giovedì 23 luglio 2020

Scopi del Blog

Per quanto possa fregare a qualcuno mi sono finalmente deciso a esporre gli intenti che hanno ispirato la realizzazione di questo piccolo spazio telematico. Ho concepito l'idea di un blog fantasma  (oscurato cioè ai motori di ricerca di Google) non tanto per raccogliere consensi a piene mani, né per promuovere i contenuti di un prodotto finito e in attesa di esser venduto, ma più che altro per portare a compimento due progetti di carattere letterario: un saggio e una narrazione.



                                                                     Il saggio

Su alcuni articoli , che si potranno visionare in sequenza digitando la voce 'cielo' sulle etichette dei relativi post che la contengono, abbiamo già cominciato a trattare i temi portanti di un saggio sul  linguaggio arcaico.  Secondo noi gli antichi, attraverso narrazioni all'apparenza fantasiose (contenuti favolistici)  definivano tempi e durate di fenomeni astronomici. Questi dati erano dunque celati nel testo in forma cifrata  e potevano essere rivelati solo attraverso l'applicazione di un peculiare criterio  analitico. I numeri menzionati frequentemente nella Bibbia, ad esempio , non sono porzioni di testo buttate lì a casaccio (come sostengono molti studiosi ) ma codici che riconducono a misure precise sulla durata di particolari fenomeni astronomici. Ci siamo chiesti  se le centinaia di anni di vita dei patriarchi antidiluviani volevano solo rappresentare la longevità di esseri soprannaturali ( o che altro?).
 Questi numeri, è bene meditarci su attentamente, al contrario delle parole (porzione alfabetica del testo)  non hanno subito nel tempo manipolazioni di sorta, forse perché frettolosamente archiviati come elementi inaffidabili e spesso imprecisi. Prove alla mano, abbiamo invece dimostrato che i numeri biblici nascondono misure assai precise.

                                                                      Il romanzo

  Il secondo progetto che vorremmo portare avanti in queste pagine telematiche riguarda invece la stesura di un romanzo. In questo caso abbiamo pensato di coinvolgere i lettori in ogni passo della narrazione e costruire così, in un impegno di lavoro collettivo, le vicende di alcuni personaggi chiave dei racconti biblici, per poi aprire finestre interpretative possibili e addentrarci nelle virtù di un linguaggio costruito  per consentire un orientamento interpretativo.
Il racconto prevede - in linea di massima - un canovaccio di riferimento,  un solco cioè dal quale la trama potrà biforcarsi ed all'interno della quale si lascerà ai lettori/autori la possibilità di definire varianti e percorsi narrativi del tutto autonomi. Insomma, più facile a farsi che a dirsi...
Il progetto vorrebbe anche dedicare ampi spazi alle illustrazioni, chi vuol collaborare deve soltanto rispettare i canoni dello stile  steampunk



  Fra gli altri temi, ciò che un lavoro del genere si propone di affrontare è la questione della versatilità della lingua, della sua instabilità semantica, in forte antitesi col motto scripta manent che vorrebbe illusoriamente convincerci del carattere di inalterabilità insito nella testimonianza scritta, per dire in fin dei conti, che le lingue scritte (non solo quelle a-vocalizzate) non garantiscono affatto questa supposta univocità di significati, non riportano coerenza o attendibilità storica in misura più efficace di un racconto tramandato oralmente. Onde capire bene questo concetto occorrerà altresì studiare gli elementi del criterio selettivo usato dagli storici per valutare  l'attendibilità di reperti antichi e imparare a considerare vari parametri utili a questo scopo, come datazione, autenticità dei reperti e conciliabilità delle fonti (eterogenee). A questo punto, inutile dire che le domande sono gradite e necessarie.


                            Le lingue scritte non garantiscono univocità di

                        significati in misura maggiore di quelle parlate



  La narrazione  che proporrò in varie puntate, non dovrà quindi esser considerata un'opera letteraria finita, ma semmai la superficie piana di un tavolo di lavoro su cui confrontarsi continuamente in via teorica e soprattutto pratica, ovvero, entro le incognite  di un impegno congiunto che non esiterei definire, in questa forma, del tutto sperimentale. 

Per chi vuol cominciare a documentarsi, quattro opere imprescindibili:
Giorgio de Santillana, Martha von Dechend - Il Mulino di Ampleto . Ed Adelphi


Giorgio de Santillana, Martha von Dechend  - Sirio. Ed. Adelphi



Giorgio de Santillana  - Fato antico e fato moderno. Ed. Adelphi



Andrea Casella - Alle radici dell'albero cosmico. Lulu Edizioni.



Ovviamente,  nessuno verrà lasciato solo! Siamo a disposizione per eventuali chiarimenti

                                                                                                         Fabio Painnet Blade
                                                                                                        atzori.fabio@email.it


giovedì 16 luglio 2020

Numeri non parole

  Abbiamo visto in precedenza (Qui) come e in quale veste i libri della Bibbia siano giunti fino a noi e quante modificazioni abbiano subito nel tempo.  Eppure non sono affatto pochi quelli che credono ancora che essi abbiano mantenuto inalterati  i significati delle origini.
Nei secoli passati questi testi tanto preziosi sotto il profitto devozionale, sono stati continuamente rivisitati secondo lo schiribizzo (leggi, la convenienza) di coloro che possedevano abbastanza autorità per poterne cambiare l'impostazione e perfino il senso, senza chiedere permesso a nessuno.
Ciò che non pare proprio aver subito contaminazioni dai tempi della stesura dei masoreti della scuola di Tiberiade (VII secolo d.C.), è invece il principio dell'unicità del Dio ebraico.
Ne abbiamo discusso amichevolmente qui , con il giovane scrittore Marco Candida , sul blog letterario Vibrisse.




