giovedì 26 dicembre 2024

Regalo di Natale: un bel telefonino di ultima generazione

Dedicato a Ballu, a Fabietto e . . .a  Vincenzo 

      Un tempo lontano di cui non conserviamo più alcuna memoria,  potevano dirsi  influencers di grido personaggi come Platone,  Aristotele, o magari Socrate; oggi gli influenzatori si chiamano Fedez, Taylor Swift, piuttosto che  il gettonatissimo blogger umbro Mariano Di Vaio, tanto per dirne alcuni.
 
Mariano Di Vaio                                                                                      musicisti e cantanti influencers

e chissà quanti altri ancora avranno la presunzione di ritenersi dèi , o quantomeno esseri superiori agli altri , secondo una graduatoria di (indiscusso) merito scandita dall'indice di gradimento, un numeretto che eumera la quantità dei cd 'seguaci' particolarmente affezionati al loro 'maestro',  intimamente sedotti dai suoi insegnamenti di vita, specie se mondana, e sempre molto attenti a dispensare tributi di devota fedeltà alla causa che, di volta in volta, sentono affine al loro modo di intendere la società, la politica , lo svago, in virtù della rappresentazione a loro offerta dal guru di riferimento (morale e sociale), da quello cioè che fa più tendenza e capeggia il vertice della classifica divina di cui dicevamo poc'anzi.. 'Seguaci' per l'appunto, era il termine che si attribuiva a coloro che seguivano una dottrina, una scuola, una corrente di pensiero filosofico o un maestro.  Non mi sembra casuale che questa parola sia stata coniata ad uso e consumo dei nuovi numi dell'Olimpo  scesi  in terra,  ed alla dimensione di valore che innumerevoli seguaci sedotti e mai abbandonati, continueranno a tributare  al loro successo. 

   Ma il problema che  si presenta nell' immediato, che si presenta  cioè davanti alle ultime generazioni (e non solo), è quello del rischio che certi  guru del social, forti del loro gradimento, interferiscano nella dimensione etica, quella dell 'autonomia  di  pensiero individuale  e delle condotte. Rischio   reale benché del tutto minimizzato da chi, col telefonino ha intessuto nel tempo un rapporto di  inamovibile fiducia, tanto intimo da soddisfare spesso con esso,  anche inconfessabili pruriti . La risposta che sovente mi viene recapitata al solo valutare il peso di questa possibilità ( cioè l' eventualità del  rischio di un re-indirizzamento delle condotte individuali ) è sempre la stessa, e ciò non riguarda, come premesso, soltanto le ultime e 'fresche' generazioni. Ho così interpellato giovani , ma anche boomers (Dunque quarantenni e cinquantenni) rispetto al mio dubbio, ricevendo costantemente il rassicurante invito a non esasperare il problema, inesistente come tale, cioè come problema serio, dal momento che l'eventuale condizionamento di cui si ha tanto timore, verrebbe limitato al solo ambito commerciale. In pratica , si conferma la possibilità di un'influenza (da cui il termine influencer) di un effettivo condizionamento, ma questo sarebbe del tutto cosciente e  riguarderebbe , nello specifico, esclusive scelte di mercato, quindi semplici acquisti. Il tutto si afferma sottolineando la parola 'scelta' , in quanto, a dire di molti (Sigh!) , la possibilità di scelta del prodotto reclamizzato rimarrebbe inalterata e , pertanto, col mantenere la facoltà di una selezione cosciente, non verrebbe intaccata la  sfera delle libertà , che rimarrebbero, sempre secondo questa logica di pensiero, del tutto integre. E quindi, che danno può fare un sistema di condizionamento, visto ingenuamente ed esclusivamente come modalità di promozione di un prodotto? 

    Non so se ho chiarito i termini esatti del confronto in atto, ovvero del gap  esistente fra chi paventa rischi e chi invece butta acqua sul fuoco degli allarmismi 'fuorvianti' . 

La parola a chi ha qualcosa da aggiungere. 


    *Attenzione!  questo è un post dinamico. Un post dinamico è un contributo non finito che si modifica di volta in volta secondo la qualità degli interventi riportati nel commentario, oppure inviati per posta elettronica direttamente all'autore (atzorifabio64@gmail.com). In testa al post, verrà sempre  posta  in evidenza la data in cui è stata pubblicata la modifica. 


