venerdì 1 ottobre 2021

Nabuccodonosor's nightmares (Seconda parte)

          

  Non  so se negli scritti sacri delle antiche civiltà che si sono succedute nel corso della storia, vi sia stata una figura analoga a quella del profeta Daniele. Il Libro che porta il suo nome viene associato a una letteratura apocalittica per motivi evidenti, ma se considerassimo i numeri secchi menzionati nel testo, ecco che salterebbero all’occhio una serie di ‘coincidenze’ con cifre più volte riportate nel  Vecchio e  del Nuovo Testamento. I racconti mitici appartenenti a culture diverse e distanti fra loro nello spazio e nel tempo, sembrano combaciare nella trama, ma non nel nome e nel ruolo dei principali personaggi che mutano da cultura a cultura. Vien da pensare a Deucalione e Pirra, riconducibili al Noè ebraico o,ancor prima, al Gilgamesh sumero. In pochi tuttavia avanzano il sospetto di plagio, mentre appare più verosimile che sia avvenuto nel tempo un semplice trasferimento d’informazioni da una cultura (dominante), a un’altra (dominata), resa possibile dall’utilizzo di un  linguaggio specifico conosciuto e adottato dai sapienti.  Per dirla con Lev Tolstoj, tutto ciò potrebbe rientrare nella logica e  nei metodi degli studiosi di professione, avvezzi ad adattare il fluido scorrer delle vicende umane a  schemi preconfezionati nei canoni di procedure  tanto frequenti quanto equivoche, sovente  scambiate  per ‘cronaca storica’. Poco importa, poi, se permangono dubbi sul fatto che suddetti racconti mitici mantengano nei secoli/millenni la loro intelaiatura originale, la ripropongano cioè in tempi successivi al periodo della colonizzazione, quando gli obblighi imposti dagli occupanti parrebbero oramai andati in prescrizione. Si è inoltre scoperto che certi resoconti provengono da una tradizione orale ancora più antica, forse derivata da un primo e comune ceppo. Date queste premesse, perché dunque, una volta ripresa l’autonomia politica e culturale, determinati popoli non hanno nuovamente adottato i loro testi tradizionali? In pratica  la  tradizione acquisita  non verrebbe  modificata nella sua struttura narrativa, ma solo nel nome dei mitici protagonisti (come si è precedente scritto per il mito greco di Deucalione e Pirra). Il metodo storico tende perciò a ricostruire la realtà adattandola a uno schema, così come gli antichi costruivano le loro storie adattandole al mito. Per forza le date finiscono per saltare! Ma noi non entreremo nel merito di questo criterio, non ne denunceremo ancora la fallibilità, perché ciò che ci interessa valutare è solo la corrispondenza dei cicli astronomici su scala globale. Secondo questo approccio, è il secondo sogno quello che risolve molte incognite. Nel primo sogno, così come nelle visioni del profeta Daniele, egli  nella veste di autore,  sembra voler stabilire  una relazione coi periodi di regno del sovrano in carica, in una sorta di adulazione della sua gestione del potere. Non vi è perciò volontà di riportare  una cronaca esatta con relativa datazione che, a detta degli stessi storici, rimane  assai difficile da valutare in base ai dati menzionati. Nel secondo sogno, invece, l’autore sembra preoccuparsi soprattutto del  CONTESTO TEMPORALE LA in  scala  cosmica. E’ quindi  innegabile che,  nella visione del grande albero, egli rimanga entro il periplo dell’interpretazione pura ,  per  poi  stabilire successivamente corrispondenze numeriche esatte con  le fasi di un ciclo astronomico piuttosto duraturo in stretto rapporto con le case zodiacali precessionali 

Primo sogno di Nabuccodonosor (Capitolo 2° del Libro di Daniele).