A parte la solidità di alcuni concetti, peraltro non riconosciuta unanimemente, su gran parte degli scritti biblici , per ciò che concerne la porzione alfabetica, gravano pesanti sospett di manipolazione, ma non di contraffazione.

                                               I grandi manipolatori della Bibbia

   Nella lista dei grandi manipolatori della Bibbia spicca, per regale arroganza e invadente autorità, la figura di quello psicopatico di Enrico VIII; benché ve ne siano altri, pescati perlopiù dall'ambiente monastico e clericale,  di recente, a questo ridondante calderone  di interpreti, si è aggiunta  anche la nutrita compagine dei 'traduttori letterali', una categoria di studiosi intenti a promuovere con  costanza e ottimi profitti l'idea che, quanto riportato nei testi della tradizione ebraica, sia cronaca fedele di fatti realmente accaduti. Nonostante ciò, vorrei ribadire con forza, pur correndo il rischio di essere frainteso, che in fondo la Bibbia non è mai stata falsificata. Proprio così: non lo è mai stata, perché, in caso contrario,  i suoi autori avrebbero usato un linguaggio preciso, a prova di  contraffazione, mentre l'utilizzo di un idioma sprovvisto di vocali, sembrava invece voler facilitare l'intervento esterno e la creazione di versioni differenti, dato che la vocalizzazione concepita dai traduttori di turno, avrebbe consentito di fornire una vasta gamma di significati alternativi,  non necessariamente riconducibili all'originale di cui nulla - fino a prova contraria -  è dato sapere. 



   I veri Autori della Bibbia, quelli che per primi hanno composto i versetti  noti a tutti, debbono essersi ingegnati a utilizzare uno strumento linguistico molto particolare e funzionale ad eventuali adattamenti, cioè  fatto apposta per essere rivoltato o stravolto a seconda dei significati che si volevano inserire. Ed allora, a meno di non voler considerare questi antichi autori degli sfaccendati, bisogna pensare che essi abbiano creato volontariamente i presupposti affinché il testo base potesse essere adattato a circostanze storiche e alle idee (in realtà, ideologie) di un qualsivoglia sovrano conquistatore, il quale, nel timore di vedere oscurati i valori e le conoscenze scientifiche della propria civiltà (quella dei dominatori) ad opera di documenti concepiti in seno a una cultura sottomessa, non decidesse di punto in bianco di eliminarli dalla faccia della terra. La precauzione ideata dagli antichi eruditi ebrei sembrerebbe più che giustificata alla luce del macello perpetrato in Sudamerica dalla premiata ditta iberica Pizzarro & soci e dal trattamento riservato a testi sacri di quelle lontane civiltà.

Penso allora di poter concludere che l'adozione dell'ebraico a-vocalizzato da parte degli  sconosciuti Autori della Bibbia, sia stata una genialata non da poco, pensata per proteggere qualcosa. Ma a questo punto sorge spontaneo un interrogativo: cosa intendevano preservare?

giovedì 2 luglio 2020

Il Dragone dell'Apocalisse

Debolezza metodologica delle traduzioni letterali

Il metodo del 'facciamo finta che tutto sia vero' , condiviso  da centinaia di migliaia di lettori e  caro alla scuola dei traduttori letterali nati dalla costola del defunto Zecharia Sitchin, si regge su tre principi alquanto distanti dalla logica scientifica

1) che i nostri antenati disponessero cognizioni astronomiche elementari
2) sulla possibilità che essi avessero vissuto incontri ravvicinati del primo tipo
3) sull'idea che le stelle raccontassero l'epopea di civiltà provenienti da galassie lontane

Il drago menzionato nei testi profetici e nell'Apocalisse di Giovanni, secondo i teologi, sarebbe soltanto una variopinta rappresentazione del demone  che affligge l'umanità, mentre per gli psicologi riguarderebbe il male inconscio che fa parte del nostro animo . I promotori del metodo che prevede la traduzione alla lettera delle Sacre Scritture, fedeli al motto del 'facciamo finta che tutto sia realmente esistito', irridono da tempo le soluzioni delle esegesi clericali e sbeffeggiano la loro indignata pretesa di autorità. Eppure, del frutto impegnato delle loro proposte, non ci resta altro che l'immagine di un mostriciattolo volante, che vorrebbero convincerci essere davvero esistito in tempi lontani. Non ci vuol molto a capire che essi, proprio come i loro più acerrimi detrattori, ignorano i criteri del linguaggio del mito appannaggio dei nostri progenitori, tutt'altro che stupidi e primitivi! 


  Ma se, a conti fatti, questo è il miglior risultato prodotto dall'indefesso lavoro di esperti studiosi del greco e dell'ebraico antico, preferiremmo tenerci stretta la rassicurante superbia dei vecchi boriosi in abito talare e le speculazioni di qualche simpatico strizzacervelli.