A costo di spostare su un versante romantico la china delle nostre analisi, ci piace pensare che, forse, i sacerdoti di Israele fantasticarono un giorno di portare in tributo al loro dio, nientemeno che la luna, quando nel sacro Libro di Esdra, inserirono cifre e misure riguardanti il diafano satellite terrestre nel suo ciclico movimento celeste. Non deve stupire , allora, se mascherati da sicli del tempio, nel testo siano menzionati numeri perfettamente compatibili con la velocità della luna.
Nel Libro dei Numeri, oltre i famosi censimenti del popolo israelita, abbiamo visto che le offerte dei capi delle dodici tribù hanno rivelato alcune cifre, curiosamente molto simili alle distanze (espresse in gradi d'arco) percorse dal sole e dalla luna nelle rispettive orbite 'circolari', così come prevedeva il rigoroso modello planetario teorizzato dagli astronomi del tempo. Nonostante la fallibilità di quei concetti, l'ignoranza del pi- greco ed altre ingenuità di quei solerti osservatori del cielo, le misure delle dimensioni lunari e della sua orbita intorno alla terra, erano state clamorosamente azzeccate, o meglio sarebbero state clamorosamente azzeccate, nel senso che, gli antichi astronomi israeliti avrebbero avuto tutti gli strumenti per farlo. Non voglio parlare a sproposito di tecnologia aliena, ma alludo più propriamente a poche conoscenze di carattere matematico e geometrico; le 'poche' e indispensabili a svolgere semplici calcoli, così come cercheremo di dimostrare da qui in avanti. Nel 7° capitolo del Libro dei Numeri sono riportate le offerte di ciascun principe israelita destinate all'altare dei dio unico, alcune in metalli preziosi sotto forma di argenteria e vasellame, altre corrisposte in capi di bestiame; di questi, una parte era stata destinata agli olocausti, una al sacrificio espiatorio ed un'altra era stata raccolta per 'sacrificio di comunione'. Si tratta di dodici distinte offerte la cui somma finale, una volta convertita in 'sicli del tempio' , ha dato come risultato il (misterioso) numero 2520. Così nel testo: 2400 sicli d'argento riguardavano la somma dei 12 piatti e dei 12 vasi d'argento, mentre i 120 sicli d'oro riguardavano le 12 coppe d'oro consegnati dai capi delle 12 tribù d'Israele.
1560 sicli (piatti d'argento) + 840 sicli (vasi d'argento) + 120 sicli d'oro (coppe d'oro)
Per quanto concerne la sommatoria di tutti i capi di bestiame portati in tributo di devozione, abbiamo contato la bellezza di 252 capi fra giovenchi, arieti , agnelli e capri. Prendendo in esame queste cifre, e rapportate alla misura di un qualche fenomeno astronomico, ci è parso che, 2.520° gradi (Nel testo si parlava di sicli) corrispondevano al percorso della luna sulla circonferenza terrestre (considerando quest'ultima come base di calcolo), ai gradi cioè che avrebbe percorso in una settimana. In un ciclo completo la luna avrebbe percorso 10080° gradi.
La luna, corpo celeste di grande importanza per gli astronomi israeliti
650 talenti d’argento = sicli 1.950.000
vasellame( o arredi) per 100 talenti d’argento = sicli 300.000
100 talenti d’oro = sicli 300.000
20 coppe d’oro da mille dàrici = sicli 16.000
2 vasi di bronzo pregiati come l’oro
La somma dei sicli della copiosa raccolta stabilita per la costruzione del nuovo tempio di Gerusalemme (Correva l'anno della deportazione in Babilonia, e quindi il periodo successivo alla prima distruzione del Tempio, ad opera di Nabuccodonosor) contava la bellezza di 2.566.000 sicli suddivisi in 2250000 sicli d'argento e 316000 sicli d'oro. Una volta addizionati altri 6000 sicli d'oro (Il peso dei due vasi di bronzo 'dello stesso valore dell'oro') si poteva stimare un totale di 2.572.000 sicli. A nostro avviso è importante tener conto della suddivisione dei sicli a seconda del loro valore e del metallo prezioso; di sicuro in molti si saranno posti la stessa domanda: perché i redattori del testo hanno specificato una tal scomposizione? Per venire a capo di questo giusto interrogativo, bisogna pensare che questi sapienti dediti all'osservazione del cielo, concepissero un sistema in cui la terra gravitava, immobile, al centro, e intorno ad essa ruotavano i cosiddetti cieli ( o 'sfere'), il primo dei quali era occupato dalla luna, poi venivano Venere e Mercurio e quindi, il sole con la sua potente energia calorifica e luminosa.
Abbiamo visto come essi valutassero le loro velocità in relazione alla superficie terrestre e all'irraggiamento esercitato sulla stessa dai due corpi celesti, in special modo dal più luminoso: il sole sfrecciava a 15° gradi orari e la luna a 14°. Da queste stime di moto avrebbero poi calcolato, con un'approssimazione incredibile, le dimensioni della stessa luna, quelle della sua orbita e , come abbiamo già spiegato in precedenza, anche la sua distanza dalla terra. Ed è proprio quest'ultimo dato, peraltro assai preciso, che ci ha convinto a proseguire il precedente ragionamento. Insomma, quei due milioni e duecentocinquantamila sicli d'argento, sono sembrati troppo netti , troppo collimanti col dato reale, per esser considerati diversamente da ciò che assomigliavano, ovvero, all'effettiva distanza della luna dalla terra (espressa in stadi , naturalmente). Anche cambiando prospettiva e prendendo in considerazione l'aspetto simbolico delle scritture, non possiamo ignorare il significato del tributo devozionale, che in pratica rappresentava una sorta di espediente per ricostituire in terra, le fattezze dell'entità spirituale suprema. Il Tempio allora era come la dimora dello stesso dio e le offerte non sarebbero state che il necessario ponte materiale per ricongiungersi ad esso, allo Spirito dunque. Ma come umani, non si poteva che ricorrere alla materia, e quale simbolo materiale è più esplicito della ricchezza? Ottenuta magari per privazione, privazione materiale uguale tributo sacro. L'offerta di metalli preziosi per la ricostruzione del Tempio di Salomone era quindi una sorta di ricorso al sacrificio: sacrificare un bene terreno significava allora, come l'etimologia del verbo suggerisce, 'farsi sacri'. E farlo attraverso una privazione era l'unico modo per farlo degnamente, era una modalità perfettamente mistica per accorciare le 'distanze' fra il corpo materiale e lo Spirito. Il passo dunque sembra composto con una certa cognizione di causa da parte dei redattori del testo.