   Nel secondo capitolo dell’omonimo  Libro, il futuro ‘profeta’ Daniele non si è ancora guadagnato la fiducia del re Nabuccodonosor. Irrompe nella vicenda indovinando di sana pianta il sogno del sovrano e fornendone un’interpretazione tanto convincente da garantirgli una sfilza di onorificenze e titoli nobiliari. Secondo la versione più comune, l’immagine onirica della grande statua dalla testa d’oro, il tronco d’argento , le gambe e il bacino di bronzo e i piedi di ferro e argilla, viene intesa come la premonizione dei regni che seguiranno quello del re babilonese. Quel che più ci interessa della faccenda è l’aggancio simbolico stabilito dal narratore, che introduce nel testo le vicende storiche della sua epoca, (fig A). La testa d’oro rappresenterebbe quindi l’autorità del regnante in carica (Qui si accenna a Nabuccodonosor. Secondo una versione recente della Bibbia masoretica, quella più in uso fra catechisti, la vita di Daniele si dispiegherà nel periodo di governo di tre successivi monarchi) in una fase di ordine e armonia che comprenderà anche il regno di suo figlio Baldassar, a cui succederà Dario che interromperà il casato precedente per portare al potere un esponente del popolo dei Medi (Busto d’argento). A questo regno le scritture ne fanno seguire  un terzo rappresentato dal bronzo che per i traduttori della Bibbia Cei versione 1980  (ovviamente interessati a magnificare il carisma del profeta) simboleggerebbe l’avvento di Alessandro Magno.                                                                         


 L’ultima porzione inferiore della statua, quella fatta di ferro e d’argilla, sempre secondo la versione biblica appena menzionata (1980), indicherebbe la presa del potere dei Seleucidi di Siria e dei Lagidi d’Egitto, in un vincolo ritenuto fragile destinato a dissolversi, esattamente come una lega di ferro e creta. Tralasciando e bypassando le infinite speculazioni sulla questione simbolica, abbiamo preferito soffermarci su un solo punto non suscettibile di interpretazione: l’origine di queste epoche. La testa d’oro della statua, sarebbe infatti immediatamente riconoscibile come il periodo di armonia menzionato nei testi di altre culture col nome  di Età dell’Oro. Il punto centrale della questione diventa allora il seguente : quando avrebbe avuto fine questa epoca florida e pacifica?. 

   A scanso d’equivoci, bisogna ricordare che tutti i popoli del passato arcaico hanno fatto  coincidere le proprie origini con un’epoca di pace politica e ordine sociale; per gli egiziani era lo Zep Tepi, per gli ebrei il leggendario paradiso dell’Eden, e così via. Il profeta Daniele, o l’autore sconosciuto del libro che porta il suo nome, pare  in realtà riproporre caratteristiche di uno schema acquisito dai testi di civiltà precedenti (i numerosi  indizi sono stati raccolti e ben illustrati da Giorgio de Santillana e Herta von Dechend). Se davvero - come afferma la maggioranza degli studiosi - questo Libro Sacro fosse stato redatto due secoli prima di Cristo, bisognerebbe desumere che i fatti descritti fossero già accaduti. Ciò che però rimane certo è che tutti avessero raccontato situazioni simili, ovvero di un lungo periodo in cui fosse avvenuto un processo di degradazione del primo ordine, un tempo cioè in cui i fasti e le glorie iniziali avessero via via lasciato il posto a uno scenario apocalittico, a prosecuzione del quale sarebbe sorto  un nuovo ‘regno’ di armonia destinato a durare ab-eternum.

   Secondo Rene Guenon, il periodo dell’Età dell’Oro coincide con il Satya Yuga (Indùismo) della durata di 26000 anni solari, e coincide con la prima età dell’ultimo Manvantarah , lungo un  arco di tempo che va da circa 39000 anni solari  - a partire dall’ultimo periodo della storia umana (Kali Yuga) -  a circa 65000 anni solari, al termine cioè, del Satya Yuga che, con Guenon,  anche noi abbiamo cominciato  ad equiparare alla mitica Età dell’Oro. Il rapporto delle epoche intermedie dell’ultimo Manvantarah (il suo inizio e la durata) l’abbiamo messo in relazione (fig. A) con l’immagine della statua del primo sogno del re babilonese Nabuccodonosor, così da aver modo di  valutare, in base ai numeri del  testo biblico, una scala temporale coerente con questa prima raffigurazione. Abbiamo  così cercato di dare un significato astronomico ad ogni cifra menzionata dal profeta Daniele, tenuto conto che, per arrivare a conclusioni  verosimili, dovremo seguire con un certo rigore una fitta serie di passaggi.

