giovedì 21 ottobre 2021

I sette tempi (Terza parte)

   Una volta stabilito il punto ‘zero Pesci’ ho voluto dedicare un po’ di spazio alla complicata questione dei ‘sette tempi’. Come lasciato intendere in precedenza, l’unità di misura valida per la scala guenoniana  (in riferimento ai quattro ‘Yuga’ dell’ultimo Mantanvarah), non può essere applicata all’interpretazione del secondo sogno del re. In Dan 4, 20-21 , il profeta Daniele dice chiaramente che dopo aver legato le radici dell’albero abbattuto  con catene di ferro e bronzo, costui,  ovvero il re/albero  


  oramai deceduto, troverà ospitalità fra gli ‘animali della terra’ ( le costellazioni, per l’appunto) e verrà bagnato dalla rugiada del cielo. Crediamo che la decodificazione della forma poetica adottata sia abbastanza semplice: la rugiada infatti è rappresentata nel cielo dal fitto manto di stelle sotto il quale le costellazioni si muovono perché hanno velocità diversa. Il rapporto figurato dalla bella versione poetica parla così di una brina luminescente  che passa sopra gli animali, le case zodiacali, fra le quali  ora è presente anche quella dell’anima del re deceduto, che fa da capofila dei sub-cicli contenuti in un grande ciclo cosmico. L’anima del re dimora adesso nei cieli, facendosi ‘bagnare’ dal manto sovrastante di stelle (quelle più lontane) finché, in quella condizione beata non passeranno sette tempi. A questo punto non  si può più negare che i  sette tempi citati nella profezie  siano quelli compresi  fra la caduta/morte del re Nabuccodonosor e la fine dei tempi successiva alla venuta del Messia,  qui chiamato, forse per la prima volta, ‘il più Umile fra gli umili’ (Dan 4, 14.).  Non è difficile perciò  concordare sul fatto che i sette tempi vadano contati a partire dall’abbattimento del grande albero ( o dalla  testa d’oro della statua sognata dal re), alla fase terminale dell’Era dei Pesci, entro lo stesso arco di tempo che,  nel Vangelo di Marco (Mc 6, 41) , verrà  narrato  con le seguenti parole: 

   “…ed egli prese i cinque pani e i due pesci e alzando gli occhi al cielo

Gli occhi vengono orientati in alto, dove effettivamente stavano i ‘pani’ e i pesci, nella misura temporale di cinque ere successive alla casa della Vergine, detta anche e per l’appunto, Casa del Pane (Geograficamente Betlemme, da bet=casa e lem=pane); le due ere dominate casa dei Pesci, geograficamente Betsheida e astronomicamente (le due ultime ere) l’Ariete e i Pesci, sono epoche corrispondenti al prima e al dopo la nascita del Messia. 

li benedì, spezzò i pani e li diede ai suoi discepoli affinché li distribuissero.”       

   Nel  Vangelo di Marco si parla di una platea di 5000 persone suddivise in gruppi di 50 + 100 individui, e ciò rimanda al significato numerico seguente rapporto 5000/150 = 33,3 = gli anni del Cristo. In pratica la moltitudine accorsa ad ascoltare la predicazione del Nazzareno potrebbe indicare il tempo trascorso entro il semi-ciclo precessionale compreso fra la Casa della Vergine e quella dei Pesci. Sono per l’esattezza sei mesi + uno del grande anno, quindi ‘mesi’ con  durata di 2160 anni ciascuno , cioè  30 gradi d’arco del ciclo precessionale. Se questo passaggio dovesse suscitare giuste perplessità, si pensi al dipinto del Cenacolo di Leonardo da Vinci. Come ci viene spiegato  egregiamente nel sito Profezie Evangeliche facendo attenzione alla disposizione del piatto dei pesci e di quello del pane sulla tavola dei Discepoli, non sarà difficile attribuire a ciascuno di loro una precisa corrispondenza astronomica. E dunque Pietro il pescatore che altro segno/casa zodiacale avrebbe potuto rappresentare se non quella dei Pesci? Forse Leonardo da Vinci era al corrente dei significati riposti nei testi sacri; i codici segreti, poi…erano il suo forte. Si sa. 

