lunedì 4 settembre 2023

Il tesoro offerto per la ricostruzione del Tempio

          


    
A costo di spostare su un versante romantico la china delle nostre analisi, ci piace pensare che, forse, i sacerdoti di Israele fantasticarono un giorno di portare in tributo al loro dio, nientemeno che la luna, quando nel sacro Libro di Esdra, inserirono cifre e misure riguardanti il diafano satellite terrestre nel suo ciclico movimento celeste. Non deve stupire , allora, se mascherati da sicli del tempio, nel testo siano menzionati numeri perfettamente compatibili con la velocità della luna. 

   Nel Libro dei Numeri, oltre i famosi censimenti del popolo israelita, abbiamo visto che le offerte dei capi delle dodici tribù hanno rivelato alcune cifre, curiosamente molto simili alle  distanze (espresse in gradi d'arco) percorse dal sole e dalla luna  nelle rispettive orbite 'circolari', così come prevedeva il rigoroso modello planetario teorizzato dagli astronomi del tempo. Nonostante la fallibilità di quei concetti, l'ignoranza del pi- greco ed altre ingenuità di quei solerti osservatori del cielo, le misure delle dimensioni lunari e della sua orbita intorno alla terra, erano state clamorosamente azzeccate, o meglio sarebbero state clamorosamente azzeccate, nel senso che, gli antichi astronomi israeliti  avrebbero avuto tutti gli strumenti per farlo. Non voglio parlare a  sproposito di tecnologia aliena, ma alludo più propriamente a poche conoscenze di carattere matematico e geometrico; le 'poche' e indispensabili a svolgere semplici calcoli, così come cercheremo di dimostrare da qui in avanti.                                                                        Nel 7° capitolo del Libro dei Numeri sono riportate le offerte di ciascun principe israelita destinate all'altare dei dio unico, alcune in metalli preziosi sotto forma di argenteria e vasellame, altre corrisposte in capi di bestiame; di questi, una parte era stata destinata agli olocausti, una al sacrificio espiatorio ed un'altra era stata raccolta per 'sacrificio di comunione'. Si tratta di dodici distinte offerte la cui somma finale, una volta convertita in 'sicli del tempio' , ha dato come risultato il (misterioso) numero 2520. Così nel testo:  2400 sicli d'argento riguardavano  la somma dei 12 piatti e dei 12 vasi  d'argento, mentre i 120 sicli d'oro riguardavano le 12 coppe d'oro consegnati dai capi delle 12 tribù d'Israele.

              1560 sicli (piatti d'argento) + 840 sicli (vasi d'argento) + 120 sicli d'oro (coppe d'oro)

     Per quanto concerne la sommatoria di tutti i capi di bestiame portati in tributo di devozione, abbiamo contato  la bellezza di 252 capi  fra giovenchi, arieti , agnelli e capri. Prendendo in esame queste cifre, e rapportate alla misura di un qualche fenomeno astronomico, ci è parso che, 2.520° gradi (Nel testo si parlava di sicli) corrispondevano al percorso della luna sulla circonferenza terrestre (considerando quest'ultima come base di calcolo), ai gradi cioè che avrebbe percorso in una settimana. In un ciclo completo la luna avrebbe percorso 10080° gradi.

                 La luna,  corpo celeste di grande importanza per gli astronomi israeliti

     Come abbiamo visto nel precedente paragrafo, gli astronomi israeliti tenevano in grande considerazione il satellite terrestre, sempre che davvero la cifra riportata nel Libro dei Numeri, si riferisse al suo movimento di rivoluzione attorno alla terra. Secondo noi, anche nel Libro di Esdra, i redattori si sono dilungati in descrizioni assai meticolose per definire alcune misure riferite al moto della luna. Ciò non deve stupire, ancor oggi il calendario ebraico, tiene conto dei tempi scanditi da questo corpo celeste;  così troviamo scritto in un celebre Salmo (104): ' . . . e  [Il Signore] ha fatto la luna per stabilire le stagioni.' 