Secondo incubo di Nabuccodonosor:   l’albero abbattuto                                                  (Capitolo 4° del Libro di Daniele)

    I precedenti simboli sembrano comparire nuovamente nel sogno del Grande Albero, un enigma per il re Nabuccodonosor, che domanda al profeta Daniele una spiegazione convincente. Ed egli, ancora una volta, non lo deluderà. Questo secondo enigma sembra riproporre una seconda struttura cronologica  riferita a tutti i tempi, in cui sono  chiamate in causa grandezze e misure su scala globale, o per meglio dire, precessionale. A differenza del primo sogno, nel secondo l’autore non ricorre a un aggancio con la cronaca storica, non si preoccupa di fornire coordinate temporali riconoscibili, ma affronta la questione da un'angolazione unicamente astronomica. I simboli si fanno così estremamente espliciti, se non altro perché ripropongono rappresentazioni assai comuni nella letteratura mitologica del passato non più prossimo, attraverso la tradizione di culture assai distanti in senso geografico e cronologico da quella ebraica. Il motivo dell'albero trova infatti molte assonanze nella mitologia norrena (Ygdrasill), in quella egiziana e perfino nelle civiltà precolombiane (Per ulteriori approfondimenti, suggerirei di tirare uno sguardo all’opera di Giorgio de Santillana, IL Mulino di Amleto, ma anche al bel libro di Andrea Casella dal titolo Alle radici dell’Albero Cosmico). In virtù di quanto ci ha proposto una vasta letteratura mitografica, è possibile dissipare ogni velo di scetticismo sul tema dell’albero, sovente utilizzato dagli antichi redattori per rappresentare un grande periodo di pace, equilibrio e prosperità; ancora una volta sembra ovvio il riferimento all’Età dell’Oro. Così racconta il sovrano di Babilonia:


                    Andrea Casella - Alle radici dell'albero cosmico






Dan 4, 8-10     


La descrizione nasconde fra le sue suggestioni, importanti caratteristiche fisiche e descrizioni     collimanti con la rappresentazione dell’asse immaginaria intorno alla quale ruota il nostro pianeta. Nabuccodonosor  insiste sul motivo dell’ombra, sotto cui potevano  pascere ‘animali della terra’. A pensarci bene, le descrizioni andrebbero benissimo anche come raffigurazione favolistica dell’asse terrestre. Ad essa infatti , e alla sua perenne rotazione, dobbiamo l’ombra che chiamiamo notte, ed è quel riparo dalla luce solare che ci consente di osservare nel cielo le costellazioni, ovvero la rappresentazione celeste di vari animali che, proprio per questo, denominiamo fin dai tempi più remoti, zodiaco (zoo-diaco = dieci animali).

Il sogno del re continua con le seguenti parole (Dan 4, 10-15):

       Mentre contemplavo le visioni sul mio giaciglio, ecco  un vigilante, un santo scendere dal cielo e gridare ad alta voce: ‘tagliate l’albero e spezzate tutti i suoi rami, scuotete le sue foglie e spargete tutti i suoi frutti.

