. Sul punto in cui si scrive ' io sono colui che scruta i reni e il cuore', mi prendo una pausa di riflessione. Non riesco proprio a raccapezzarmi su questi significati. Domando supporto tecnico e aspetto.
RispondiEliminaLa spiegazione simbolica sull'uso del termine 'reni' la si può facilmente trovare in rete. Ripeto però che a noi queste raffigurazioni proprie della cultura ebraica non interessano più di tanto. Ciò che cerchiamo di capire sono i numeri.
RispondiEliminasu quelli la rete non si dimostra poi così esaustiva. Bel lavoro Blade! E buon anno!
RispondiEliminaBuon anno anche a te , Daniele. E grazie per l'incoraggiamento
RispondiEliminaSuggerirei, per gli interessati alla discussione sull'Apocalisse di trasferirci sul commentario del prossimo post , https://arteeordineanarchico.blogspot.com/2023/12/in-quanto-allapocalisse.html
RispondiEliminail quale nella suo contenuto sarà più rappresentato nel commentario che nel testo del post di cartello, che poi è solo una foto. Eventualmente sfrutteremo la pagina pubblica per introdurre nuove foto o illustrazioni utili alla comprensione dei commenti.