                                        Le offerte degli israeliti per la ricostruzione del Tempio

In Esdra 8: 26-29 leggiamo i seguenti versetti: … Pesai dunque il tutto e consegnai nelle loro mani : 

650 talenti d’argento = sicli 1.950.000

               vasellame( o arredi) per 100 talenti d’argento = sicli 300.000

              100 talenti d’oro = sicli 300.000

              20 coppe d’oro da mille dàrici = sicli 16.000

              2 vasi di bronzo pregiati come l’oro 

La somma dei sicli della copiosa raccolta stabilita  per la costruzione del nuovo tempio di Gerusalemme (Correva l'anno della deportazione in Babilonia, e quindi il periodo successivo alla prima distruzione del Tempio, ad opera di Nabuccodonosor) contava la bellezza di  2.566.000 sicli suddivisi in 2250000 sicli d'argento e 316000 sicli d'oro. Una volta addizionati altri 6000 sicli d'oro (Il peso dei due vasi di bronzo 'dello stesso valore dell'oro') si poteva stimare un totale di 2.572.000 sicli. A nostro avviso è  importante tener conto della suddivisione dei sicli a seconda del loro valore e del metallo prezioso; di sicuro in molti si saranno posti la stessa domanda: perché i redattori del testo hanno specificato una tal scomposizione?               Per venire a capo di questo giusto interrogativo, bisogna pensare che questi sapienti dediti all'osservazione del cielo, concepissero un sistema in cui la terra gravitava, immobile, al centro, e intorno ad essa ruotavano i cosiddetti cieli ( o 'sfere'), il primo dei quali era occupato dalla luna, poi venivano Venere e Mercurio  e quindi, il sole con la sua potente energia calorifica e luminosa.   

                          

  Abbiamo visto come essi valutassero le loro velocità in relazione alla superficie terrestre e all'irraggiamento esercitato sulla stessa dai due corpi celesti, in special modo dal più luminoso: il sole sfrecciava a 15° gradi  orari e la luna a 14°. Da queste stime di moto avrebbero poi calcolato, con un'approssimazione incredibile, le dimensioni della stessa luna, quelle della sua orbita e , come abbiamo già spiegato in precedenza, anche la sua distanza dalla terra. Ed è proprio quest'ultimo dato, peraltro assai preciso, che ci ha convinto a proseguire il precedente ragionamento. Insomma, quei due milioni e duecentocinquantamila sicli d'argento, sono sembrati troppo netti , troppo collimanti col dato reale, per esser considerati diversamente da ciò che assomigliavano, ovvero, all'effettiva distanza della luna dalla terra (espressa in stadi , naturalmente). Anche cambiando prospettiva e prendendo in considerazione l'aspetto simbolico delle scritture, non possiamo ignorare il significato del tributo devozionale, che in pratica rappresentava una sorta di espediente per ricostituire in terra, le fattezze dell'entità spirituale suprema. Il Tempio allora era come la dimora dello stesso dio e le offerte non sarebbero state che il necessario ponte materiale per ricongiungersi ad esso, allo Spirito dunque. Ma come umani, non si poteva che ricorrere alla materia, e quale simbolo materiale è più esplicito della ricchezza? Ottenuta magari per privazione, privazione materiale uguale tributo sacro. L'offerta di metalli preziosi per la ricostruzione del Tempio di Salomone era quindi una sorta di ricorso al sacrificio: sacrificare un bene terreno significava allora, come l'etimologia del verbo suggerisce,  'farsi sacri'. E farlo attraverso una privazione era l'unico modo per farlo degnamente, era una modalità perfettamente mistica per accorciare le 'distanze' fra il corpo materiale e lo Spirito. Il passo dunque sembra composto con una certa cognizione di causa da parte dei redattori del testo. 