Gli animali fuggano dalla sua ombra e gli uccelli (fuggano) dai suoi rami. Tuttavia il ceppo con tutte le radici lasciatelo nel terreno , legato con catene di ferro e di bronzo nell’erba del campo;  

      In questo brano, l’albero al centro della terra (il richiamo all’Albero al centro del giardino dell’Eden viene spontaneo; in entrambi i casi si tratta di piante miracolose che generano la Vita (perché l’inclinazione dell’asse terrestre con i suoi cicli stagionali è a tutti gli effetti la causa principale della proliferazione della Vita sul pianeta), foriero di benessere sociale e di armonia, viene perentoriamente abbattuto da un vigilante con conseguente perdita del primo ordine, che è essenzialmente ordine celeste. Il cielo stellato cambia assetto drasticamente ma vi è una grossa incognita sulla durata di questo epocale stravolgimento.  In alcune tradizioni questo passo è raffigurato come uno sconquasso di portata globale, e anche Giovanni, nell’Apocalisse, parla di un grande terremoto. Tuttavia le radici del colossale vegetale rimangono intatte e ben presto daranno vita a un nuovo arbusto, che è una nuova fase di armonia. La perdita dei riferimenti astrali (anche di quello polare con la sede delle costellazioni) simboleggiato dalla confusione fra gli animali in fuga, è un fattore estremamente significativo ed ampiamente argomentato nell’ importante opera di Giorgio de Santillana e Herta von Dechend, ‘Il mulino di Amleto’. Non credo che si possano sollevare dubbi sulle loro efficacissime soluzioni, anche se noi proporremo, per questo mutamento dell'orientamento polare, una singolare idea mai vagliata prima .

  La catene di ferro e di bronzo citate nel passo precedente ci riportano per analogia, alle descrizioni della grande statua (primo sogno di Nabuccodonosor) dagli arti inferiori di bronzo e dai piedi di ferro e argilla. I due metalli ricorrono ancora nelle parole dell’autore, sembrano quindi indicare coerentemente la fine del lungo periodo che precederà quello nuovo. Questo tempo può essere tranquillamente associato all’episodio del vigilante che abbatte l’albero. Il profeta, rivolgendosi per due volte al re babilonese racconta quindi all’inizio la cronologia di regni temporali (primo sogno), mentre nel secondo sogno proietta questo ciclo in uno scenario cosmico della durata di  'sette tempi'. Ecco il numero che aspettavamo! La stessa rappresentazione la troviamo anche in Esiodo, mentre nella civiltà Maya in mezzo a queste epoche se ne trova una che ripropone il motivo del legno, frassino per la precisione, come l’Ygdrassill norreno. Tuttavia la quantità di sette tempi si ricava anche dalla scala indicata da Guenon, nella sua stima del Manvantarah indù. Il ‘tempo’ , in questo caso corrisponderebbe ad un unità di mezzo semiciclo precessionale, cioè circa 6500 anni (13.000/2 anni solari). Tuttavia, e in questo caso il profeta lo spiegherà bene nella sua interpretazione, non saranno di questa durata i sette tempi indicati nel sogno.                                                                                                                                  Dan 4, 12-14                                                                                                                                        .                                                ...sia bagnato dalla rugiada del cielo e la sua sorte sia insieme con le bestie sull’erba della terra.si cambi il suo cuore di uomo  e gli sia dato un cuore di animaleSette  tempi  passeranno  per lui.

Da un decreto dei vigilanti viene la decisione e dalla parola dei santi la sentenza, perché i viventi sappiano che l’Altissimo domina sui regni umani.Egli dà il regno a chi vuole e  pone sul trono il più umile   degli uomini   


    Dal verso 12 al versetto 14, si possono trovare una serie di importanti indicazioni. La più enigmatica è quella del ‘trapianto’ di cuore. Il vigilante ordina che il cuore di uomo, sede dell’anima, venga sostituito col cuore di animale. Non v’è dubbio che il passo voglia dire che il sovrano, una volta morto, continuerà a rappresentare un preciso orientamento astrale, ma sotto forma di costellazione (generalmente un animale). Il suo cuore, quindi l’anima, trasmigrerà in cielo e prenderà posto fra gli altri animali dello zodiaco. Egli sarà dunque catasterizzato e il suo segno, un tempo simbolo del casato terreno, rappresenterà su nel cielo, un preciso ciclo cosmico.