martedì 24 dicembre 2024

Conclusioni e saluti

 qui il primo post della serie dedicata a Domenico Rosaci
     Nel ringraziarLa ancora, caro Professore, non mi sottraggo dal riconoscere quanto sia stata importante, per noi tutti, questa Sua cortese disponibilità al dialogo, merce assai rara di questi tempi. Anzitutto pone dei giusti limiti alle nostre, forse troppo superficiali, convinzioni rispetto all'epoca delle schematizzazioni matematiche, delle misure astrali, ovverossia, per dirla alla nostra maniera, dei numeri. Condivido infatti, le date che ha così precisamente indicato, e con esse tante altre riflessioni. 
Forse in precedenza  non siamo stati espliciti nel ribadire che determinati computi non potessero appartenere ad un periodo antecedente al 600 a.C. E' stato un bene ci abbia fornito l'occasione per aggiustare questa nostra stima. Implicitamente, gli elementi storici che ci propone non inficiano le nostre analisi, tutt'al più le rafforzano, e cioè forniscono una conferma che intorno al Sesto sec a.C. l' interesse dell'umanità verso la 'meccanica' dei fenomeni astrali era giunto a debita maturazione e cominciava a fornire valutazioni di un certo rilievo, se con questo attributo vogliamo intendere  l'approssimazione con dati rilevati oggi, e nel Ventesimo secolo. Il nostro lavoro vorrebbe infatti stabilire proprio il grado di una tale, sorprendente similitudine. Le cifre rinvenute nei testi biblici e le inconfutabili correlazioni con misure astronomiche attuali da noi individuate nei Sacri Testi, non sono poche e , a nostro modesto avviso, forniscono una prova evidente di tutto ciò. A meno di non volerle considerare frutto di inutili rapporti basati sul nulla storico. Non credo, infatti, che i  numerosi computi, gli elenchi e le varie cifre riportate nei testi biblici, fossero banale spazzatura letteraria. In pratica, se tali numeri venivano trascritti e ripetuti così frequentemente, un qualche senso dovevano pur avercelo. 

       

Riprendo questa sua bellissima riflessione:

"Gli esseri umani arcaici avevano una psiche diversa dalla nostra, molto meno dotata di egoicità, e ciò impediva loro di sentirsi distinti e separati dagli enti fisici. E se non ti senti separato dalla Natura, egoicamente, non puoi provare il desiderio di misurarla e di considerarla un fenomeno meccanico. Non è proprio possibile". 

Pienamente d'accordo! In tutta evidenza, la presenza di numeri nei testi cosiddetti 'sacri', ci ha permesso di stimare una datazione approssimativa  della separazione dell'uomo egoico dalla psiche di quello vissuto in epoche remote, un meraviglioso essere  in perfetta comunione con la Natura .


  Concludiamo qui la nostra conversazione col Professor Domenico Rosaci, ringraziandolo ancora per la sua impagabile e apprezzatissima disponibilità, nonché la sua cortesia. Auguriamo a lui e a tutti voi che avete seguito questo breve dibattito, 

un felice Natale e un sereno Anno Nuovo . 

Auguri , 

fabio painnet blade.


 

giovedì 19 dicembre 2024

Rosaci

      Gent e paziente Professor Rosaci posso permettermi di disturbarla ancora? A quanto sembra, questa nostra corrispondenza  ha il merito di catalizzare l'interesse di molti lettori e perciò mi perdoni se insisto nel sottoporle un contributo al quale  spero vivamente possa e voglia dedicare qualche riga di commento , possibilmente nello spazio apposito sul blog , ma anche via mail, se preferisce. 

     Il post pone questioni che , sono sicuro, non avrà difficoltà a padroneggiare  nella maniera che ci affascina e ci avvicina sensibilmente ai temi che solo Lei ha saputo affrontare in misura tanto limpida e precisa. Vorrei ringraziarLa anche a nome dei più affezionati lettori di questo blog. Se potrà e vorrà replicare ci farà un grande regalo, altrimenti nulla cambia nella stima  per il suo lavoro

f.a,

  Gentile Fabio

  Non mi disturba affatto con le sue domande, semplicemente sui quesiti che pone non trovo molto altro da aggiungere rispetto a quanto le ho già detto.

Che gli uomini arcaici si interessassero al Cielo e ai suoi fenomeni è indiscutibile, così come è altrettanto indiscutibile che molti archetipi fondamentali di Homo Sapiens, come ad esempio quello dell'Eterno Ritorno, si siano formati osservando il Cielo e i suoi fenomeni periodici.

Ciò non può però affatto farci credere che Homo Sapiens, in epoca preistorica, conducesse osservazioni scientifiche. La Scienza, nel senso del misurare, creare modelli e fare esperimenti, è nata in epoca storica,non ai tempi di Gobleki Tepe e nemmeno in quelli dell'Antico Egitto. Ciò non vuol dire, si badi bene, che in quelle epoche remote gli uomini non possedessero conoscenze astronomiche. E' dimostrato invece che ne possedessero diverse, quali ad esempio quelle relative agli equinozi e ai solstizi, alla periodicità solare e lunare, ai cicli dei pianeti visibili, e molte rappresentazioni simboliche erano legate proprio a queste conoscenze, come ad esempio il significato dei numeri 12 (numero di lune nuove contenute nell'anno solare) e 13 (mese aggiuntivo per far quadrare la ciclicità).