                                        Quelle strane cifre che sembravano chilometri

   Non nascondo che, a prima vista, non appena verificata l'entità esatta del tesoro chiesto in tributo ai fedeli per la ricostruzione del Tempio di Salomone (Andato distrutto dai babilonesi), sono rimasto sedotto dall'idea che tutti quei sicli sommati fra loro, con la sola incognita dei due vasi di bronzo, riportassero pari pari, una misura a noi, uomini del terzo millennio, assai nota, benché espressa in chilometri: la distanza percorsa in un solo giorno dalla terra nella sua orbita intorno al sole. E già basterebbe questo semplice dato ad aprire una serie di suggestivi scenari riguardo le competenze astronomiche del popolo d'Israele. Quanto ne potevano sapere di dimensioni planetarie? Quanto sapevano sulla terra, sulla luna, o perfino sul sole? Questo numero avrebbe svelato molti segreti, peccato però che esso riportasse una misura in chilometri. A quei tempi, tuttavia, il sistema metrico non era ancora stato adottato e, men che meno, inventato e quindi, gli antichi astronomi ebrei non avrebbero mai potuto utilizzare i chilometri. Difatti, solo il mondo greco ci ha trasmesso attraverso un'ampia documentazione scritta, l'ipotesi, assai avanzata, dell'eliocentrismo, resa poi estremamente attendibile da Copernico e, tesi scientifica a tutti gli effetti, da Galileo Galilei. Ma a quei tempi, circa cinquecento anni prima di Cristo, non si ragionava secondo logiche eliocentriche, bensì   geocentriche. Non ci sono dubbi in proposito e, casomai vene fossero stati, li avremmo dissipati rapidamente dopo aver intrapreso le nostre indagini per dare un senso astronomico a quei particolari numeri menzionati nel Libro di Esdra. I nostri lavori hanno definitivamente mostrato che certe misure sarebbero potute essere state calcolate sulla base del modello planetario geocentrico, nel quale la luna rispettava i suoi rapporti spaziali con i pianeti più prossimi del sistema solare e quindi con la terra. Nel modello planetario tolemaico, come in quello copernicano, la luna occupava inequivocabilmente il medesimo posto e quindi avrebbe disegnato in cielo una traiettoria circolare, corretta poi il ellisse ai nostri giorni, o forse anche prima. Come ellisse, l'orbita lunare, appare peraltro


 assai sfumata, nel senso che non differisce poi tanto da un cerchio; è giusto pensare che possa essere stato questo il motivo per cui i calcoli e le rilevazioni matematiche sulle misure del satellite terrestre portati avanti già duemila anni fa, sarebbero potuti risultare  molto precisi. Lo sono sicuramente stati, se riconosciamo le cifre individuate come misure espresse in stadi, piuttosto che come banale raccolta di denari, ma soprattutto se riconoscessimo che certi calcoli, gli antichi studiosi israeliti li avrebbero potuti svolgere senza difficoltà,  proprio come abbiamo fatto noi.  Non sapremo mai se l'hanno fatto! Non sapremo mai se seguirono certe procedure, ma il nostro lavoro credo abbia messo in chiaro che essi l'avrebbero certamente potuto fare con quel poco che avevano a disposizione e senza l'utilizzo di alcuna tecnologia ottica. Insisto un po' sulla questione, a rischio di diventare pedante; tuttavia, la domanda che dovremmo porci è la seguente: esiste qualche prova che gli antichi astronomi ebrei fossero riusciti a calcolare le dimensioni della luna con un buon margine di approssimazione? Quel che di sicuro abbiamo tratto dai testi  è una quantità che, se convertita in stadi alessandrini, avrebbe rivelato la lunghezza della distanza della luna dalla terra. Una volta calcolata questa misura, è certo che non avrebbero avuto grandi problemi a valutare correttamente la lunghezza del diametro lunare e perciò, la lunghezza della stessa orbita del satellite intorno al suo pianeta, la terra, per l'appunto. 

Quando, dopo aver eseguito la somma dei sicli, ci siamo trovati davanti la cifra 2.572.000, e di questi,  ben 2.250.000 erano dati dalle offerte in argento, abbiamo intuitivamente pensato alla possibilità che il testo potesse nascondere la misura di una qualche distanza astronomica. Non è stato poi difficile arrivare a capire che, nell' unità di misura corrente, questa misura si avvicinasse notevolmente alla distanza della luna dalla superficie del nostro pianeta. Considerando uno stadio alessandrino pari a180 metri, la discrepanza sarebbe stata di un centinaio di stadi ( poco meno di 20.000 Km) ma, considerando che gli esperti non convergono su un'unica classificazione di questo valore, resta aperta l'ipotesi che l'approssimazione fosse addirittura minore;  lo stadio alessandrino infatti è oggi stimato entro un margine compreso fra 150 e 180 metri (Fonte Wikipedia). Secondo il criterio del 'supponiamo che', dovremmo necessariamente pensare che, se davvero gli antichi avessero , inteso indicare con quel numero la lontananza della luna dalla terra, essi sarebbero riusciti a scoprire e calcolare anche l'orbita della luna, di cui quel numero rappresentava il raggio. E dunque avrebbero avuto tutti gli elementi per giungere alle dimensioni fisiche del piccolo satellite. Se dunque nella Bibbia dovesse trovarsi menzionato il numero 19000, nulla ci vieta di credere che riguardi proprio il diametro lunare. Non v'è dubbio, allora, che se gli antichi osservatori del cielo avessero individuato quella cifra come distanza della luna dalla terra, significa che  in precedenza avevano calcolato e registrato tutte le altre misure che da quel numero si possono ricavare. Ad esempio, conoscendo l'orbita si può giungere alla dimensione del diametro lunare con una semplice divisione, poiché essi sapevano che fosse contenuto in essa 720 volte. Pensiamo di aver dimostrato nelle precedenti pagine, che questi dati astronomici fossero insomma perfettamente alla portata di quelle culture.  