Il versetto che invece, sarà considerato una delle prime, se non la prima profezia messianica in assoluto, è quello che annuncia la possibilità, per gentile concessione dell’Altissimo, di portare sul trono dei tempi e degli uomini, il più umile di loro. Con queste parole, secondo un personale punto di vista che – sono certo – Giorgio de Santillana avrebbe apprezzato grandemente, viene data  la precisa collocazione cronologica del fatidico punto ‘zero Pesci’, il periodo cioè in cui terminerà l’era dell’Ariete per dare inizio a quella cristiana.

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22 commenti:

  1. Bastiano17:48:00

    Accipicchia! finalmente ! Adesso sì che c'è del materiale su cui riflettere. Sono rimasto incuriosito dalla spiegazione che dai dell'albero. Effettivamente la descrizione del testo fa riflettere. Leggerò sicuramente il libro di Santillana.

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  2. B@stiano. Bene Bastiano, in attesa di fornirvi ulteriori approfondimenti consiglierei anche di consultare il sito Axis Mundi, specialmente i post del Casella. Se poi vuoi un indirizzo di lettura più spirituale non puoi perderti i post di Arcana Ricordo sul sito Profezie Evangeliche, nonché del suo canale yt

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  3. Bastiano16:38:00

    Grazie per i consigli di lettura Blade. Devo anche dirti che la trovata del 'trapianto' di cuore mi ha divertito. Per il resto ho visto e condiviso la questione della associazione della testa d'oro con l'età dell'oro. In quanto alla letteratura mitologica norrena, L'Yggdrasill e tutto il resto, mi trovi impreparato. Ma mi sto attrezzando

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  4. Bè, non che io sia un esperto. Mi è però capitato fra le mani un bel libro, di recente edizione, con bella rilegatura e originale iconografia. Il linguaggio è accessibile. Lo sto leggendo proprio ora, si intitola La profezia del Ragnarok. Se trovo assonanze robuste, ve le comunico immediatamente.

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  5. Anonimo04:42:00

    Il post è molto interessante. Apprezzo molto la quantità di versi enigmatici a cui è stata data una spiegazione coerente. Praticamente si è data una rappresentazione del tutto plausibile a tutte le misteriose descrizioni. Sto cominciando a credere nel vostro criterio che è quello dell'astronomia . I conti insomma tornano interamente sotto una lettura astronomica.

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  6. Grazie Anonimo. Il criterio astronomico, già suggerito da Platone nell'Epinomide, è tuttavia un metodo ben sviluppato da Giorgio de Santillana. A noi va soltanto il merito di aver individuato dei collegamenti numerici precisi che fungono da certificazione di autenticità rispetto al riferimento astronomico, non riconosciuto da molti esperti del settore. In quanto a questo scetticismo dei dotti, ne abbiamo scherzato e discusso con un famoso matematico, su alcuni post pubblicati precedentemente. Grazie ancora per l'attenzione

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  7. Rosso Tiziana17:23:00

    O voi che avete l’intelletti sani,
    mirate la dottrina che s’asconde
    sotto il velame delli versi strani.

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  8. Quello del Divino Tosco è un’opera sublime scritta per chi sa guardare oltre i veli dell’ordinario visibile. Così mi sembra, almeno.

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  9. Non mi sono dimenticato della sua domanda RT. Se mi dà ancora un po’ di tempo proverò a risponderle nel merito.

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  10. Rudolf B16:16:00

    Quanto sarebbero dovuti durare i "sette tempi"? La risposta venne innanzi tutto da una valutazione di un passo dell’Apocalisse:

    Apocalisse 12, 6 e 14: "La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. (...) Ma furono date alla donna le ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo...".

    Se tre tempi e mezzo fanno 1260 giorni, sette tempi equivalgono a 2520 giorni (1260 x 2). E’ però evidente che non si trattava di giorni letterali, anche perché nessuno venne insediato come re 2520 giorni dopo la deposizione del re giudeo Sedechia avvenuta nel 607 prima della nostra era.

