lunedì 31 luglio 2023

La profetica battaglia di Giorgio Israel

La profetica battaglia di Giorgio Israel, contro l'uomo ridotto a macchina.                                                                 Articolo della giornalista Nicoletta Tiliacos, pubblicato il 24 settembre 2016  sul Foglio.

Quel che gli consentì di far convivere i differenti aspetti della sua attività fu, da un lato, la visione storica e laica della religione, e dall'altra parte il punto di vista 'culturale', e mai soltanto tecnico della ricerca scientifica. Con queste parole lo storico della matematica e della scienza, Giorgio Israel, a lungo firma illustre del Foglio, rendeva omaggio a suo padre, Saul, medico e scrittore. Ora che il calendario ci ricorda che da un anno Giorgio Israel ci ha lasciati ( è morto a settant'anni , il 25 settembre 2015) quelle stesse parole, soprattutto nella parte che valorizza l'esperienza scientifica come fatto culturale, ci sembrano più che mai capaci di sintetizzare anche la sua esperienza di studioso. Ne troviamo testimonianza fino all'ultimo lavoro scientifico di Israel, uscito postumo per Zanichelli qualche mese fa,  intitolato “Meccanicismo. Trionfo e miserie della visione meccanica del mondo.” .  Quella del vivente come macchia è un'idea che, appena nata, entrò subito in una crisi “interminabile”,  come la definisce Israel. Una crisi che però assomiglia a una paradossale forma di successo. Pensiamo all'ambizione di misurare matematicamente manifestazioni della vita e dell'umano come la sfera morale, ma anche fenomeno biologici, sociali ed economici.  Quante volte ci è capitato di leggere delle neuroscienze che 'misurano' la tendenza al tradimento, l'inclinazione ad avere una fede, la capacità di scelta o il livello di consapevolezza di una decisione politica. E se l'uomo è una macchina, perché rinunciare a misurare anche il senso del dovere, la compassione o l'avarizia? Israel ricorda che la prima vittima di questa impostazione fuorviante è proprio la matematica, strappata al suo ruolo speculativo e costretta a misurare il non-misurabile. L'uomo ridotto a genoma e neuroni, ampiamente modificabili, è il sogno – l'incubo – antiumano contro cui Israel ha combattuto con lucidità e passione. In buona compagnia, se è vero che, anche Karl Popper affermava di considerare “la dottrina secondo cui gli uomini sono macchine non solo fallibili, ma tendente a minare un'etica umanistica” . Corollario naturale di questa battaglia, che per Israel è durata una vita, è stato l'impegno affinché i luoghi istituzionali di trasmissione della conoscenza, dalle scuole elementari fino all'università, non si riducessero, come troviamo scritto in un documento ministeriale francese di qualche tempo fa, in un “self service dove si passa per approfittare di un clima di fiducia”. E' fin troppo facile, oltre che assai malinconico, dover constatare come i timori di Israel trovino  sempre nuove  conferme, così come trova conferma l'ostilità a un'idea di apprendimento  matematico che non sia finalizzato soltanto all'applicazione pratica.                 “ La matematica è una miscela di logica e intuizione informale”, avverte Israel e scienza e matematica, prima di servire a formare periti chimici o geometri, costituiscono per tutti un'introduzione alla filosofia, un invito a porsi domande sul mondo, un modo per far lavorare creativamente il pensiero. Anche di questo si parlerà in un incontro dedicato a Giorgio Israel, che si terrà a fine novembre a Bologna, a partire dai temi affrontati nel suo contributo al pamphlet “Abolire la scuola media?” Il Mulino Editore.), scritto con Cesare Cornoldi e pubblicato nel settembre 2015, pochissimi giorni prima della sua morte. A quella domanda per inciso, a differenza dell'altro autore , Israel rispondeva categoricamente di no. La scuola media e la differenziazione dei tre cicli scolastici che oggi qualcuno vorrebbe abolire epr approdare ad un'indistinta e paludosa palestra di 'auto-formazione' , hanno funzionato molto bene prima dell'affermazione di una tendenza che vede la scuola esclusivamente come luogo di formazione della forza lavoro. “A essere sbagliata non è la 'vecchia' scuola media, ma quest'  idea – dice Israel – figlia di economisti della scuola che hanno lavorato alacremente per ridurre le pratiche di insegnamento alla somministrazione di test e quiz”.


Interessante lezione di Giorgio Israel sulla meccanica aristotelica qui  



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