      Illustrazione tratta dal sito Profezie Evangeliche

E  se ancora persistessero dubbi sul significato messianico dei ‘sette tempi’ indicati dal profeta Daniele si vada a consultare il relativo passo tratto dall’Apocalisse di Giovanni, non meno criptico del precedente ma ancora una volta perfettamente in linea coi ragionamenti qui avviati.  Così è scritto in Ap 17, 9-10 , con esplicito riferimento ai versetti precedenti:   “Qui occorre la mente che ha sapienza: le sette teste sono sette colli su cui si è adagiata la      donna ; ma sono anche sette re  dei quali i primi cinque sono passati, uno c’è mentre l’altro non è venuto ancora, ma quando verrà rimarrà per poco tempo.”   

    L’allusione al 'settimo tempo' si riferisce all'Era dell’Acquario, unico  segno con fattezze umane, forse collegato al periodo antecedente la figura onirica del Grande Vecchio, il marcatore del Nuovo tempo di pace e armonia.  Ancora però, siamo nel campo delle pure congetture.  Se nel caso del computo dell’evangelista ogni  ‘re’,  può essere riferito a un' età precessionale (detta anche mese precessionale = 2160 anni solari), nella scala indicata da Daniele profeta  i sette tempi  parrebbero  indicare  i  sette intervalli che seguono l’Età dell’Oro. In  base a  quest’ultima  interpretazione, un ‘tempo’ può essere considerato uno scarto di circa 6500 anni, pressapoco  1/4 di ciclo precessionale. Rispetto a quest'ultima scala (statua del primo sogno del re), dalla fine dell’Età dell’Argento alla fine dell’Era Pesci, corrono tuttavia soltanto sei tempi. Il successivo, il settimo, è presumibilmente quello destinato a ‘durare poco’  e a precedere la Nuova epoca di armonia.                                                             

    Nella figura qui sopra, che rappresenta il tempo della 'tribolazione', si può osservare che la scala zodiacale comincia col segno del Leone, mentre l'epoca storica in cui vive Daniele appartiene al segno dell'Ariete.  Il Leone si è già nutrito col tempo del Toro (notare i particolari del bassorilievo  nella fotografia alla fine). In totale, gli anni della tribolazione sono 38000 (circa 540 gradi precessionali), ai quali si deve aggiungere l'Era dell'Acquario, destinata, secondo gli evangelisti, a terminare anticipatamente. 

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Dopo il suo  secondo sogno e la relativa spiegazione, il re Nabuccodonosor sente una voce che gli ricorda i suoi doveri verso il Dio ebraico. Sostanzialmente la voce lo trasporta in una realtà parallela dove vede avverarsi i  vaticini  rivelati da Daniele. I versetti a chiusura del quarto capitolo riprendono i motivi del secondo sogno e inducono il sovrano a prestar fede al Dio israelita, l’onnipotente Re di tutte le cose e dell’intero Cielo.  Il libro di Daniele salta poi al quinto capitolo, dove compare la figura di Re Baldassar,

La Mano de Dios.

     Prima del famoso gesto del fuoriclasse argentino, Diego Armando Maradona, l’unica Mano di Dio  rimasta impressa nella nostra memoria era stata quella descritta dal profeta Daniele, nell’ omonimo libro.

   Riprendiamo il racconto del quinto capitolo che si svolge nel tempo  di Baldassar, indicato nel  testo come figlio del deceduto Nabuccodonosor. Non vi sono passaggi intermedi a raccontare gli eventi e dunque l’autore parla subito  di un regale banchetto, al termine del quale il re stesso vede comparire una mano intenta a scrivere sull’intonaco della parete. Profondamente colpito da quel fenomeno paranormale interpella la moglie che lo indirizza  senza indugi alla figura del grande saggio ebreo già noto a suo padre. Naturalmente tutto il racconto non si svolge secondo una cronologia coerente; sembra invece che i testi siano stati ordinati in modo casuale. In realtà, come più volte ripetuto  nei nostri articoli, il senso della trama, i riscontri storici e il filo narrativo da un capitolo all’altro lasciano spesso a desiderare, mentre il corpo degli scritti  sembra più che altro voler  fornire elementi utili alla decodificazione di qualche importante messaggio. Daniele, alla fine, esterna il suo rimprovero al re, prima di fornirgli la traduzione delle tre parole scritte dalla mano ‘ Mene, Teqel, Peres’. Il capitolo termina con la morte del re di Babilonia Baldassar, figlio di Nabuccodonosor .  Ovviamente, gli storici  non confermano minimamente questa linea di successione sul trono di Babilonia e neanche l’analisi della trama sembra filare liscia. Tante circostanze infatti,  non seguono un filo narrativo coerente e lasciano il lettore interdetto, a dimostrazione che l’intento dell’autore non fosse quello di scrivere una bella storia,  ma (semmai) di far passare determinate informazioni. 