    I testimoni di Geova notarono che nella profezia delle settanta settimane di Daniele capitolo 9, relativa alla venuta di Cristo, si doveva contare un anno per ogni giorno. Questo è ammesso anche dai commentatori della versione biblica della CEI che, in nota a Daniele 9, 24, scrivono:"Si tratta di settimane di anni...". La stessa norma è richiamata altre due volte nella Bibbia:

    Numeri 14, 34: "...sconterete le vostre iniquità per quarant’anni, un anno per ogni giorno...".

    Ezechiele 4, 6: "...sconterai l’iniquità di Giuda per quaranta giorni, computando un giorno per ogni anno."

    Ecco allora perché i 2520 giorni o "sette tempi" vengono intesi come 2520 anni , con inizio nel 607 prima della nostra era e termine nel 1914, in quanto l’anno iniziale e l’anno finale sono parte di anni e valgono come un solo anno.

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  11. Grazie Rudolf B. Conosco questa versione (testim di Geova) e non obbietto nulla. Questa lettura tuttavia, risolta - come scrivi - nei versi dell'Apocalisse di Giovanni, ci riporta a una scala di tempi ordinaria, lasciando in sospeso la lettura astronomica. Come vedremo non si può tuttavia applicare lo stesso criterio (un anno per ogni giorno) a tutti i numeri incontrati nei vari testi biblici. Connette, questo è innegabile, il libro dell'Ap con quello di Daniele, ma non estende il criterio al corpo globale degli scritti, per il quale, crediamo, occorra una valutazione diversa, ammesso che ogni numero possa riferirsi oltre a una scala ordinaria, ad una cosmica. Nel caso delle 2300 sere e mattine dovremmo forse intendere 2300 anni? Il presente conteggio risolve qualcosa in senso astronomico? E in senso letterale? Si può intendere che il periodo di grande desolazione/tribolazione dell'umanità sia durato appena 2300 anni? In questo caso non varrebbe più la soluzione individuata a voi per i sette tempi?

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  12. L'ultimo punto interrogativo è da intendersi esclamativo

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  13. Sono ancora in debito di una risposta. @Rosso T, sono alfine riuscito a partorirlo questo benedetto chiarimento, nella speranza di esserle stato utile. Al dunque
    Con ‘certificazione postuma di autenticità’ volevo solo ribadire il seguente punto: fintanto che si parla di interpretazioni, per quanto belle e da voi grandemente apprezzate (bontà vostra), non si fa un passo avanti verso la comprensione astronomica delle scritture sacre. Se però, come pure Dante afferma, volessimo dimostrare di avere intelletto*, dovremmo stabilire agganci belli tosti con l’apporto numerico del testo. In pratica, per avere certezza (qui sta la certificazione) di aver compreso quanto volessero comunicarci sul piano astronomico questi antichi scrittori, dovremmo cercare di collegare le nostre teorie a un precisa corrispondenza numerica. Se perciò , ad esempio, noi volessimo intendere le ‘2300 sere e le mattine’ come un preciso intervallo temporale riferito a tutto il periodo successivo all’età dell’oro, dovremmo mostrare che queste 2300 mattine rientrino perlomeno con approssimazione, alla scala proposta in precedenza, quella del Mantanvarah indù. Se pertanto volessimo far rientrare codeste famigerate ‘sere ‘ e mattine’ nel nostro criterio di classificaz temporale, non dovremmo far altro che trovare un modo per farle corrispondere ai circa 39000 anni del periodo successivo al Satya Yuga. Per quanto mi è capitato di leggere, gli storici le hanno valutate talvolta come giorni di 24 ore, altre volte come anni solari. Se però applicassimo queste loro soluzioni a tutti i numeri citati perlomeno nello stesso libro a cui ci stiamo riferendo, finiremmo per andare incontro a forti contraddizioni. Le date insomma che tornano per il criterio dei ‘giorni’, non tornerebbero più in altri passi, dove invece sarebbe più coerente valutarli come anni. Ho letto che qualcuno alludeva al periodo di luce di un giorno, cioè 12 ore solari, e già questa soluzione mi piace, benché riconduca a un numero che non ci aiuta nei nostri calcoli, il 1150 (giorni di sola luce). Cmnq se ci sono idee, qualcuno batta un colpo prima di schiattare. Non so se stavolta mi son fatto capire...

