martedì 18 agosto 2020

"Ai tuoi occhi Signore..."

Approfondimento prima parte

                    Il Salmo 90 e la velocità della luce                                                                                                    (parte 2^)

     In questa seconda parte del post dedicato all’ enigmatico Salmo 90 (in realtà la Bibbia lo enumera come Salmo 89-90) abbiamo fornito qualche nozione in più rispetto all’epoca della sua stesura. Infatti, pur sembrando molto meno recente di quanto non rivelasse la sua posizione nel corpo dei testi biblici canonici, esso non veniva catalogato solitamente  fra quelli ritenuti più antichi (Pentateuco). Ufficialmente non vi è  una  data  certa  della  sua compilazione ed è probabile - ma questa è solo un’idea del sottoscritto -  che esso possa essere stato replicato  nella formula neotestamentaria nota come Seconda Lettera di Pietro.


 Dedichiamo all’ argomento una succinta analisi completata con le motivazioni che ci hanno indotto a quantificare l’espressione  ‘il giorno di ieri’  come un intervallo di dieci ore corrispondente alla durata della luce del giorno rilevata al tramonto del solstizio invernale.   

  

                               Analisi della Seconda lettera di Pietro (2 Pt; 8)

 "Davanti al Signore  un giorno è come mille anni e mille anni sono come un giorno solo".

 

La citazione tratta dalla Seconda Lettera di Pietro, può esser ritenuta una ripetizione del Salmo 89-90 del Libro dei Salmi. Anche qui il termine ‘giorno ‘ lascerebbe supporre, non tanto il decorso di 24 ore solari, ma la durata della luce del giorno nell’intervallo alba-tramonto del solstizio d’estate.

  Bisogna dire che, comunque le si voglia intendere, le traduzioni hanno il difetto di lasciar sempre uno sottile strascico di incertezza ed allora, il ricorso alle corrispondenze numeriche potrebbe far fronte alla richiesta di precisione. Da questo versante bisogna altresì considerare che il concetto temporale di durata della luce diurna potrebbe esser inteso nel suo duplice significato, dal momento che la durata della luce, nell’intervallo alba-tramonto, alle nostre latitudini varia progressivamente in tutto il corso dell’anno solare da un minimo di dieci a un massimo di (circa) quattordici ore.

   La diversa enunciazione della formula riportata nei due diversi salmi, indica allora che una delle due equazioni prende in considerazione la data del solstizio d’estate, mentre l’altra – il Salmo 89-90 – pare riferirsi alla data del solstizio invernale del 21 dicembre e completa la precedente formula con un addendo quantificato nella misura di quattro ore solari, quelle cioè che occorrono a una guardia del tempio per completare il proprio turno di sorveglianza. Questa traduzione è confermata anche dalle varie versioni che ci giungono, del termine di ‘veglia notturna’, che fra gli ebrei aveva la durata  - ancora una volta -  di quattro ore solari. In entrambi i casi il termine dell’equazione sembra proprio voler indicare il tempo di quattordici ore solari, espresse come misura intera nella seconda lettera di Pietro (solstizio d’estate).

    Per avere conferma di questo elemento, cioè del riferimento al solstizio d’estate, dovremmo riprendere interessanti riscontri tratti dal libro dei Numeri, di cui parleremo in un prossimo articolo.

Le due equazioni potrebbero perciò formularsi nel seguente modo:

 

          1000 anni = 14 h         (solstizio d’estate) 

         1000 anni = 10h + 4h (solstizio d’inverno).

 

    Nel valutare  il testo del Salmo 90, è sorto subito un dubbio rispetto la sua datazione, poiché i risultati a cui porta la formula ricavata dalla traduzione, sembravano conciliarsi col criterio e la precisione dei riscontri individuati nel Pentateuco. Il sospetto che esso fosse stato scritto in un’ epoca lontana e non posteriore ai primi libri mosaici - come la successione canonica dei testi sembra, in un primo momento, suggerire - ha  trovato conferma  nelle stime e nelle parole degli esperti e in alcune informazioni tratte dalla rete

Wikipedia : E' l'unico salmo attribuito a Mosè.


Dal sito https://biblehub.com/commentaries/barnes/psalms/90.htm

    “Questo salmo è uno dei più notevoli di tutta la collezione. Si dice, nel titolo, di essere "Una preghiera di Mosè, l'uomo di Dio"; o, come è in margine, "essere un salmo di Mosè". La parola originale - tephillâh - significa correttamente:

(1) intercessione, supplica per chiunque;

(2) preghiera o supplica in generale;

(3) un inno o una canzone ispirata.” ;

  “Non c'è nulla di incoerente con i sentimenti e lo stile di Mosè nel Pentateuco; c'è molto che è in accordo con il suo stile e le sue modalità.


 *  I dati precedenti sono stati pubblicati da Yuri Leveratto                                                                                          in un recente post del suo Blog di storia


 Un'ulteriore conferma rispetto l'interpretazione temporale del termine ‘giorno’, ci giunge dalle parole di Andrè Neher* (L'essenza del profetismo - pag.111): 

  Nel Libro della Genesi – scrive Neher – le parole ebraiche 'giorno' e ‘luce’ non sono differenziate come nella lingua italiana, tant' è che lo stesso concetto viene espresso con un solo termine.’ Ciò significa che la frase ‘Il giorno di ieri che è appena passato’ può esser tradotta come : ‘la luce del giorno di ieri che è appena trascorso.’                                                                                                        



   Un altro riscontro indicativo ritengo di averlo individuato nelle parole della stessa Bibbia masoretica (Tutte le versioni):

 ... “... e chiamò la luce giorno” (Genesi 1: 1-5)

 

   Di diverso avviso è invece lo scrittore Mauro Biglino, che abbiamo contattato allo scopo di fornirci una traduzione letterale del Salmo 90, specie per quella porzione di testo che indicava il concetto di ‘giorno’. Lo scrittore torinese ci è parso particolarmente adatto a fornire questi riscontri visto che ha lavorato per diversi anni alla traduzione della Bibbia masoretica per la casa editrice Le Paoline.

La domanda che gli ho posto è la seguante:

Il termine ‘giorno’ del celebre passo tratto dal Salmo, “mille anni sono come il giorno di ieri appena passato e un turno di guardia/veglia nella notte” deve essere inteso come ventiquattro ore solari?

 

Riporto in forma integrale la sua gentile risposta:

“… per il Salmo e la lettera di Pietro i due termini "iom" ebraico e "emera" greco significano "giorno" nella sua interezza e in effetti penso che l'intenzione dei due autori fosse quella di indicare il giorno nella sua intera durata visto che lo paragonano ai 1000 anni...” 

   Mauro Biglino, quindi, non sembra confermare quelli che a noi sono sembrati riscontri ineccepibili, tuttavia, rispetto ad essi, ogni lettore è libero di esprimere le proprie conclusioni. 

Terza ed ultima parte

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