Nella ‘fossa’ del (segno del…) Leone

     Nel sesto capitolo compare sulla scena il re Dario, simbolo della corruzione dei costumi del suo popolo. Egli è il monarca che dopo aver lodato e promosso il profeta ebreo, torna sui propri passi, quindi, dietro consiglio di sapienti invidiosi, getta Daniele nella fossa dei leoni. L’unico numero menzionato dall’autore è il trenta: sono infatti 30 i giorni durante i quali il profeta ignora di omaggiare l’effigie sacra del nuovo sovrano di Babilonia. Il reato contemplato nel codice reale, gli garantirà la famosa punizione. L’ennesimo prodigio divino consentirà però a Daniele di uscire illeso dalle fauci delle fiere, e tanto servirà a persuadere il sovrano a concedergli la grazia.

In chiave astronomica i 30 giorni, come abbiamo sempre inteso in queste nostre dissertazioni, potrebbero rappresentare trenta gradi del ciclo corrispondente all’Era del Leone (si tratta però della casa zodiacale che sorgeva all'equinozio di primavera appena dopo la fine dell' epoca aurea, dando inizio alla grande tribolazione). Il dio ebraico sembra infatti dominare sul potere temporale del re-leone e mostrerà,  col suo miracolo e con la grazia concessa al condannato, di sovrastare la potenza tutti le altre divinità babilonesi. Dario non appartiene al casato dei suoi due predecessori e, per questo, potrebbe rientrare nel criterio di interpretazione del primo sogno di Nabuccodonosor. Egli dovrebbe quindi appartenere al periodo corrispondente alla porzione bronzea della statua. L'iconografia  proveniente da antichi reperti conferma che Dario governerà ufficialmente Babilonia dal 522 a.C al 486 a.C. Egli è raffigurato come un leone con le ali per il fatto che il segno dominante  rispetto le successive dieci ere precessionali è per l’appunto quello del Leone, come l’Agnello sarà capofila del Nuovo (ed ultimo) regno della salvezza.                                                                                                    

  

          Sempre secondo la storia ufficiale, il suo regno terreno sarebbe invece appartenuto all’Era precessionale dell’Ariete (2160 anni precedenti a ‘Zero Pesci’), ma perché in questo capitolo (Il sesto) viene menzionato l’episodio della ‘fossa dei leoni’? La nostra interpretazione, in base alle cifre riportate nel testo, indicherebbe che nei 30 giorni (gradi precessionali di 2160 anni solari durante i quali Daniele insiste nel suo ‘reato’ di venerare il dio ebraico, blasfemo a Babilonia), in sostanza, sta imponendo il suo potere a quello pagano che nella scala precessionale corrisponderebbe alla prima Era del Leone. Il dio di Daniele quindi  preserva il suo devoto dalla punizione e impone al Leone la propria volontà che lo stesso Dario, di fronte all’evidenza del prodigio appena veduto, non tarderà a riconoscere. Se proiettiamo la figura della grande statua dai piedi d’argilla sui simboli appena descritti sembra allora che questo episodio - in senso precessionale - appartenga alla porzione bronzea della statua; ma per capire questo passaggio dobbiamo ipotizzare che l’autore del Libro di Daniele operi sulla base di due livelli temporali: uno effettivo (storico, contemporaneo), l’altro precessionale. L’Autore dunque, utilizza l’aggancio storico della propria epoca, per poi proiettarlo  sulla scala precessionale corrispondente agli ultimi 39000 anni solari, intervallo di  tempo compreso su scala minore,  fra Leone e Pesci (+ Acquario; o 'Aquario'); ciò perché gli evangelisti chiamati in causa  operano allo stesso modo rispetto a un periodo di 13000 anni solari. Per avere migliori ragguagli dell’operazione intentata nei Vangeli, consiglierei la consultazione di un interessantissimo lavoro sul sito Profezie Evangeliche .