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    1. Rosso Tiziana15:50:00

      Diciamo che si è fatto capire. Quindi se il conto matematico porta a una soluzione astronomicamente compatibile si può pensare di aver inteso il significato, o di esser molto vicini a quanto voleva dirci l'autore. A meno che per lo stesso numero non si presenti più di una soluzione, e quindi vari fenomeni astronomici con la stessa durata. Pe esempio, il 72. Oltre che la durata di un grado d'arco precessionale, potrebbe indicare il numero di ore contenute in tre giorni, cifra molto significativa in ambito evangelico.

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  14. Rudolf B18:34:00

    Grazie a te! Ma allora come interpreteresti le 2300 sere e mattine? Secondo quale ordine di misura?

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  15. La profezia del Ragnarok? Stiamo parlando del crepuscolo degli dèi. Attendo correlazioni ed , eventualmente, numeri. Vedo che ancora vi tenete molto vicini e coerenti alla vostra linea interpretativa. Ma 2300 gradi corrispondono a 165.600 anni. E’ un tempo un po’ troppo lunghetto per la scala mantanvara che ne prevede soltanto 65.000.

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  16. Rudolf B18:09:00

    Quindi i giorni non sono validi per indicare la durata delle 2300 sere e mattine. Allora Cosa rimane?

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  17. Quel che afferma, Tizi@na, può esser vero, per questa ragione penso che si debba fare attenzione al seme suggerito dal testo. Nel capitolo dei patriarchi antidiluviani, per esempio, il seme è ben chiaro: le età sono espresse in anni. Quando l’unità di misura non viene invece fornita nel testo, sarà nostro compito cercare nuove chiavi interpretative. Per adesso però tutto sembra filare liscio, non abbiamo mai riscontrato ambiguità del genere. Eventualmente ne riparleremo.

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  18. @Rudolf B. E @Giorgio BG Per adesso posso anticipare che seguiremo l’imbeccata di Santillana, Dechend, Casella et al. ; in pratica seguiremo il consiglio di trasformare le entità numeriche in gradi precessionali. Dico subito che, evidentemente quel ‘sere e mattine’ non può essere tradotto come giorni interi di 24 ore, che ci riporterebbero a una cifra troppo alta, in virtù di quanto abbiamo scritto fino ad ora. Se l’autore ha riportato quella formula voleva dire sicuramente qualcos’ altro che giorni interi: ma forse, nell’ economia del ragionamento, ci potrebbe stare la quantità di una frazione del giorno

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  19. Buongiorno caro Fabio! Leggo con un po' di ritardo questo tuo ultimo lavoro e a poco a poco procederò lungo i prossimi post. Chiedo soltanto: riusciresti gentilmente ad indicare il passo preciso dove Rene Guenon afferma che "il periodo dell’Età dell’Oro coincide con il Satya Yuga (Indùismo) della durata di 26000 anni solari"? Per quanto riguarda le durate temporali, sono abbastanza convinto che i testi abbiano una struttura "frattale", cioè i medesimi eventi si ripetano in forme diverse su scale temporali diverse. Così, la Passione di Cristo rappresenta sia eventi che si distribuiscono su un quadro triennale, sia altri eventi concentrati in un intervallo di tre giorni. Difficile scindere le due scale temporali, comprendendo a quale delle due appartenga ciascun evento ... ma procedo nella lettura, magari hai già affrontato un tema simile.

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  20. per servirvi Maestro Arric. Permettimi però di farlo nell'ultimo contributo postato su AOA

    https://arteeordineanarchico.blogspot.com/2021/11/l-obliquita-delleclittica-e-gli-effetti.html

    Non disponendo questo blog della casella 'ultimi commenti', non vorrei che qualcuno si perdesse la tua interessante domanda

    https://arteeordineanarchico.blogspot.com/2021/11/l-obliquita-delleclittica-e-gli-effetti.html

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  21. Troppo gentile, grazie!

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