                            I cento talenti, i darici d'oro e i due preziosi vasi 

Se l'ingente quantità d'argento fosse stato un espediente letterario per distinguere la distanza della luna dal nostro pianeta, potremmo a ragione ritenere che, con la rimanente quantità di talenti (i darici e i vasi di bronzo) i redattori del Libro di Esdra intendessero fornire anche un'ulteriore  misura astronomica, rispetto al sole, stavolta, e alla sua distanza dalla terra. Non avendo a disposizione il peso dell'oro per la citazione di quei due vasi di bronzo 'pregiati come l'oro', ed essendo così costretti a dover capire da soli l'esatta caratura e il valore dei due manufatti sacri, abbiamo pensato di dover lasciare  aperto il campo delle possibilità alle seguenti opzioni:

- Se  i due vasi fossero di grosso volume e peso, considerando ciascuno di essi del peso di un talento,  la sommatoria finale avrebbe fornito la cifra 2.572.000 sicli
-  Se i vasi avessero avuto il valore delle coppe d'oro di 16.000 sicli , la somma finale avrebbe fornito la cifra di 2.582.000 sicli.
- Se i due vasi avessero avuto il valore di tutto l'oro precedentemente raccolto nelle offerte, eventualità assai improbabile, la somma finale sarebbe stata di  2.882.000 sicli. 
- Se le 20 coppe d'oro avessero avuto valore di 1000 darici ciascuna, per un totale parziale di  320.000 sicli  più 6000 sicli dei vasi la somma finale sarebbe stata di 2.876.000

  A questo punto, avremmo avuto a disposizione diverse quantità indicanti la distanza terra-sole. Per semplicità prenderemo in esame la prima: 2.572.000. Se questa distanza fosse dunque il raggio di uno solo dei 360 giro che il sole avrebbe fatto intorno alla terra, l'orbita solare, in virtù dello stesso procedimento applicato per ottenere il diametro della luna, avrebbe permesso di calcolare le dimensioni della massa solare. Su questi risultati, bisogna dire che il modello geocentrico, avrebbe portato questi eruditi ben lontano dalle reali dimensioni del sole. E diciamo pure che i loro ragionamenti avrebbero retto fino ai primi studi di Aristarco, il quale, sbagliando pure lui, aveva ipotizzato col famoso schema geometrico della luna in quadratura, una distanza del sole dalla terra venti volte superiore a quella della luna (anziché 390 volte). Anche i greci dunque, avevano preso un colossale abbaglio, quando si è trattato di misurare le dimensioni della grande stella del nostro sistema planetario. Tuttavia, tornando ai nostri piccoli calcoli, dovremmo concludere dicendo che il procedimento basato sul criterio geocentrico, avrebbe permesso di calcolare un'altra importante misura, quella del percorso annuo del sole. Una volta sommate fra loro le 360 rotazioni del sole attorno alla terra, difatti, si può ottenere una lunghezza enorme, ma incredibilmente vicina  a quella dell'orbita terrestre intorno al sole, che solo attraverso il modello eliocentrico si sarebbe potuta intuire e valutare correttamente. Questo fatto, cioè se gli antichi astronomi avessero calcolato con successo l'immensa lunghezza  del percorso del sole in un anno, e l'avessero riportata fedelmente nelle loro narrazioni, qualcuno al giorno d'oggi, ritrovandola la potrebbe scambiare per autentica. Ma se davvero  qualcuno dovesse imbattersi in  questa cifra fra le righe del teso biblico, non si faccia illusioni: non si tratta di reale conoscenza dell'orbita terrestre, non significa pertanto che gli antichi siano stati tanto avanti nello studio del cosmo, e men che meno che qualche civiltà aliena avesse suggerito loro simili nozioni astronomiche; in una simile quanto remota eventualità, si tratterebbe semplicemente di un grossolano equivoco.

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