Una volta familiarizzato con questa  sorprendente lettura mitografica, non sarà difficile applicare lo stesso ragionamento anche al Libro di Daniele. L’aggancio con i tempi della storia ufficiale, riguardano in questo caso il periodo trascorso dal profeta a Babilonia, come deportato. Si parla  perciò di un periodo compreso grossomodo all'inizio dei cinquecentocinquanta anni precedenti la venuta del Cristo (=Zero Pesci), all'inizio del quale Daniele fu fedele servitore  di ben tre monarchi;  il regno di questi prestigiosi sovrani non combacia tuttavia minimamente con le date individuate dagli accademici, propensi a considerare il Libro di Daniele  come opera di genere pseudoepigrafa, ovvero, scritta da un anonimo autore  che utilizza il nome di un personaggio famoso,  costruita come vaticinium ex eventu , che sarebbe a dire come falsa-profezia posteriore ai fatti annunciati. Se quindi, il periodo complessivo dovesse corrispondere allo stesso lasso di tempo chiamato da Renè Guenon, l’ultimo Manvantarah e se l’autore che chiamiamo Daniele, avesse voluto fornire una visione cronologica dei suoi tempi per rapportarla alla Grande scala precessionale (In virtù di una tecnica narrativa ripresa poi anche dagli evangelisti), potremmo automaticamente considerare la testa d’oro della statua come primo periodo Satya Yuga ; e potremmo anche ipotizzare che con esso avesse avuto fine l’Età dell’Oro, dando inizio a quella che, una precisa letteratura apocalittica ha classificato come  epoca della grande tribolazione.   Il  periodo dell’abominio , comincia nel sogno del re con l’abbattimento del grande albero. Nella scala guenoniana questo periodo sarebbe dunque cominciato 19000 anni prima della nascita del Cristo, per dilatarsi fino all’epoca moderna, cioè ai nostri giorni.  Teniamo conto di questo computo temporale che potrà tornarci utile quando andremo ad scandagliare le profondità del mistero conchiuso nella profezia dei Settanta anni. Ma prima, bisogna riprendere il filo del grande racconto di Daniele da quei capitoli che trattano l'avvento delle quattro terribili bestie.

   A chiusura di questo articolo vorrei richiamare l’attenzione dei più su alcune importanti analisi      che ho avuto modo di consultare sul sito Axis Mundi. Gli Autori che si sono occupati del tema da noi proposto, quello dell’inizio del periodo della ‘grande tribolazione’, concordano sul fatto che la  fine dell’Età dell’Oro sia stata simbolicamente rappresentata nei racconti mitici di varie culture, con la figura dell’albero o del legno, al quale, sovente, veniva fatto seguire il simbolo dei due bastoncelli; in chiave astronomica il riferimento  è  alla casa precessionale dei Gemelli, nel senso che, a partire da questa epoca, il pianeta sarebbe incorso in uno stravolgimento del primo ordine per poi subire un lungo periodo di devastazione provocato dal fuoco.


14 commenti:

  1. Anonimo15:19:00

    Il disegno dei sette tempi è esplicito. Il contenuto del post lo trovo alquanto difficile. ma quindi da quando comincia la grande tribolazione? Alla fine dell'età dell'oro o dell'argento? e perchè questa ultima si chiama proprio così? Cos'è l'argento in questione come immagine del cosmo?

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  2. Racis Antonio15:36:00

    Buongiorno. Perché si parla della p. dei settant'anni? Non si chiama la profezia delle settanta settimane? rGrazie

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  3. Sì Antonio. Le settimane della profezia sono 70: 490 'giorni'. Provvederò a correggere quanto prima. Grazie per l'attenzione

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    1. Racis Antonio18:33:00

      No, chiedo scusa. in effetti ho una versione della bibbia catechistica che parla di 'profezia' dei settant'anni, come diceva lei.

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  4. Daniele03:49:00

    La figura del leone che mangia il toro potrebbe significare che è trascorsa ormai anche l'era del toro, di cui il leone si è cibato. Si è cibato del suo tempo, che è trascorso. Il Leone dovrebbe perciò essere l'era precessionale che comanda l'inizio della tribolazione dopo che l'Età dell'Oro si era conclusa.

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  5. Rosso Tiziana18:48:00

    Il sito Profezie Evangeliche è molto bello, lo conosco. E ancor più bello è il suo canale YT, Anche se ultimamente Arcana Ricordo, sul sito, sembra aver cambiato linea. Non sembra più interessato all'astronomia. Axis Mundi è un gran bel sito! Finalmente si trovano persone che la pensano come noi.