Ma anzitutto queste conoscenze non erano da considerarsi "scientifiche", perché è assodato che gli antichi non elaborassero alcun modello per spiegare meccanicisticamente i fenomeni, né che facessero esperimenti per validare modelli. Si trattava di conoscenze empiriche che venivano simbolizzate e sacralizzate e non, come facciamo noi moderni, matematizzate.

Perciò non esiste alcuna possibilità che all'epoca di Gobleki Tepe, 11.000 anni or sono, ma nemmeno all'epoca della Bibbia Ebraica, si possedesse conoscenza di fenomeni astronomici sofisticati come quello della precessione degli equinozi, che sarà scoperto successivamente, con lo sviluppo di una mentalità scientifica.

Tenga poi conto che non si possono mettere in un unico calderone culturale epoche tra loro lontanissime come quella in cui fu costruita Gobleki Tepe e quella in cui fu scritta la Bibbia Ebraica, distanti tra loro quasi 10 millenni.  L'epoca in cui si scrisse il Tanakh è un'epoca storica, non preistorica, e la mentalità scientifica all'epoca stava già sorgendo in varie parti del mondo, tra cui in quella Mesopotamia della cultura babilonese con la quale gli Ebrei vennero in contatto ai tempi in cui redassero il Tanakh.

Non si stupisca quindi di trovare qualche riferimento astronomico in testi come il Tanakh o l'Avesta, ma non ci veda ciò che non esiste, cioè l'anticipazione di conoscenze scientifiche sofisticate supportate da una mentalità scientifica che all'epoca era appena in formazione nel mondo ebraico. Meno che meno, non veda nello zoomorfismo della religione egizia l'ispirazione a "figure celesti", semmai fu l'esatto opposto: gli antichi osservatori dei cieli, guardando le costellazioni, immaginarono di vederci quelle figure animali che già avevano adottato come archetipi.

La rappresentazione che gli uomini arcaici avevano del mondo non era scientifica, finalizzata alla comprensione dei fenomeni materiali, ma era puramente immaginifica e sacrale, e ciò che i miti raccontano non si riferisce a eventi storicamente accaduti o a fenomeni misurati, ma a ciò che quegli uomini avevano e provavano "dentro" e non "fuori". Loro semplicemente pensavano che "fuori" è come "dentro", che la Natura è Una sola e quindi non si ponevano proprio il problema di misurare un "fuori" che per loro nemmeno esisteva.        La distinzione tra fuori e dentro si sviluppò solo gradualmente, iniziò 40.000 anni fa ma noi abbiamo la prova che si sia evoluta in una mentalità scientifica non prima del VI-V secolo a.C. , epoca in cui apparve in qualche parte del mondo qualche esempio di "razionalità scientifica". Ciò non vuol dire, si badi bene, che non fossero state già sviluppate in epoche precedenti conoscenze propedeutiche allo sviluppo di una mentalità scientifica. I Sumeri sapevano certamente far di conto già nel 4000 a.c. e nel papiro Rhind, che risale al 1500 a.C. , troviamo esempi di ragionamenti matematici e geometrici. Ma da nessuna parte troviamo prove, prima del VI secolo a.C. , di una visione "scientifica" del mondo, di un tentativo di comprenderne "meccanicamente" il funzionamento.

            Papiro Rhind     

    I numeri che appaiono nei testi sacri, che si ripetano o meno, non significano scientificamente nulla. la conoscenza scientifica appare solo quando ci troviamo di fronte a ragionamenti logici, deduzioni causali, non quando troviamo numeri che ci sembrano "prove" di qualcosa a cui semplicemente vorremmo credere ma a cui dovremmo renderci conto che non abbiamo nessun motivo di credere. Non solo non esiste alcun fondamento di credere che in epoca arcaica si usassero i numeri per rappresentare fenomeni fisici sofisticati come la precessione degli equinozi, ma non esiste nessun motivo per crederlo, che non sia il nostro Ego. Gli esseri umani arcaici avevano una psiche diversa dalla nostra, molto meno dotata di egoicità, e ciò impediva loro di sentirsi distinti e separati dagli enti fisici. E se non ti senti separato dalla Natura, egoicamente, non puoi provare il desiderio di misurarla e di considerarla un fenomeno meccanico. Non è proprio possibile.

Un caro saluto.

Domenico Rosaci.