Quelle strane cifre che sembravano chilometri
Non nascondo che, a prima vista, non appena verificata l'entità esatta del tesoro chiesto in tributo ai fedeli per la ricostruzione del Tempio di Salomone (Andato distrutto dai babilonesi), sono rimasto sedotto dall'idea che tutti quei sicli sommati fra loro, con la sola incognita dei due vasi di bronzo, riportassero pari pari, una misura a noi, uomini del terzo millennio, assai nota, benché espressa in chilometri: la distanza percorsa in un solo giorno dalla terra nella sua orbita intorno al sole. E già basterebbe questo semplice dato ad aprire una serie di suggestivi scenari riguardo le competenze astronomiche del popolo d'Israele. Quanto ne potevano sapere di dimensioni planetarie? Quanto sapevano sulla terra, sulla luna, o perfino sul sole? Questo numero avrebbe svelato molti segreti, peccato però che esso riportasse una misura in chilometri. A quei tempi, tuttavia, il sistema metrico non era ancora stato adottato e, men che meno, inventato e quindi, gli antichi astronomi ebrei non avrebbero mai potuto utilizzare i chilometri. Difatti, solo il mondo greco ci ha trasmesso attraverso un'ampia documentazione scritta, l'ipotesi, assai avanzata, dell'eliocentrismo, resa poi estremamente attendibile da Copernico e, tesi scientifica a tutti gli effetti, da Galileo Galilei. Ma a quei tempi, circa cinquecento anni prima di Cristo, non si ragionava secondo logiche eliocentriche, bensì geocentriche. Non ci sono dubbi in proposito e, casomai vene fossero stati, li avremmo dissipati rapidamente dopo aver intrapreso le nostre indagini per dare un senso astronomico a quei particolari numeri menzionati nel Libro di Esdra. I nostri lavori hanno definitivamente mostrato che certe misure sarebbero potute essere state calcolate sulla base del modello planetario geocentrico, nel quale la luna rispettava i suoi rapporti spaziali con i pianeti più prossimi del sistema solare e quindi con la terra. Nel modello planetario tolemaico, come in quello copernicano, la luna occupava inequivocabilmente il medesimo posto e quindi avrebbe disegnato in cielo una traiettoria circolare, corretta poi il ellisse ai nostri giorni, o forse anche prima. Come ellisse, l'orbita lunare, appare peraltro
I cento talenti, i darici d'oro e i due preziosi vasi
A questo punto, avremmo avuto a disposizione diverse quantità indicanti la distanza terra-sole. Per semplicità prenderemo in esame la prima: 2.572.000. Se questa distanza fosse dunque il raggio di uno solo dei 360 giro che il sole avrebbe fatto intorno alla terra, l'orbita solare, in virtù dello stesso procedimento applicato per ottenere il diametro della luna, avrebbe permesso di calcolare le dimensioni della massa solare. Su questi risultati, bisogna dire che il modello geocentrico, avrebbe portato questi eruditi ben lontano dalle reali dimensioni del sole. E diciamo pure che i loro ragionamenti avrebbero retto fino ai primi studi di Aristarco, il quale, sbagliando pure lui, aveva ipotizzato col famoso schema geometrico della luna in quadratura, una distanza del sole dalla terra venti volte superiore a quella della luna (anziché 390 volte). Anche i greci dunque, avevano preso un colossale abbaglio, quando si è trattato di misurare le dimensioni della grande stella del nostro sistema planetario. Tuttavia, tornando ai nostri piccoli calcoli, dovremmo concludere dicendo che il procedimento basato sul criterio geocentrico, avrebbe permesso di calcolare un'altra importante misura, quella del percorso annuo del sole. Una volta sommate fra loro le 360 rotazioni del sole attorno alla terra, difatti, si può ottenere una lunghezza enorme, ma incredibilmente vicina a quella dell'orbita terrestre intorno al sole, che solo attraverso il modello eliocentrico si sarebbe potuta intuire e valutare correttamente. Questo fatto, cioè se gli antichi astronomi avessero calcolato con successo l'immensa lunghezza del percorso del sole in un anno, e l'avessero riportata fedelmente nelle loro narrazioni, qualcuno al giorno d'oggi, ritrovandola la potrebbe scambiare per autentica. Ma se davvero qualcuno dovesse imbattersi in questa cifra fra le righe del teso biblico, non si faccia illusioni: non si tratta di reale conoscenza dell'orbita terrestre, non significa pertanto che gli antichi siano stati tanto avanti nello studio del cosmo, e men che meno che qualche civiltà aliena avesse suggerito loro simili nozioni astronomiche; in una simile quanto remota eventualità, si tratterebbe semplicemente di un grossolano equivoco.
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