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  6. Rosso Tiziana18:53:00

    Tanto per fare il punto: la grande tribolazione comincerebbe allora 19.000 anni a.C. Dunque la leggenda di Fetonte andrebbe collegata a questo periodo, benché provenga da un'epoca molto più vicino a noi. Vedremo se Fabio riuscirà a trovare conferme di queste date nei numeri della profezia di Daniele. Fino ad adesso i conti tornano e in effetti sul piano del testo le spiegazioni appaiono molto attinenti. Se i numeri dovessero confermare si tratta di un ottimo lavoro.

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  7. Anonimo19:33:00

    Ripropongo la mia domanda: ma allora quando comincerebbe il periodo della grande tribolazione, alla fine dell'oro o dell'argento?

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  8. Scusa Anonimo, non mi sono dimenticato. Stavo rivedendo alcuni concetti che esporrò nel dettaglio nei prossimi due post, già dalla settimana prossima. Spero... vi sono tuttavia degli elementi e delle nozioni estremamente importanti che ci vengono direttamente dalle indagini geologiche e antropologiche, specie per ciò che riguarda l'origine dell'agricoltura. Infatti da un lato si pensa che l'agricoltura sia cominciata in Mesopotamia cinquemila anni fa, ma alcune evidenti ricerche portano molto indietro questa data, fornendo una nuova conferma da aggiungere alle altre. e l'agricoltura sembra un'attività non compatibile con la mancanza di una certa alternanza stagionale o con climi troppo freddi. Entrambe le cose, cioè la forte differenza climatica stagionale e lo scioglimento dei ghiacciai possono essere infatti due condizioni presenti assieme solo 19-20.000 anni fa.

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  9. In pratica non concordo minimamente con le date riconosciute da molti autori come riferimenti assoluti rispetto il fenomeno che avrebbe ispirato i miti del fuoco, come Fetonte o Prometeo. Questa data, specie negli articoli degli autori di punta del blog Axis Mundi, sembra essere stata stabilita per il 4500 a.C. Ciò, a mio avviso , non può essere possibile. Inoltre essi ricollegano questo mito al fatto che l'asse terrestre fosse perpendicolare all'eclittica, fenomeno che secondo me non è mai avvenuto , negli ultimi due-trecentomila anni , almeno. L'asse terrestre, a parte l'oscillazione giroscopica precessionale, si inclina alternativamente di due gradi in un senso e di due nel senso opposto, tornando al punto di partenza do po', cioè circa 78-80.000 anni. Non va insomma oltre i 22° 38' (leggi 22 gredi 38 primi) e non diventa mai perpendicolare, se fosse avvenuto in epoche anche lontane avrebbe causato catastrofi difficili da ignorare con gli strumenti della geologia moderna. Va bene, metto ordine in queste idee e cerco di pubblicare al più presto. Vi ringrazio tanto per l'attenzione.

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  10. Anonimo06:51:00

    Buongiorno Fabio. mi sono informato. sta parlando dell' obliquità dell'eclittica se non sbaglio. Ho letto che a questa inclinazione dobbiamo le stagioni e che basta poca oscillazione per determinare forti cambiamenti nel clima. Grazie per la risposta, aspetto anche io altre notizie

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  11. Anonimo06:56:00

    Volevo segnalare che il secondo link di Profezie Evangeliche non mi da alcun risultato.

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  12. Grazie della segnalazione, ho provveduto. Il link dovrebbe essere quello di YT sull'Era dell'Acquario che sviluppa con una grafica accattivante e un dialogo assai esplicito, alcune valutazioni sui Vangeli in merito ai sette tempi/re. Se mi sono appoggiato alle buone ricerche di Arcana Ricordo è per il fatto che ho rilevato numerose concordanze con i numeri del Libro di Daniele. lascio la parola alla critica, adesso.

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  13. Rispetto questo post e i dubbi che può aver suscitato, consiglierei invece gli interessati ad attendere la pubblicazione dei prossimi due contributi, in cui spero di non aver difettato in chiarezza. Uno lo posterò la prox settimana ma per l'altro credo di dover utilizzare tutti i prossimi dieci-quindici giorni. Ringrazio anticipatamente per la pazienza.

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