giovedì 14 maggio 2020

Il cielo è la misura del tempo


   Gli antichi greci chiamavano il cielo cosmos (ordine) sebbene sapessero non fosse esattamente così ed anche agli occhi di popolazioni  vissute migliaia d’anni prima, doveva esser ovvio che quest’ordine celeste, alla lunga, non lo si potesse imbrigliare entro ferree leggi di calcolo.   Le tradizioni arcaiche contemplavano un’armonia dell’universo transitoria, che doveva ad un certo punto finire per lasciar posto ad un ordine interamente riformato. Il vecchio sistema, non più leggibile come cosmo, crollava, e con esso cedeva  il perno logoro di una macina di pietra  millenaria che, senza una degna successione avrebbe consegnato il mondo nelle mani  dell’anarchia (imprevedibilità) più assoluta. L’accuratezza delle previsioni umane dipendeva infatti dai cicli regolari degli astri e tutto ciò che non si conformava a questa necessario principio d’ordine era  ritenuto figlio del caos, eppure non meno divino. 

    Il meccanismo anarchico delle stelle

     Se il ventun Marzo ci fossimo alzati prima dell’alba, (quando domina l'oscurità) e  avessimo sollevato il naso al cielo, a est, proprio nel punto in cui stava per sorgere il sole, avremmo avuto occasione di distinguere il bagliore di alcune stelle appartenenti alla costellazione dei Pesci (fig 1; dettaglio in fig 2). Intorno al venti Giugno, al posto dei Pesci - sempre  prima dell’alba - sarà visibile la costellazione dei Gemelli.  Fra mille anni i Pesci avranno lasciato posto all’Acquario; fra tremila al Capricorno, mentre nei tremila anni precedenti, lo stesso punto del cielo oggi occupato dai Pesci, l’equinozio di primavera avrebbe ospitato gli astri del segno dell’Ariete.

figura 1


    Se prendessimo insomma come riferimento la data dell’equinozio primaverile, per un tempo lungo un buon paio di decine di migliaia di anni (in realtà quasi 26.000) vedremmo alternarsi in quel punto del cielo, a quella stessa ora (cioè poco prima dell’alba, ma seguendo il senso inverso a quello annuale) tutte e dodici le case zodiacali                                     https://www.youtube.com/watch?v=emRRCoraQaQ

    Nella notte dei tempi, quando i nostri progenitori si dedicavano all’osservazione del cielo notturno, forse qualcuno si rese conto che il sole non sorgeva e non tramontava sempre nello stesso luogo, o dietro la stessa montagna. Andava e tornava, oscillando lentamente fra due punti estremi. Dopo un anno sembrava riportarsi al punto di partenza, ma non era propriamente così. Infatti, se un uomo avesse rilevato a terra un punto esatto nel quale ogni anno avrebbe potuto veder sorgere il sole, alla fine della propria vita si sarebbe accorto che neppure quel piccolo punto all’orizzonte si manteneva fermo, nel senso cioè che anno dopo anno il sole  tendeva a spostarsi di lato.


*da un contributo del lettore Yesterday Man:                                                                                                                                    per fissare lo spostamento del sole sull’ orizzonte si passò, probabilmente, dai rilievi naturali a dei sistemi artificiali: dapprima dei pali in legno ed in seguito in pietra, come fu fatto a Stonehenge





   Se perciò quell’uomo curioso avesse vissuto settanta anni,  avrebbe potuto apprezzare uno scarto netto (fra il punto che aveva segnato a terra all’inizio della rilevazione e quello stimato), di circa un grado angolare. Forse da allora, i nostri antenati cominciarono a capire che il cielo in definitiva non ruotava in maniera regolare, ma era come la macina di un grande mulino che ‘perdeva colpi ’  al punto da sfasare il corso del tempo, non consentire cioè agli osservatori di valutare una traiettoria netta dei millenari percorsi  astrali.

   Da quella consapevolezza cominciarono forse a comprendere che il cielo è ordine sì (cosmos), ma… fino a un certo punto; oltrepassato il quale, sarebbe stato necessario insomma,  ri-calibrare tutto il meccanismo celeste.             

    




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sabato 2 maggio 2020